In un contesto polarizzato in cui spesso ci si divide in fazioni contrapposte e distanti, disporre di un’informazione di qualità diventa condizione propedeutica al corretto funzionamento della democrazia stessa.
Quando fatti di cronaca o di politica pongono al centro della scena temi che fanno discutere e dividono l’opinione pubblica, poter contare su notizie attendibili e certe diventa essenziale per avere un confronto mite e costruttivo. Dall’ultimo report dell’Eurobarometro dal titolo “Democrazia ed elezioni”, frutto di un sondaggio condotto su oltre 27mila persone in giro per l’Europa lo scorso settembre, si legge che il 75% degli Italiani è preoccupato per la disinformazione in periodi pre-elettorali, due punti in più della media europea. Emerge anche che si vuole maggiore trasparenza da parte delle piattaforme digitali e dei social network in merito alle inserzioni pubblicitarie di carattere politico, al denaro investito e alle uguali opportunità di accesso dei partiti agli spazi online.
I mezzi attraverso cui fare e divulgare informazione si sono moltiplicati nel tempo e con l’avvento di Internet l’attenzione viene posta su alcuni aspetti controversi, a cui abbiamo accennato la scorsa settimana. Uno di questi è appunto la disinformazione, di cui non poteva non occuparsi l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che ha tra le sue funzioni anche quella di monitorare il settore dei media. Proprio nell’ambito dell’indagine conoscitiva su “piattaforme digitali e sistema dell’informazione” si colloca il rapporto “News vs Fake nel sistema dell’informazione”, presentato lo scorso 23 novembre a Roma.
Lo studio si compone di quattro capitoli, nel primo vengono combinati dati su giornalisti e loro attività e dati sull’output informativo, nel secondo si approfondisce il tema della disinformazione. Nel terzo capitolo si parla del ciclo di vita delle notizie e delle modalità di trattazione e diffusione sia delle notizie vere che di quelle false. Il report si conclude infine con una parte dedicata alla modalità di diffusione dei contenuti, soprattutto di quelli fake.
Il 75% degli Italiani è preoccupato per la disinformazione in periodi pre-elettorali, due punti in più della media europea
Dalla mole di dati esaminata è emerso che in Italia è aumentata la quantità di informazione prodotta, sebbene quella specializzata sia offerta in maniera più contenuta rispetto a quella generalista. La domanda di notizie dettagliate ed approfondite su scienza e tecnologia è maggiore dell’offerta, ciò non accade invece se si parla di politica, cronaca, esteri, cultura e spettacolo.
Ma passiamo alle famigerate fake news: il 57% del totale riguarda politica e cronaca. In particolare, dall’analisi dei prodotti dei siti di disinformazione, sono emersi nove argomenti principali: politica, diritti, economia, salute e ambiente, famiglia e fede, cronaca, esteri, scienza, immigrazione. Il 20% dei contenuti falsi o inesatti riguarda invece notizie di carattere scientifico.
Questo genere di contenuti esiste evidentemente da sempre ma a causa delle peculiarità di Internet è tornato centrale il tema del condizionamento operato sull’opinione pubblica. Nel report si legge che la disinformazione è data da alcuni tratti specifici, innanzitutto dalla falsità o inesattezza dei contenuti, quindi dall’ intenzionalità nella loro produzione e dalla motivazione ideologica, economica o sociale che ne è alla base. Ancora, deve esserci l’attitudine ad avere un impatto sul pluralismo informativo e infine la tendenza a incidere sull’atteggiamento di chi riceve quei contenuti stessi.
La disinformazione vede tre fasi, quella della creazione del messaggio, la successiva in cui quest’ultimo viene trasformato in informazione e infine vi è la sua diffusione, resa ancora più problematica perché con Internet gli utenti spesso non solo veicolano notizie ma contribuiscono a crearle. L’Agcom ricorda che la cattiva o inesatta informazione attecchisce dove ci sono scarsa preparazione specialistica e sfiducia, in altre parole se si è poco informati su un determinato argomento, si tende a credere a ciò che viene letto. Se a questo aggiungiamo poi la diffidenza nei confronti dell’informazione tradizionale, vi sarà una scarsa predisposizione a cercare verifiche prima di contribuire a diffondere quello stesso contenuto. Le fake news dunque spesso fanno notizia ma non sono più una novità e grazie all’Agcom è stata ormai acquisita la consapevolezza del fenomeno.