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Io del Sud non so niente, di mafia ancora meno, leggendo i libri di Roberto Saviano pensavo di porre rimedio. Ho scoperto che è legge mafiosa non leccare il sesso alle donne. Un mafioso infatti è omm’ (uomo), non lecca perché non è un cane, considera tale pratica degradante, un’inconcepibile sottomissione alla donna. Se sposi un mafioso, non solo non avrai sesso orale, ma smetti di esistere come persona: non hai identità, è tuo marito che decide, tu sei un’eterna bambina, incurabilmente scema. Se il tuo uomo è in carcere, non devi vestirti bene, né truccarti. Se lo fai, sei automaticamente infedele, solo per il gesto di farlo, mica perché davvero vai a letto con un altro! Invece i mafiosi, che so’ omm’, possono avere tutte le amanti che vogliono: le trans li stuzzicano con la loro pericolosa bellezza, ma pure il sesso trans ha le sue regole: se glielo metti sei omm’, se te lo fai mettere “ricchione”, e poi due maschi insieme fanno schifo, due lesbiche te lo rizzano. Tali banalità son tutto quello che sul sesso i mafiosi di Saviano arrivano a concepire.
Saviano mette a protagonista dei suoi due ultimi libri una banda di ‘muccusielli’ (mocciosetti), adolescenti che già sanno come si sta al mondo. Non solo hanno scelto “di faticà” nella malavita, ma pure col sesso sono navigati. È spaventoso quanto questi ragazzini siano ottusi alla vita e ad ogni realtà esterna a Napoli e dintorni. Il loro unico pensiero è la guerra dichiarata a se stessi e alla loro città, la cui meta è la morte dei nemici e la loro. Ma ancor più spaventose sono le donne ritratte da Roberto, emblema di archetipi vecchi, superati. La loro femminilità nasce cariata da una ‘mentalità’ che dilaga nella crescita, e le rende appassite già a 15 anni: in Gomorra, si narra di ragazzine fidanzate con coetanei come vi fossero sposate da decenni. Tu, donna, non sei autonoma, sei condizionata dalla tua famiglia, dal tuo uomo, dai tuoi figli. Dal tuo sesso che serve ad accogliere e poi ad espellere vita che ucciderà e sarà uccisa. Le ragazze di Saviano si innamorano di coetanei mafiosi, sedotte dalle loro auree di dannati si sottomettono ai loro voleri, provano piacere nel sentirsi oggetto di chi comanda, nel legarsi a degli assassini. La peggiore di tutte è una certa Letizia: una bellissima cretina, cosciente che il suo Nicolas sia un criminale, un mostro, ma che “amo’, nun voglio sape’ niente”, ripete le volte che Saviano la fa parlare. Letizia si fa toccare da mani che sa sporche di sangue ed escrementi (Nicolas è un mafioso che se non ti ammazza ti fa pagare lo sgarro defecandoti sul viso); ama essere riempita di regali costosi, comprati con soldi che puzzano di morte; fa sesso come Nicolas vuole, e se ci litiga piagnucola per strada, a capo chino dietro di lui a implorare perdono, perché una parola detta male è per il suo ragazzo un errore imperdonabile. Incinta, si vergogna di indossare l’abito bianco, non di portare in grembo il figlio di un killer spietato, che tortura e decapita le sue vittime.
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