Ohi MariaPiù crescita, più sicurezza: ecco perché è il momento perfetto per legalizzare la cannabis

Il M5s deposita al Senato una proposta di legge per legalizzare uso e vendita, la Lega insorge. Eppure, col consumo ormai alle stelle, la fine del proibizionismo porterebbe introiti nelle casse dello Stato e distruggerebbe il mercato illegale

NELSON ALMEIDA / AFP

Ci risiamo, se ne discute di nuovo, cannabis o non cannabis? Il M5s ha depositato al Senato una proposta di legge per legalizzare l’uso e la vendita della cannabis e dei suoi derivati. La Lega è subito insorta. Come mai il M5s si è inimicato il suo indispensabile alleato? Crede davvero che la legalizzazione sia cosa giusta e sana al punto da mettere a repentaglio la sua alleanza? O l’ha fatto per calcolo? O entrambe le cose? Con la legalizzazione della cannabis lo stato guadagnerebbe pare tra i 5,5 miliardi e gli 8,5 miliardi di euro. Legalizzando arriverebbero un bel po’ di soldi nelle casse dello Stato, utili a tamponare l’emergenza economica e mantenere in sella il governo. Sarà quella la vera ragione?

La proposta consiste nella possibilità di coltivare fino a 3 piante in casa propria e di detenere fino a 15 grammi di sostanza a casa e 5 grammi fuori. L’uso personale non è più reato, anche se sarà vietato fumare in pubblico e guidare dopo avere fumato. Il prodotto non si potrà vendere. Ma i privati potranno comprarlo per fini terapeutici? E infine, parte dei ricavi andrà nel Fondo nazionale d’intervento per la lotta alla droga? E poi, giusto comprare l’erba in tabaccheria, ma attenzione, no all’auto-produzione associata per uso domestico o alla vendita nei coffeeshop, la gestione potrebbe finire, come disse il procuratore anti mafia Franco Roberti, di nuovo in mano alle mafie, dietro dei prestanome.

Le cifre del consumo di erba crescono, nell’ultimo anno in Europa più di venti milioni di persone l’hanno fumata e la cannabis è divenuta la droga più in voga del continente. Ormai è una vera e propria sindrome nevrotica del soggetto, l’impulso a fumare è contagioso, si fuma per imitazione, alcuni poi soggiacciono alla seduzione degli stati propiziati dalla droga più degli altri e si rovinano. Il bisogno di evadere fumando l’erba cresce e alimenta la richiesta di mercato e il mercato stesso poi rilancia l’offerta attirando nuovi consumatori in una spirale senza fine.

Con la legalizzazione della cannabis lo stato guadagnerebbe pare tra i 5,5 miliardi e gli 8,5 miliardi di euro. E ci sarebbe un aumento annuo del pil tra l’1,20 e il 2,34 per cento. Legalizzando arriverebbero un bel po’ di soldi nelle casse dello Stato, utili a tamponare l’emergenza economica e mantenere in sella il governo

È il rapporto spacciatore-consumatore che va spezzato, già la parola spacciatore annulla quella di acquirente, non si tratta solo di consumo, colui che pensa semplicemente di fumare alimenta lo spaccio, e ne porta il peso. È drogato, abbrutito, sia dalla pessima droga vendutagli tagliata spesso con sostanze pericolose, che dallo spaccio che mette in circolo. I proibizionisti dicono: la cannabis è pericolosa, dà dipendenza, assuefazione se ne autorizziamo il consumo, lo incoraggiamo. Anche l’alcol e il fumo sono dannosi, quando sono presi in quantità tali da provocare disastri stradali e domestici e morti precoci, ma mai quanto uno stupefacente.

Davvero? Non c’entrerà piuttosto la determinazione del singolo? Se uno beve dieci birre e poi corre in auto come un dannato, quell’uno davvero non sa di mettere in pericolo sé e l’altro? E così vale per le droghe leggere: se io mi metto a fumare una canna dietro l’altra, subirò gli effetti della sostanza, come se fossi agito da essa. Mi anestetizzerò al punto da non sentire più quello che faccio, non rispondendone. E se poi mi metto a guidare l’auto con la testa sconvolta di canne, non rischio la mia e l’altrui morte? Di chi sarebbe la responsabilità nel caso, della mia dipendenza, della sostanza che me l’ha indotta o di me che ho provocato il disastro? I cittadini che flirtano con la morte, cui la propria e soprattutto altrui vita ben poco conta, vanno puniti. Non è l’utilizzo della sostanza a chiedere punizione, ma il modo in cui la si usa. Lo Stato ha l’obbligo di tutelare i cittadini dagli effetti dell’abuso della marijuana, come pure dall’alcol e anche dagli psicofarmaci, tutt’altro che innocui, attraverso, le informazioni delle case farmaceutiche. Sta poi a ciascuno prendersi le debite precauzioni, per quanto buoni persino cento paticcini ingurgitati uno dopo l’altro intossicano e annebbiano la coscienza.

L’uso, e perfino l’abuso, rientrano nella sfera del soggetto e del suo vissuto personale. Gli si dia libertà, lo Stato controlli. Se non si riesce a far diminuire il consumo di droghe è meglio se un ragazzo chiede e paga in tabaccheria una dose di marijuana di accertata qualità, invece di fumare chissà quale intruglio, comprato dallo spacciatore di turno. Oltre a diventare ricchi a spese del Paese, oltre a portare degenerazione, la maggior parte degli spacciatori, per lucrare il più possibile si augura che i ragazzi precipitino in un’affannosa compulsiva schiavitù da sostanza e che non ne escano più. Auguriamoci che siano loro a pagare piuttosto che i consumatori.

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