La tragedia di CorinaldoUccisi dall’avidità: ecco come sono morte sei persone a un (non) concerto di Sfera Ebbasta

Locali inadeguati, gente che entrava senza biglietto, uscite di sicurezza inesistenti e un dj set spacciato per concerto: una somma di piccoli errori che sono sfociati nella più grande tragedia della musica leggera italiana

Gira che ti rigira finisce che qualcuno evoca Truman Capote. Sarà quell’idea di provincia sonnacchiosa che, suo malgrado, salta agli onori, si fa per dire, delle cronache sempre e solo per casi di nera. Sarà per quella faccenda di ruoli non definiti che finiscono per assumere, ora dopo ora, contorni sempre più deformi, manco ambissero a diventare parte della sceneggiatura di una terza serie di Twin Peaks. Sarà, più semplicemente, che messi uno di fianco all’altro, la comunità colpita dal lutto, con tutti che conoscono tutti, la caserma dei carabinieri del comandante Carrozza, in nomen omen, carabinieri anche loro che conoscono tutti, e non c’è mai la certezza che il loro conoscere tutti non entri in qualche modo nelle indagini, quella ricerca della contemporaneità, del voler essere al centro del mondo anche se, a ben vedere, al centro del mondo non si è neanche per sbaglio, sarà che tutto questo crea sconcerto, laddove uno penserebbe dovesse trovarsi la fiammella della speranza. Sia come sia, a un certo punto, mentre sei lì che provi a mettere in fila le idee, a ragionare su cosa questa faccenda, al momento ci dice già chiaramente, arriva il nome di Truman Capote e il suo A sangue freddo. Un nome e un titolo, però, che con questa faccenda a ben vedere c’entrano poco. Anzi, nulla.

Perché questa di Corinaldo, di Sfera Ebbasta, di sei persone morte schiacciate in una discoteca non è una faccenda di provincia.

O almeno non è soltanto una storia di provincia.

È una storia di provincialismo, certo, a volte messo in pratica da chi in provincia non vive.

Ed è soprattutto una tragedia immane che, questo è un fatto, rischia di segnare indelebilmente un territorio, quello dell’entroterra senigalliese, da ieri stordito sia dal lutto che dall’assenza di certezze, di colpevoli.

Perché il susseguirsi delle notizie ci raccontano di una indagine che non sta confermando a pieno quelle che nei primi momenti sembravano delle certezze. Subito si è parlato di uscite di sicurezza bloccate, di millecinquecento biglietti venduti in un locale con una agibilità di molto inferiore, di un ragazzo col cappuccio che avrebbe usato uno spray urticante all’interno della discoteca, La Lanterna Azzurra di Corinaldo, scatenando panico e attacchi di tosse, causa prima della ressa verso l’esterno che avrebbe causato la caduta di un muretto e il conseguente schiacciamento di cinque minori e una mamma di trentanove anni, oltre che il ferimento più o meno serio di oltre cento persone. Il tutto al concerto di Sfera Ebbasta, artista di punta della nostra scena trap, uno da svariati dischi di platino.

Una incredibile serie di piccoli errori ha portato a una tragedia di portata incredibile, una delle più grandi nella storia della nostra musica leggera. Ma una incredibile serie di piccoli errori che parte da un sistema di approssimazione che, per chi si occupa di musica, non risulta certo una novità

Niente di tutto questo trova conferma così come ce lo hanno raccontato.

Il locale, la Lanterna Azzurra ha una agibilità assai inferiore agli oltre ottocento annunciati inizialmente, quattrocentonovanta su due delle tre sale presenti. I biglietti staccati sarebbero poco meno di cinquecento, su seicentoottanta venduti, e la confusione dei millecinquecento, numero in effetti circolato nella giornata dell’8, deriverebbe dal numero non sequenziale delle matrici. Un ragazzo, o una ragazza, il nome non è ancora stato reso noto, sarebbe stato identificato, ma non iscritto nel registro degli indagati, dove a ben donde dovrebbe finire con un accusa di omicidio preterintenzionale, anche se comincia a circolare l’ipotesi di una gang, perché in due sale, tante erano in uso all’interno della Lanterna Azzurra, non si sarebbe potuto scatenare quel putiferio per una sola bomboletta al peperoncino.

Ultimo, anche se si esce dal campo delle indagini e si finisce in quella zona grigia di responsabilità morali, quello non era affatto un concerto di Sfera Ebbasta. Si trattava, questo è stato confermato all’autore di questo scritto dal social media manager della Thaurus, agenzia di promoting di Sfera Ebbasta, di un dj set, previsto a notte tarda. Infatti, ci è sempre stato detto su Twitter, al momento dell’incidente Sfera Ebbasta era, come concordato, sul palco dell’Altromondo Studios di Rimini, seconda tappa della giornata del 7 che lo aveva visto cominciare un trionfale compleanno a Milano, alla Mondadori di Piazza Duomo, per il primo degli Instore per l’uscita della riedizione del suo ultimo album Rockstar, per poi proseguire nella riviera romagnola e finire a Corinaldo presumibilmente verso le tre di notte. Fatto questo non annunciato nella comunicazione del locale, che parlava di concerto, e indicava nelle 22 l’orario di inizio.

Questo fatto, un concerto di una popstar piuttosto nota tra i più giovani, giustificherebbe il numero assai superiore al dovuto nei pressi del locale, perché se è vero che i biglietti staccati sarebbero intorno ai cinquecento, è anche vero che girano inviti dati dai PR del locale con numeri di matrice superiore al 4000 e perché diversi dei testimoni hanno dichiarato di essere entrati senza biglietto, solo con un braccialetto o un cartoncino avuto in cambio dei soldi dati proprio ai PR. Una pratica piuttosto in voga, questa, nei locali dove si mettono in pratica le cosiddette doppiette, queste apparizione di artisti che nella stessa sera fanno più comparsate in luoghi non troppo lontani. Un modo, va detto senza con questo voler denunciare anche in questo caso questa pratica, per fare nero ai danni della SIAE, andando a usare gli inviti dati dai PR al posto dei normali biglietti. Una pratica, quella di lasciare ambiguamente credere che si tratti di un concerto quando in realtà si tratta di una comparsata a tarda notte, che sicuramente ha indotto genitori e bambini e ragazzini a passare molto, troppo tempo dentro e fuori dal locale, in attesa di un concerto che non ci sarebbe stato.

E troppe ore passate in un locale, non ci vuole certo Truman Capote per capirlo, inducono gli adolescenti non accompagnati da adulti, a consumare alcolici, altro modo per fare cassa, certo, ma anche per creare un clima nervoso e poco sicuro dentro il locale.

Insomma, una incredibile serie di piccoli errori che ha portato a una tragedia di portata incredibile, una delle più grandi nella storia della nostra musica leggera. Ma una incredibile serie di piccoli errori che parte da un sistema di approssimazione che, per chi si occupa di musica, non risulta certo una novità. Da anni, ormai, da che la rete ha sconvolto le carte sul tavolo dello show business, si è venuta a creare una serie di nuove figure professionali che si trovano a gestire eventi senza un vero e proprio know how, con conseguenze, è questo il caso, fatali. Lasciarsi prendere dall’avidità, che si tratti di mettere in circolazione un numero decisamente troppo alto di inviti, che si tratti di non dichiarare la reale natura di un evento dal vivo, che si tratti di lesinare sulle misure di sicurezza, lasciando che l’uscita d’emergenza sia su di un ponticello con due ringhiere coperte da edera a proteggere il pubblico dal vuoto di un fossato, tomba per le sei vittime di questa tragedia, che si tratti di non prendere le distanze dal fenomeno ormai quasi endemico della bravata dello spray al peperoncino, lasciarsi prendere dall’avidità, o più semplicemente non essere in grado di cogliere le vere priorità nel gestire e essere protagonisti di un evento dal vivo hanno portato a sei casse pronte a ospitare cinque minorenni e la madre trentanovenne di quattro bambini. Cercare nei testi, stupidi, volgari, agghiaccianti, di Sfera Ebbasta una qualche corelazione con i fatti avvenuti, questo sì è una cretinata. Perché i morti ci sono stati ai concerti anche dei Rolling Stones o degli Who. Ma guardare a questa nuova scena, alle professionalità spesso improvvisate che si muovono intorno a questa scena, è atto dovuto da parte di chi di musica si occupa, parlo di istituzioni, di media, di tutti gli attori chiamati in causa.

Lasciarsi prendere dall’avidità, o più semplicemente non essere in grado di cogliere le vere priorità nel gestire e essere protagonisti di un evento dal vivo hanno portato a sei casse pronte a ospitare cinque minorenni e la madre trentanovenne di quattro bambini

Pensare che la caserma dei carabinieri di Corinaldo o la Questura di Ancona facciano presto chiarezza, o più ancora, che riescano a mettere fine a una moda folle come quella di fare incursioni ai concerti con lo spray urticante è una pura utopia. A frenare questa china dovrebbero essere i promoter dei tour, gli artisti ai quali concerti questi fenomeni si susseguono quasi quotidianamente. Non dire, è il caso di un video di Sfera Ebbasta che gira in rete, “non facciamoci fermare da due coglioni che usano lo spray”, ma educare a gestire il panico i propri piccoli fan. Spiegare loro come comportarsi, e possibilmente prendere le distanze pubblicamente da questi idioti criminali.

Il social media manager della Thaurus, nel cercare di giustificare una certa ambiguità nella comunicazione di Sfera Ebbasta riguardo il non concerto di Corinaldo, con chiaro riferimento alle responsabilità dei gestori del locale che non avrebbero saputo gestire un artista più grande di loro, ha usato su Twitter questa metafora. “Io concessionario ti vendo la Ferrari, poi sta a te gestirla. Se non sei in grado e ti vai a sbattere, son fatti tuoi, non è colpa mia che te l’ho venduta”. Ecco, in quel “sono fatti tuoi” è la fotografia di questa brutta storia. L’istantanea di una zona grigia in cui ora dopo ora il dolore lascia posto alla rassegnazione.

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