Mentre sui giornali i vignettisti invecchiano nel disinteresse dei lettori parlando dei fatti del giorno — l’età media, anche dopo la prematura scomparsa di quello bravo, Vincino, è più alta di quella dei senatori a vita — attraverso il web si stanno diffondendo come un virus le vignette di un artista che non ha mai parlato di attualità: 143mila follower sulla loro pagina Facebook. Quasi trentamila, in aumento, sul loro più recente account Instagram. Centinaia di like e condivisioni ogni giorno. E ancora: sette libri autoprodotti, un romanzo a fumetti, un’opera omnia in pubblicazione e un manuale che racconta come si fanno.
Insomma, Gli Scarabocchi di Maicol&Mirco, in pochi anni e senza alcuna pubblicità tranne il passapaprola, sono diventati una delle realtà più importanti e notevoli del vivissimo mondo del fumetto contemporaneo italiano, e a differenza del mondo che ci circonda, sempre più a pezzettini, gli Scarbocchi di Maicol&Mirco, quando iniziarono a comparire su Facebook, nel 2012, erano identici a quello che sono oggi. Pochi tratti neri su uno sfondo rosso sangue. Immediati e dolorosi come un cazzotto nei denti. Profondi e affilati come una lamata dritta al cuore.
Se funzionavano all’epoca, se continuano a funzionare ancora oggi, è proprio per questa loro immediata profondità, un paradosso che ce li ha fatti definire — proprio su queste pagine — come uno scontro frontale tra Giacomo Leopardi e Quentin Tarantino, uno scontro che si lascia indietro una valanga di morti, quasi sempre suicidi, ma nel contempo anche un senso di pace che solo la profondità assoluta sa dare.
Oggi, a distanza di 6 anni dal loro esordio, gli Scarabocchi di Maicol&Mirco si sono guadagnati a livello editoriale qualcosa che il 99 per cento degli autori hanno il coraggio di fare solo alla fine della loro carriera: l’Opera Omnia, di cui il primo volume, intitolato Argh, è nelle librerie grazie a Bao Publishing, che nei prossimi mesi, ma forse ci vorranno anni, completerà la raccolta universale di questi colpi di fioretto a forma di fumetto.
Le risate nascono strozzate in gola, come se la più divertente battuta della storia fosse recitata in faccia a uno che è ignaro di trovarsi appeso su un precipizio e che proprio grazie a quella barzelletta ci si ritrovasse
Argh è l’inizio di un percorso a ritroso, un viaggio che comincia dagli scarabocchi che vengono pubblicati ogni giorno sulla affollatissima pagina Facebook che porta il loro nome e che proseguirà tornando indietro anche a quelle che fecero parte delle ormai mitologiche e introvabili raccolte autoprodotte, stampate da Rombolab.
Agli occhi del lettore novizio, questi segni neri su carta rossa possono mettere in difficoltà. La maggior parte si aspetta che facciano ridere, forse per l’inspiegabile anatema che ancora il mondo del fumetto a non essere preso dannatamente sul serio come merita da chi di libri si occupa per professione e non solo.
Eppure ridere non fanno, o meglio, non proprio. Se anche spesso si ride, infatti, quelle risate nascono strozzate in gola, come se la più divertente battuta della storia fosse recitata in faccia a uno che è ignaro di trovarsi appeso su un precipizio e che proprio grazie a quella barzelletta ci si ritrovasse.
lasciano fuori un cucuzzolo, ma quello che spacca le navi è l’Everest che ci sta sotto. E là sotto, dove le verità profonde spaccano le nostre vite, la velocità non serve a niente
Per questo non è esagerato, né pretenzioso, sostenere che l’attributo principale degli Scarabocchi è la vertigine. Quella che ti coglie in un istante e con un brivido alla schiena quando intuisci quanto siamo piccoli e soli nell’Universo, quanto sia assurda quella che chiamiamo Esistenza, e al contempo capisci anche quanto quella minuscola solitudine e quella assurdità siano proprio la parte bella del gioco.
Come poche altre cose al mondo, Gli Scarabocchi di Maicol&Mirco sono pura catarsi. Come scrisse uno dei più grandi esperti di scarabocchi, Adriano Ercolani, nell’introduzione del volume Blorch, ogni scarabocchio, «nel momento che ti mostra che la vita è un’insensata, crudele fregatura, te la fa amare con tutta la potenza di una risata squassante e fiera, la colonna sonora del trionfo dell’intelligenza».
Non in pochi negli anni hanno pensato di poter definire gli Scarabocchi come dei disegni semplici, che potrebbe fare persino un bambino, ma la verità, risponderebbe Maicol&Mirco, è che sono disegni talmente semplici che li può capire persino un adulto. Sono agili e immediati, ma colpiscono in profondità. Per questo, come riporta la quarta di copertina di Raccontare tutto, l’ultimo progetto in ordine di tempo degli Scarabocchi, un manuale in collaborazione con Slow News in cui l’autore spiega come si fanno, ovvero come si arriva ad affinare quello sguardo che riesce ad essere insieme cinico e poetico: la potenza degli Scarabocchi è simile a quella degli iceberg: «lasciano fuori un cucuzzolo, ma quello che spacca le navi è l’Everest che ci sta sotto. E là sotto, dove le verità profonde spaccano le nostre vite, la velocità non serve a niente».