Ecco perché distinguere tra vita reale e digitale (anche in vacanza) non ha più senso

Online e offline non sono più due dimensioni contrapposte, ma spesso c'è una convergenza. Per questo è inutile, anche in vacanza, voler staccare dalla tecnologia: renderebbe solo più difficile tornare alla vita quotidiana. La soluzione? Usare lo smartphone in maniera diversa

Un tempo si diceva, e si dice ancora, “vado in vacanza e stacco tutto”. In quello staccare tutto c’è ovviamente un’inevitabile presa di distanza dai problemi lavorativi, dal tran-tran quotidiano e dai ritmi frenetici che la vita professionale spesso impone. Ma staccare significa anche disconnettersi completamente da tutta quella tecnologia mobile e fissa che tiene legati molti di noi legati a doppio filo e che spesso non riusciamo a gestire completamente. Un atteggiamento che è razionalmente comprensibile, sicuramente liberatorio, ma che spesso porta, una volta rientrati in città a un difficile reinserimento nella vita quotidiana.

Questo atteggiamento spesso è figlio di un pensiero che considera fisico e digitale, esperienza offline e online come dimensioni alternative e contrapposte, due mondi inconciliabili e in contrasto che solleva paure e polemiche e attiva comportamenti sociali difensive e logiche avversative. Oggi però noi viviamo completamente in quella che molti sociologi chiamano onlife, una convergenza pervasiva tra fisico e digitale, online e real life: tale pervasività stravolge la vita di ciascuno di noi sia in termini di percezione sia di comunicazione e relazione. La dimensione onlife non si limita a contrarre il tempo e annullare lo spazio come avveniva in passato – come racconta il sociologo Francesco Morace – ma li mescola in modo imprevisto, espandendo lo spazio vitale e rendendolo elastico, intervenendo in tutte le fasi del quotidiano.

È una dimensione che le nuove generazioni, i cosiddetti nativi digitali, riescono a vivere con una certa naturalezza, anche se, ai nostri occhi, con alcune derive verso una totalizzazione digitale.

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