Psicologia nazionaleGiornali, tv, social: giovani e vecchi sono divisi anche nell’informazione

Giovani e adulti in Italia si informano attraverso strumenti diversi. Da qui emerge anche la distanza tra una vecchia e una nuova generazione, che ha mandato in soffitta i vecchi miti del posto fisso e della casa, senza però riuscire ad averne di nuovi

Divisivi anziché unificanti. Anche i diversi modi in cui gli italiani si informano rivelano in fondo la spaccatura esistente in un Paese che fatica a trovare un’immaginario collettivo comune. Un Paese in cui i vecchi miti della crescita economica, dal posto fisso alla casa, sono crollati tra i più giovani, senza però che ne siano emersi altri.

Le abitudini di lettura ormai variano significativamente in base all’età. Per gli anziani le fonti di news sono ancora i giornali e la televisione. Tra i Millennial e tra i giovani con età tra i 18 e i 29 anni vincono social network e Internet. E questi ultimi sono centrali anche per i più adulti baby boomers tra i quali hanno successo anche Facebook e Whatsapp.

Siamo davanti a una profonda ridefinizione per età dei media di riferimento. Ma in fondo, forse, è sempre stato così. I giornali dei padri difficilmente sono i giornali dei figli. I conflitti generazionali, le prospettive differenti tra giovani e adulti sono da sempre il motore del cambiamento. Ma guardiamo all’altra faccia della medaglia: in una società che riesce più a pensare insieme a un’immagine di futuro, fare affidamento a media differenti non può certo giovare allo stato di salute del Paese.

Senza dimenticare che l’informazione in Rete può essere anche estremamente divisiva e individualistica: il lettore crea dei personali percorsi informativi navigando tra siti e giornali conosciuti, legati alla propria area politica perlopiù. E i social network non fanno altro che invigorire queste dinamiche, con il risultato che l’informazione può diventare anche un carattere divisivo del Paese, senza riuscire a costruire quel sostrato comune su cui dovrebbe formarsi lo spirito critico del cittadino.

L’informazione può diventare anche un carattere divisivo del Paese, senza riuscire a costruire quel sostrato comune su cui dovrebbe formarsi lo spirito critico del cittadino

I media hanno un ruolo fondamentale nella formazione dell’immaginario collettivo. Ecco perché, anche se la platea dei mezzi d’informazione è ampia, la società sta convergendo verso strumenti fruibili facilmente da tutte le generazioni: i nuovi media. Sono gli adulti che in questo caso si stanno avvicinando alle generazioni più giovani, cercando di inseguire le dinamiche dell’informazione digitale.

L’ampia divisione tra i vari mezzi di informazione può essere utile però per costruire una mappa di ciò che conta per ogni generazione. Secondo un’indagine del Censis, i Millennials danno un rilevo maggiore a social network e smartphone, mentre la centralità dei nuovi device è ancora più alta per i giovani di età tra i 18 e i 29 anni. Questi ultimi hanno un’attenzione minore nei confronti dei miti decisivi per le generazioni precedenti come il posto fisso o la proprietà della casa. Allo stesso tempo però i giovani sono più attenti alla cura del corpo. Dai tatuaggi al fitness, alla chirurgia estetica, la cura del corpo vale il 21,8%. Rispetto al titolo di studio prevale il richiamo al selfie come strumento per accedere ai processi di ascesa sociale e all’automobile nuova come oggetto del desiderio. L’attenzione dei giovani è quindi tutta concentrata verso il “qui e ora”; dimensione messa ancora più in risalto dalle dinamiche dei social network che iper-virtualizzano il presente eliminando passato e futuro.

Tramontano i miti che erano stati alla base dell’immaginario collettivo legato alla crescita economica del Paese: il posto fisso, la casa di proprietà, l’automobile nuova sono dimensioni importanti ma che le nuovi generazioni pongono in secondo piano

L’attenzione è catturata dalle nuove tecnologie che regolano la vita sociale e quantificano il livello di benessere, socialità e successo per mezzo del numero di like e follower. Tramontano invece i miti che erano stati alla base dell’immaginario collettivo legato alla crescita economica del Paese lungo la sua storia repubblicana: il posto fisso, la casa di proprietà, l’automobile nuova sono dimensioni importanti ma che le nuovi generazioni pongono in secondo piano.

Con una società che sta spostando il proprio interesse sulle nuove forme di comunicazione possiamo immaginare che i grandi miti di un tempo tenderanno sempre più ad essere marginali. Il problema si pone su come ricostruire un nuovo immaginario collettivo per il presente e il futuro del Paese. Le nuove tecnologie sono la forma, ma qual è il contenuto?

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