Nella lotta contro il patriarcato c’è una nuova combattente: Barbie. Sì, proprio lei, la bambola più famosa del mondo, simbolo di capitalismo e di infanzia stereotipata, si è ritagliata una nuova immagine, più consona alle teorie e alle mode dei tempi moderni e ha cominciato a fare la predicatrice (pardon, la vlogger) su Youtube.
Come è ovvio, Barbie non esiste davvero. Quello che si vede è un cartone animato, che però ricalca in tutto e per tutto le modalità comunicative dei social. E i temi più dibattuti nel mondo di oggi. «Vi siete mai accorte quante volte noi ragazze diciamo “Scusa”?», chiede. «Credo che ormai per noi sia un riflesso condizionato», aggiunge, arrivando a concludere che «molte di noi, me compresa (!) si fanno dei problemi nel chiedere scusa quando non è nemmeno richiesto». Oddio.
Ma cosa è successo alla bambolina ricca e viziata, materialista e superficiale che faceva sognare le bambine in piscine dorate e gioielli massici, con un muscoloso e abbronzato Ken che le faceva da schiavo? Altro immaginario, altra epoca. Adesso bisogna cambiare merce e allora Barbie vende l’empowerment.
I vlog di Barbie vanno avanti dal 2015. La bambola non pensa più al modo migliore di truccarsi, ma discute su Frida Kahlo o Amelia Earhart, oppure fa intervenire Ken, nella solita forma del bamboccio cretino che stavolta la ringrazia perché «lei le ha insegnato a fare programmazione».
Rompe gli schemi, insomma, e propaganda una donna nuova: scientifica, indipendente e colta – almeno al livello di mid-cult. La nuova Barbie si è fatta una riverniciatura femminista, per stare al passo con i tempi e continuare a fare senza problemi quello che ha sempre fatto: vendere se stessa (alla lettera) insieme a un’immagine stereotipata della donna.