Tutte le mirabolanti scissioni della sinistra, dal Partito Comunista a Potere al Popolo

I 99 posse le cantavano in Rafaniello, Guzzanti ne parlava imitando Bertinotti e oggi sui social l’ironia si spreca: “la scissione riparte da una sinistra”. Perché le fratture non si sono mai fermate, dal 1921 a Livorno alla Bolognina, fino a quella di Potere al Popolo

Potere al Popolo si è scisso. Non è uno scherzo, battendo ogni precedente record della sinistra italiana, il movimento di Viola Carofalo è riuscito a dividersi ancora prima di nascere ufficialmente. A causa della scelta dello Statuto da adottare infatti, tra gli attivisti del centro sociale Ex opg Je so’ pazzo di Napoli e Rifondazione Comunista di Maurizio Acerbo sono volati gli stracci. Prima di Acerbo avevano già abbandonato la galassia di Pap anche il Pci di Mauro Alboresi e Sinistra Anticapitalista di Franco Turigliatto in polemica con Carofalo e soci. Resta da capire cosa faranno gli elettori di Potere al Popolo: chi seguirà Rifondazione, chi resterà fedele ai “napoletani” e chi, magari, si auto dichiarerà una nuova corrente della sinistra italiana, così a caso.

Si ride per non piangere perché, mentre i sondaggi danno la Lega al 48% nel Nord Est e al 22% al Sud, a sinistra riesce a scindersi anche un movimento che alle ultime elezioni aveva preso circa l’1% (roba da far invidia agli scienziati del Cern). Non è certo una novità, d’altronde la comunione di intenti sta alla sinistra italiana come l’umiltà sta a Renzi o l’eleganza alla Taverna. Quella di Pap è infatti solo l’ultima delle mirabolanti scissioni in seno alla sinistra, che sembra non fare altro dal 1921. Mettetevi pure comodi.

Tutto ha origine a Genova nel 1892 quando viene fondato il Partito dei Lavoratori Italiani che l’anno successivo diventa il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, mentre al congresso di Parma del 1895 assume il nome definitivo di Partito Socialista Italiano. Nel 1921 si registra la storica frattura: al XVII Congresso del Partito si stacca il primo pezzo e nasce il Partito Comunista Italiano. Nel 1947 anche Saragat lascia i socialisti e fonda il Psdi, dal quale nel 1964 se ne va Vecchietti che fonda il Psiup. Intanto i Comunisti nel 1972 perdono il Pdup, confluenza del Nuovo PSIUP e Alternativa Socialista, guidato da Vittoria Foa.

Negli anni Ottanta il Pci entra in crisi: nel 1984 muore Berlinguer, il leader storico che portò il suo partito ai massimi storici, in Unione Sovietica domina il riformismo sostenuto da Gorbaciov e il PSI, fino a qualche anno prima dato per scomparso, riesce addirittura a conquistare la Presidenza del Consiglio nel 1983. L’Urss crolla nel 1991 e nello stesso anno il Pci, grazie alla svolta della Bolognina di Ochetto si scinde in Partito Democratico della Sinistra (nel quale confluirono la maggior parte dei membri del partito originario, i riformisti) e in Rifondazione Comunista di Cossutta e Bertinotti. Nel 1995, in occasione della fiducia al governo tecnico guidato da Dini, i gruppi parlamentari di Rifondazione si spaccarono ancora: 14 deputati votarono la fiducia e diedero vita a una nuova formazione, quella dei Comunisti Unitari.

Dopo Tangentopoli il Psi si trasforma nei Socialisti Italiani di Boselli e nel Partito Socialista Riformista di Manca e Cicchitto. Quest’ultimo si unisce a Berlusconi, ma nel 1998 torna con i Socialisti Italiani che nel frattempo sono diventati SDI. Nello stesso anno D’Alema cala definitivamente la bandiera rossa e così il Pds diventa Ds, senza la falce e il martello nel simbolo. Nel frattempo Bertinotti toglie la fiducia a Prodi, ma Diliberto non ci sta e dice addio a Rifondazione creando il Partito dei Comunisti Italiani. Intanto nel centrodestra viene fondato il Nuovo Psi, mentre nel 2005 il SDI si allea con i Radicali dando vita a la Rosa nel Pugno, progetto che naufraga nel 2007. Nel 2006 l’ennesima scissione dentro Rifondazione: dalla dipartita di Marco Ferrando nasce il Partito Comunista dei Lavoratori.

Nel 2007 nasce il Partito Democratico che ingloba i Ds, i centristi della Margherita di Rutelli, i Repubblicani Europei e profughi di Rifondazione. Mussi e Salvi salutano i compagni e fondano Sinistra Democratica. Da Rifondazione si stacca la costola di Sel di Nichi Vendola, formazione nata dall’alleanza coi Verdi, mentre nel 2009 il Partito dei Comunisti Italiani perde il Partito Comunista di Rizzo. Nel 2011 il Pd perde Rutelli che fonda l’Api e nel 2014 da Sel si stacca Led che nel 2015 confluisce in Sinistra Italiana, una nuova frammentazione del PD critica nei confronti di Matteo Renzi. Nel 2015 anche Pippo Civati abbandona il PD e crea Possibile. Nel 2016 Rifondazione perde altri pezzi che si riuniscono al Partito dei Comunisti Italiani diventando Partito Comunista Italiano, guidato da Mauro Alboresi. L’anno successivo Sel aderisce a Sinistra Italiana, diventando un partito unico con al vertice Frantoianni. Sempre nel 2017 viene fondato Liberi e Uguali dall’alleanza dei partiti Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista, Sinistra Italiana e Possibile, e lanciato ufficialmente da Pietro Grasso.

A dicembre dello stesso anno ha visto la luce Potere al Popolo, nato come lista per le elezioni politiche dello scorso marzo, senza costituirsi come un partito, ma come associazione per presentare la lista in vista di un soggetto politico più ampio, ad oggi difficilmente immaginabile. Ma non si disperino gli elettori di sinistra, (se ne è rimasto ancora qualcuno). Probabilmente a breve nascerà un nuovo partito, o corrente, o movimento (se non è già successo prima che chi sta scrivendo se ne rendesse conto) o ci sarà una nuova frattura in una galassia già esistente. Il riferimento culturale al quale ispirarsi sarà finalmente alla portata di tutti: non più Marx, Lenin, Che Guevara, Togliatti o Berlinguer, la sinistra italiana può tranquillamente farsi rappresentare da Tafazzi.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter