Scontro Stato-ChiesaCattolici contro gialloverdi: ecco la vera opposizione a Di Maio e Salvini

Avevano applaudito le chiusure domenicali dei negozi volute dai 5S e qualcuno si era pure fatto persuadere da Salvini col vangelo in mano. Ma alla chiesa, alla fine, i passi falsi sull'accoglienza e l'aumento delle tasse alle no profit non sono andati giù. E il presepe-gommone ne è il simbolo

FILIPPO MONTEFORTE / AFP

Il rapporto tra cristiani e il governo giallo-verde è cristallizzato in un’immagine simbolica: il vangelo impugnato dal leader della Lega Matteo Salvini in piazza Duomo a Milano durante un comizio in periodo di campagna elettorale. Quel gesto suscitò scandalo in molti alti rappresentanti del mondo cattolico, ma allo stesso tempo scaldò il cuore di migliaia di fedeli indecisi su come votare alle elezioni. Il risultato elettorale sancì la buona riuscita del teatrino leghista, e la definitiva coronazione del leader del Carroccio a personaggio politico difensore di sani principi religiosi.

Ancora più della propaganda della Lega è stato il Movimento 5 Stelle a intercettare il sentimento della componente cristiana della società. Il tema in questo caso è fattuale: la difesa della domenica come momento di aggregazione per tutta la famiglia, che si esprime nella chiusura domenicale dei negozi per permettere agli impiegati di passare il giorno di riposo in compagnia dei familiari. La promessa dei pentastellati sembra essere stata mantenuta grazie ad un forte impegno manifestato da Di Maio – non senza altisonanti proclama – nell’attuazione dell’obbligo delle chiusure domenicali attraverso alcuni progetti di legge. I cattolici hanno gioito dell’impegno dei cinquestelle: da quel momento è iniziata la luna di miele tra cristiani e governo.

Giunti all’inizio di questo 2019 possiamo confermare che in poco tempo la fiducia del mondo cristiano nei confronti di palazzo Chigi è diminuita fortemente. Forse in modo irrimediabile. Il primo passo falso è stato il Decreto sicurezza che ha ricevuto forti critiche dagli ambienti cattolici impegnati nell’accoglienza dei migranti e nell’integrazione. Anche la Cei aveva bocciato fin da subito il decreto Salvini: «Mi preoccupa l’abrogazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari e anche la riduzione di questi permessi perché in questo modo si rischia di esporre tante persone a un futuro incerto», aveva commentato a settembre il presidente, cardinale Gualtiero Bassetti. Dopotutto è difficile che il mondo cattolico dia la sua benedizione ad un decreto che ridimensiona il modello Sprar – modello fino ad ora efficace per l’integrazione dei migranti nella nostra società – e che rischia di lasciare per strada migliaia di persone in difficoltà.

Il Decreto sicurezza insomma è la prima crepa nel vaso; ma la rottura definitiva arriva proprio verso il periodo natalizio. Nel rush finale che ha portato all’approvazione della legge di bilancio si viene a scoprire dell’aumento dell’Ires per il terzo settore, che porta l’aliquota dal 12 al 24 percento. Aumentano le tasse per le non profit, che già nel primo anno dovranno versare una cifra pari a 118 milioni di euro. Malgrado i puntuali diètro frónt del governo, il mondo cattolico non ha perdonato la stretta della cinghia sulle associazioni di volontariato, che avrà, di conseguenza, delle ripercussioni sulle fasce più deboli della popolazione. Tra le molte associazioni coinvolte ci sono anche le Misericordie, tra le più nobili e antiche associazioni di volontariato nel nostro Paese. Si stima che le Misericordie dovranno versare allo stato circa un milione di euro grazie alla nuova legge. Il loro presidente nazionale Roberto Trucchi ha espresso tutta la sua disapprovazione in una dichiarazione: «un milione di euro in meno ai poveri. A loro va il nostro pensiero, soprattutto in questi giorni di festa. Mi auguro che i nostri governanti, i parlamentari che conoscono quanto fanno le Misericordie sul proprio territorio, diano una mano a rimuovere dalla legge di bilancio questa norma assurda».

Il Natale appena passato però ci restituisce qualcosa in più di questa frattura, un responso iconico della scelta dei cristiani di voltare le spalle al governo. Li avrete notati sparsi un po’ ovunque: sono i presepi dove la sacra famiglia viene posizionata all’interno di un barcone in mezzo al mare, per esprimere solidarietà nei confronti dei migranti

Allo stesso tempo su Repubblica il cardinale Bassetti critica aspramente la scelta del governo – una norma che verrà abrogata fin da subito, si dice a palazzo Chigi, un pasticcio che ancora non si è capito come sia potuto accadere, manine a parte. «Il raddoppio dell’Ires non è un dono, ma una provocazione – ha commentato il cardinale -. Il nostro Paese sta vivendo un momento difficile, ma non mi sarei aspettato di vedere colpito il volontariato e tutto ciò che rappresenta: si tratta di migliaia di istituzioni senza fini di lucro, che coprono uno spettro enorme di bisogni ed esigenze, da quelle ambientali a quelle sanitarie, da quelle di supporto alla coesione sociale e di contrasto alla povertà a quelle ricreative, culturali ed educative». Con questa intervista viene sancita la rottura tra il governo e la Conferenza episcopale italiana, tra giallo-verdi e cristiani.

Il Natale appena passato però ci restituisce qualcosa in più di questa frattura, un responso iconico della scelta dei cristiani di voltare le spalle al governo. Li avrete notati sparsi un po’ ovunque: sono i presepi dove la sacra famiglia viene posizionata all’interno di un barcone in mezzo al mare, per esprimere solidarietà nei confronti dei migranti. Quest’anno i “presepi migranti” hanno registrato un successo clamoroso, segno di un sussulto nel mondo cattolico rispetto alle politiche del nuovo governo. Una reazione di umanità prima che di religione, che ha saputo bene incarnare un giornale come Famiglia Cristiana, attualmente il più seguito organo di informazione della sinistra cattolica. Il primo presepe migrante è comparso a Milano, alla Casa della Carità di via Brambilla, dove è spuntato un presepe con la sacra famiglia sopra un gommone in mezzo al mare. Non si è dovuto aspettare molto per le critiche della destra locale, che nella figura di Silvia Sardone – consigliere comunale e regionale del Gruppo Misto – ha tacciato il presepe di “becera propaganda di sinistra”. A seguire, nei giorni precedenti al santo Natale, i militanti di “No Cpr” hanno messo in scena un presepe vivente in piazza Duomo a Milano con tanto di gommone al posto della mangiatoia. La protesta in questo caso è contro l’apertura del Cpr di via Corelli, contestato anche durante una recente manifestazione molto seguita dalla cittadinanza. Il vicepremier Matteo Salvini ha postato su Facebook una foto del presepe vivente del collettivo, commentando: «Non so se ridere o piangere».

Nel frattempo 49 persone sono bloccate in mare da più di dieci giorni, senza un porto sicuro dove attraccare. Prima di Natale la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha firmato accordi di partenariato con due Ong che si occupano di soccorso in mare, tra cui la Sea Watch, che attualmente naviga con 32 naufraghi a bordo senza nessuna indicazione sul porto di destinazione. Secondo il presidente della Fcei Luca Maria Negro, «a chi ci accusa di buonismo replichiamo che il bene del nostro prossimo e l’accoglienza a chi cerca rifugio e protezione non è una debolezza della quale vergognarsi bensì una forza morale che fa grande un Paese e una civiltà. Chi allestisce il presepe e nega l’accoglienza costruisce una grotta di cartone senza Gesù, una scatola vuota priva dell’amore di Dio».

In Italia sembra che i cristiani siano pronti a scendere in prima linea per la difesa dei migranti: la rottura con il governo sembra definitiva e non esiste un riferimento partitico capace di assecondare il nuovo sentimento politico del mondo cristiano. Forse, proprio per questo la Cei spinge per la formazione di un nuovo partito politico dei cattolici che nasca dal basso. In una anno pieno di incognite politiche si aggiunge la questione cristiana: il 2019 sarà l’anno del ritorno dei cattolici in politica?

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