Morire sotto un blocco di marmo con un contratto di 6 giorni: la vita sul lavoro vale sempre di meno

Il cavatore morto qualche giorno fa, 40 anni, aveva una bambina di 8 mesi. Ma soprattutto una domanda: si può morire facendo un'attività così rischiosa e faticosa, in una cava, per meno di una settimana? Intanto sono già 384 le morti bianche nel 2018

Marianna / Flickr

Luca Savio, 40 anni, è uno dei martiri della gig economy, l’economia dei lavoretti, il baratro di un surrogato del lavoro, senza regole e senza garanzie. È stato travolto da un blocco di marmo, mentre era all’opera vicino al porto di Carrara: aveva un contratto di 6 giorni, e andava avanti, con una moglie e una figlia di 8 mesi, a colpi di precarietà.

Le indagini serviranno a chiarire le possibili responsabilità dell’azienda e in quali condizioni davvero lavorava Luca. Ma fin da adesso la sua posizione rasenta l’assurdo: non si può accettare che un uomo svolga un’attività tanto delicata e rischiosa, il lavoro in una cava, con le stesse modalità della consegna di un pasto a domicilio. Sei giorni possono essere il periodo di uno straordinario, in presenza di un ciclo imprevisto di ordini, ma non la regola di un rapporto di lavoro in un settore così impervio.

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