Quando Tiziano Terzani ci lasciò in quel triste luglio del 2004, la moglie Angela gli stava accanto da quasi cinquant’anni. Sposati giovani, Angela sarà il filo di seta che lega l’elefante al palo, e che il pachiderma non vuole spezzare. Roccia su cui aggrapparsi, compagna di una vita, la moglie di Tiziano Terzani è stata la pietra d’angolo di tutta l’esistenza avventurosa del giornalista fiorentino. Ora è rimasta lei a proteggere il patrimonio culturale che ci ha lasciato. «Ci vorrebbero intellettuali con la cultura e la statura morale per dire ciò che pensano. I giornali sono diventati di una noia infinita», raconta a Linkiesta.it. L’uscita del nuovo libro postumo In America (Longanesi) – raccolta di corrispondenze di Tiziano dal ’67 al ’69 scritte per il giornale l’Astrolabio dall’America dove studiava grazie ad una lauta borsa di studio – è un’occasione per parlare degli states al tempo di Trump, cosa non abbiamo ancora capito e cosa sì. Ma anche di marxismo, comuni ed ecovillaggi, contestazioni giovanili, hippies e capitalismo imperante (da combattere). Una retrospettiva sulla vita di Tiziano Terzani; con un monito: «Tiziano diceva le cose in modo chiaro, con forza e autorevolezza e questo ai ragazzi di oggi piace ancora. Diceva chiaro e tondo ciò che pensava: un approccio efficace perché offre all’altro un polo al quale potersi contrapporre. Se no, che noia diventa la vita».
Angela, In America esce postumo a 14 anni dalla morte di Tiziano. Il libro è una raccolta di articoli scritti per la rivista l’Astrolabio quando Tiziano studiava a New York grazie a una generosa borsa di studio. Chi era Tiziano Terzani prima di diventare Tiziano Terzani? È questo un appuntamento da non perdere per conoscere degli aspetti non conosciuti della vita di Tiziano?
Tiziano è stato tante cose diverse. Secondo me questo libro può essere importante per capire il modo con cui lui affrontava il giornalismo. Gli articoli sono scritti con grande cura e grande senso di responsabilità; c’è una grandissima precisione. Tiziano era ancora giovane e convinto che si potesse raggiungere la verità; poi, più tardi, capirà che alla verità ci si può solo avvicinare. Per lui l’importante era essere precisi e informati, capire come davvero stavano le cose di persona senza farsele raccontare dalle agenzie, dalle radio, dalla televisione. Io che ho vissuto con lui, posso dire che non mi è mai sembrato un secchione: era semplicemente rapido. Comprava libri, leggeva i giornali ed era interessato a parlare con tante persone, mai con i potenti. Preferiva relazionarsi con gli studenti o con altre fonti, ma anche con gente comune, con il popolo che è padrone della politica. In America ci restituisce anche il senso che Tiziano voleva dare alle sue prime corrispondenze. Veniva dall’Olivetti non dal mondo del giornalismo; lui cercava valutare un episodio nel contesto della politica nazionale e internazionale. Non gli interessava il fatto in sé: le contestazioni, anche se massicce, rientravano in giochi di forza conosciuti e prevedibili. A lui interessava il significato che queste contestazioni avevano nell’America, un Paese in piena guerra fredda che si voleva porre al centro del mondo.
Eravate studenti di sinistra in un’America che viveva uno dei periodi di proteste interne più forti di tutta la sua storia del ‘900. Vi comportavate come semplici osservatori o impegnati attivisti?
Tiziano ha partecipato a qualche marcia, ma i protagonisti erano studenti molto più giovani di noi. L’America non era il nostro Paese, non ci sentivamo coinvolti. Eravamo solo scandalizzati come tutti gli altri europei; anche in Europa si marciava, ma a noi non ci è mai saltato in mente di partecipare alle proteste. Noi siamo stati osservatori; conoscevamo molte persone impegnate nella protesta con cui scambiavamo opinioni e informazioni.
Cosa è rimasto di questi anni infervorati? Quali movimenti hanno fallito sin dal principio e quali invece hanno modificato per sempre la storia americana e la vostra personale?
Io penso che ci sia una sola cosa che mi sembra davvero drammatica e che meriterebbe una discussione approfondita. Di tutta quella lotta tra destra e sinistra, comunismo e anticomunismo, cosa è rimasto? Non il comunismo cinese, non quello russo. È rimasto solo il consumismo americano. Il mondo è diventato di una banalità uniforme; è drammatico. L’unica aspirazione è il consumismo e la ricchezza. Che questo sia il risultato di quegli anni, dove persone di altissimo livello combattevano per qualcosa di giusto, è una realtà che promette male per l’umanità. Il capitalismo ci sta facendo diventare tutti scemi.
Di tutta quella lotta tra destra e sinistra, comunismo e anticomunismo, cosa è rimasto? Non il comunismo cinese, non quello russo. È rimasto solo il consumismo americano. Il mondo è diventato di una banalità uniforme; è drammatico. L’unica aspirazione è il consumismo e la ricchezza. Che questo sia il risultato di quegli anni, dove persone di altissimo livello combattevano per qualcosa di giusto, è una realtà che promette male per l’umanità
In una foto stampata sul libro In America si può vedere un giovane e sorridente Tiziano che tiene in mano un cartello su cui troneggia la scritta “fuck capitalism”. È ancora possibile elaborare nuove grandi ideologie che rivoluzionino il mondo?
Quella fotografia è stata scattata dal sociologo e amico Enrico Pugliese. Si divertivano a tenersi il ciuffo e a fare un po’ i Beatles e gli hippies; era solo per divertirsi. Bisogna pensare che in quel periodo i benefici del capitalismo sembravano inesistenti e la maggiornaza della popolazione mondiale era più povera che adesso. Tutto è possibile. Non credo che tutto muoia per sempre, l’uomo reagisce, balza a destra e a sinistra. Al momento trovo che la sinistra non abbia alcuna chance di rimettersi in piedi se non ragiona sul suo fallimento. La gente non ha riflettuto. Oggi, con questo cadavere nell’armadio, non si fa un passo avanti. Questo è gravissimo, gravissimo! Il marxismo è stata una bella e grande ideologia che professava l’uguaglianza, ma forse il modo in cui è stato applicato era troppo utopistico. Abbiamo capito che l’accentramento del potere non funziona. Io personalmente trovo di una grande tristezza tutti questi partiti che stanno al potere e non si pongono delle vere domande. Forse, la verità è che al potere non ci vogliono neanche andare.Per tutta la vita sei restata al fianco di Tiziano. Quando siete sbarcati in America stavate assieme già da parecchi anni. Come è riuscita a conciliare le sue ambizioni professionali con quelle di Tiziano a partire dagli anni passati in America in poi?
Tiziano ha avuto una vita incredibile. Viaggiava e viveva avventure inimmaginabili. Io mi sono alimentata di queste. Viaggiare, conoscere persone nuove e ascoltare discorsi interessanti sono stati delle grandi chance per la mia vita e carriera. A me piaceva leggere e tradurre, devo dire che vivere con un uomo che faceva tutte quelle cose mi ha dato delle chance enormi; se fossi stata assieme ad un avvocato non me ne sarebbe venuto niente. Molte cose le ho dimenticate, e per fortuna ho sempre tenuto un diario grazie al quale posso oggi ricordare molte cose.Avremo mai la possibilità di leggere quei diari?
Da questi diari sto scrivendo un nuovo libro, tutto mio. Mi chiedo cosa ricorderei ora senza quei diari.Leggendo l’introduzione si scopre che durante la permanenza in America ci sono stati alcuni contatti con comunità di hippies. Se ne ricava, dalle sue parole [l’introduzione è a cura di Angela Terzani ndr], anche un certo disagio e sospetto nei confronti di quelle esperienze giovanili. Oggi in Italia assistiamo a sempre più giovani che tornano a lavorare nei campi e creano aziende agricole; c’è anche una crescita senza precedenti di comuni ed ecovillaggi. In generale lo yoga, la ricerca di un’alimentazione e di una vita sana sono modelli sempre più diffusi. Cosa ci dicono queste tendenze? Tiziano è stato un pioniere di un certo stile di vita?
Tiziano non badava molto a quello che facevano gli altri. Quando ha intrapreso il viaggio per scrivere Un indovino mi disse, diceva che in Italia avrebbero pensato che si fosse ammattito. Invece non fu così, aveva capito che alla gente non gliene importava più nulla dell’economia dei grandi affari internazionali dei Paesi che visitava. La gente negli anni ’80 non sapeva più come vivere e la ricerca spirituale diveniva per molti una strada da seguire per ridare senso alla vita. Penso che stili di vita alternativi siano cresciuti in modo esponenziale anche perché tutto questo consumismo è solo per pochi; tanti giovani non hanno lavoro, né credono nel lavoro. Non credono certo nel guadagno solo per avere la possibilità di comprarsi un altro paio di scarpe. Gli italiani sono un popolo che riflette. Mi metto nelle vesti di un giovane: per che cosa dovrei lavorare? Per avere politici corrotti e stupidi? No, io non ci sto e me ne vado a vivere in una comune. Tiziano certamente non era uomo da comuni. Aveva bisogno di stare solo per scrivere, ma lui ha scelto di andare sull’Himalaya per cercare di vivere valori alternativi e immergersi nella solitudine. In Italia gli è stato dato il titolo di “guru” perché cerca di seguire una sua strada personale di vita e di spiritualità. Lei non sa quanti giovani mi vengono a cercare per avere informazioni su Tiziano. In 14 anni non hanno trovato un altro esempio e vedono in Tiziano un maestro. Lui ha saputo dire: cosa fare? Forse ritirarsi in campagna non è la soluzione, ma è un primo passo.Tanti giovani non hanno lavoro, né credono nel lavoro. Non credono certo nel guadagno solo per avere la possibilità di comprarsi un altro paio di scarpe. Gli italiani sono un popolo che riflette. Mi metto nelle vesti di un giovane: per che cosa dovrei lavorare? per avere politici corrotti e stupidi? No, io non ci sto e me ne vado a vivere in una comune. Tiziano certamente non era uomo da comuni. Aveva bisogno di stare solo per scrivere, ma lui ha scelto di andare sull’Himalaya per cercare di vivere valori alternativi e immergersi nella solitudine
Molti articoli inseriti nella raccolta riguardano la Guerra del Vietnam. Un conflitto che Tiziano seguirà per tanti anni anche sul campo, fino alla presa finale di Saigon. Quali sono i ricordi più vivi di quegli anni in cui Tiziano lavorava sul campo e i vostri figli erano piccoli?
Dato che scriveva per un settimanale riusciva ad avere anche abbastanza tempo per la famiglia. Metà del tempo era via e l’altra metà era a casa. Mi sono sentita molto coinvolta in tutte le avventure di Tiziano: le guerre sono drammatiche; era un periodo molto intenso, tra grandi discussioni e viaggi.Durante la vostra permanenza in America fate assieme un lungo viaggio attraverso il midwest. È lì che entrate in contatto con la vera America, con la pancia del Paese. La stessa pancia che Tiziano, ti confesserà più avanti prima di morire, avrebbe voluto imparare a conoscere per cercare di capirla. Due anni fa quella pancia ha portato Trump alla Casa Bianca. Cosa non abbiamo ancora capito degli Stati Uniti?
Io ho l’impressione che noi europei in generale ci troviamo bene con le persone dell’east coast e della west coast, zone che hanno partorito un’intellighenzia straordinaria e che hanno accolto gli immigrati ebrei che hanno portato il loro acume nel mondo anglosassone, fatto di gente che cercava fortuna e dove l’accademia non era la priorità. Sono stati loro a portare il cinema e le università. A tutti insomma piace l’intelligente, il nuovo, l’innovativo. Ma la realtà è che l’America non è solo questo. Nel midwest ci sono i discendenti dei farmer venuto dall’Irlanda e da altre parti del mondo che tirano la carretta e vogliono mantenere il poco che hanno accumulato in una vita di fatiche per campare. Lì ci vivevano famiglie che avevano combattuto contro gli indiani; questo era il popolo che lavorava per mandare avanti il paese; non era gente che si fermava a riflette sul ruolo dell’America nel mondo. Loro odiavano gli hippies che erano solo figli di gente ricca che cercava l’amore che la famiglia non gli aveva donato. Poi ci sono gli stati del sud che sono rimasti attaccati al passato in modo impressionante, che vivono di razzismo e paura, e ora non capiscono dove battere la testa. Noi pensiamo sempre al Texas dove c’è petrolio ed è un paese ricco, ma ci sono altri stati che sono molto più poveri; Trump gli dà fiducia. C’è un vecchio articolo di Tiziano su Wallace che sembra parlare dell’America di Trump.In un clima politico complicato come quello odierno non si capisce più verso quale direzione la sinistra stia andando. Lo stesso popolo della sinistra sembra dividersi tra idee sovraniste e rivendicazioni popolar populiste. Come commenterebbe lo stato attuale della sinistra Tiziano? Quali i valori a cui aggrapparsi in un momento di crisi strutturale?
Lui nell’85 aveva già concluso, con un articolo uscito su Repubblica dal titolo “C’eravamo sbagliati”, che la sinistra aveva fallito. Aveva fallito perché anche quando saliva al potere, non riusciva a mantenerlo e a cambiare il mondo. Per lui era la grande crisi della sua vita. In Giappone dove vivevamo all’epoca aveva visto che il paese andava nella direzione del modello americano veneratissimo, allo stesso tempo in Cina Deng Xiaoping proclamava che “arricchirsi è glorioso”. Poi Tiziano aveva visto l’orrore della Cambogia e ne era rimasto profondamente scosso. Non sapeva più che pesci pigliare e siccome vedeva l’umanità disorientata, ha capito che l’uomo in fondo va sempre a cercare “un proprio indovino”. Nel senso che c’è sempre una forza spirituale che tiene in mano e regola gli aspetti materiali. La sua conclusione dunque è stata che ognuno cominci con se stesso prima che con gli altri. La politica non serve a niente se non iniziamo prima noi ad essere meno avari e desiderosi di ricchezze. Lui ha concluso così la sua vita a sessantacinque anni, ma non vedo cosa altro sarebbe stato capace di inventarsi. Da allora la violenza si è intensificata, la guerra è sempre più diffusa. La Corea e l’America giocano con la bomba atomica: davanti alla tecnologia nelle mani dei guerrafondai non c’è più tanto da inventare.Nel midwest ci sono i discendenti dei farmer venuto dall’Irlanda e da altre parti del mondo che tirano la carretta e vogliono mantenere il poco che hanno accumulato in una vita di fatiche per campare. Lì ci vivevano famiglie che avevano combattuto contro gli indiani; questo era il popolo che lavorava per mandare avanti il paese; non era gente che si fermava a riflette sul ruolo dell’America nel mondo. Loro odiavano gli hippies che erano solo figli di gente ricca che cercava l’amore che la famiglia non gli aveva donato
L’ultimo momento che ha riavvicinato Terzani all’America è stato nel 2001 con la famosa lettera pubblicata sul Corriere in risposta alla collega e amica Oriana Fallaci. Poi il viaggio in medio oriente per scrivere le sue lettere contro la guerra. Non ricordo nessun personaggio che abbia dato prova di cotanta virtù giornalistica dopo quell’occasione. Abbiamo bisogno di forti prese di posizione da parte dei giornalisti? Certe volte è meglio mettere da parte l’oggettività?
Io penso che arrivati a questo punto i giornalisti devono avere il coraggio di dire quello che pensano, se sono qualificati per farlo. In inglese diremmo “On one hand and on the other hand”, ma penso sia arrivato il momento di iniziare a parlare con una mano sola. Ci vorrebbero intellettuali con la cultura e la statura morale per dire ciò che pensano. I giornali sono diventati di una noia infinita. Io leggo la vecchia Repubblica e il vecchio Corriere: anche questi si sono adeguati a un’informazione superficiale e non ci sono prese di posizione forti anche perché la gente non ha voglia di leggere cose drammatiche; ma prima o poi le persone dovranno ingoiare la verità. Tiziano diceva le cose in modo chiaro, con forza e autorevolezza e questo ai ragazzi di oggi piace ancora. Diceva chiaro e tondo ciò che pensava: un approccio efficace perché offre all’altro un polo al quale potersi contrapporre. Se no, che noia diventa la vita.