Geni discutibiliHermann Hesse, uno scrittore adolescenziale che vinse il Nobel

A decenni di distanza resta un dubbio su Hermann Hesse. Ha vinto un Nobel, ha ispirato il movimento hippie, ha condizionato generazioni di adolescenti con Siddhartha, ma sul suo valore letterario molti hanno dei dubbi

Il fatto fu semplice, canonico, per così, ma io non mi stanco di ritenerlo squallido. Accadde vent’anni fa, pressappoco, era l’anno della maturità e mi ero innamorato della ragazza del mio migliore amico. Lei, drammaticamente, ricambiava. All’amico volevo un bene dell’anima, da dare la vita, ma all’infatuazione non si comanda. Lei mi regalò un libro, a congedo della relazione, scabra, scrivendomi, “siamo entrambi figli di Caino”. Il libro era Demian, edizione ‘Superclassici’ Rizzoli, traduzione di Francesco Puglioli, del 1995. Il libro – che l’anno prossimo compirà 100 anni – non mi piacque, ma apprezzai l’ardore dell’autore, Hermann Hesse. “Io sono stato un uomo che cerca, e ancor oggi lo sono, però non cero più sopra le stelle e dentro i libri, imparo ad ascoltare gli insegnamenti che il mio sangue mi mormora… La vita di ogni uomo è un cammino verso se stesso, la ricerca di un cammino, la traccia di un sentiero. Mai nessun uomo è stato in tutto e per tutto se stesso; ognuno lotta comunque per diventarlo, uno cupamente, l’altro più luminosamente, ognuno come può”. Mi sembra, ancora, una delle pagine migliori per capire Hesse, la sua perenne adolescenza.

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Secondo fatto. Amo le fotografie di Marco Pesaresi – il fotografo dell’oltranza, della gioia e della tenebra, morto tragicamente nel 2001 – e sono un figliastro della sua mamma, l’indomita Isa Perazzini. Nella biblioteca di Pesaresi, tra un Tolstoj, un Byron, un Dino Campana e un Dominique Lapierre, vedo un libro di Hermann Hesse. Una raccolta di testi sull’arte del viaggiare, di reportage, pubblicati da Mondadori nel 1993 come Il viandante, per la traduzione di Fernando Solinas. “Chi non si vede costretto a risparmiare denaro e tempo e ha voglia di viaggiare, dovrebbe sentire come necessità inderogabile quella di appropriarsi spiritualmente, pezzo per pezzo, dei paesi che affascinano i propri occhi e il proprio cuore, e conquistarsi un frammento di mondo imparando a conoscerlo e a gustarlo lentamente, mettere radici in molti paesi diversi e raccogliere da oriente a occidente le pietre per costruire il bell’edificio di una vasta comprensione della terra e della sua vita”. Hermann Hesse è un uomo in rivolta senza i dolori archetipici di Albert Camus, vive la solarità, sta sul crinale, tra concetti atrocemente banali e la dolcezza della persuasione.

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