Meno male che l’Euro c’è: 20 buone ragioni per ringraziare la moneta unica (e scacciare la nostalgia per la Lira)

Venti domande per sfatare i miti negativi sulla moneta unica che compie venti anni. Risponde l'economista Carlo Stagnaro, direttore dell’Osservatorio sull’economia digitale dell’Istituto Bruno Leoni.

JOHN THYS / AFP

Chi ha 18 anni non conosce altra moneta al di fuori dell’euro. Chi ne ha qualcuno di più spesso rimpiange la lira. Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha detto ieri che “grazie alla moneta unica siamo più forti, perché uniti” al Parlamento europeo Strasburgo per le celebrazioni dei vent’anni dell’euro, entrato in vigore il 1 gennaio del 1999. Dopo vent’anni è giusto fare un bilancio e sfatare qualche mito. Siamo sicuri che con la lira si stava meglio? Per questo abbiamo fatto venti domande, una per ogni anno, all’economista Carlo Stagnaro, direttore dell’Osservatorio sull’economia digitale dell’Istituto Bruno Leoni.

1. Partiamo dai fondamentali: è possibile tecnicamente uscire dall’euro?
In teoria tutto è possibile, concretamente no. L’uscita dall’euro non è prevista dai trattati, bisognerebbe modificarli. Ecco perché mentono tutti quelli che sostengono di poter abbandonare la moneta unica rimanendo comunque nell’Unione europea. Non esiste l’uno senza l’altro. L’euro è prima di tutto un’istituzione politica e in teoria è previsto che i Paesi fuori dall’eurozona adottino nel lungo periodo la moneta unica.

2. Potremmo uscire totalmente dall’Ue attivando l’articolo 50, come ha fatto il Regno Unito.
Esatto, e avete visto a che punto è ora? E sono partiti pure da una posizione negoziale migliore rispetto all’Italia perché avevano già la sterlina. Per noi sarebbe ancora più difficile: si aprirebbe una fase di almeno due anni (che al Regno Unito non sono bastati), per negoziare l’uscita e nella contrattazione dovremmo inserire anche il passaggio alla lira. La procedura sarebbe un cataclisma economico. Immaginate cosa succederebbe in 48 mesi (o forse più)? Nell’incertezza economica gli anti euro sarebbero i primi a togliere i soldi dal conto corrente.

3. Quanto ci costerebbe uscire dall’euro?
Fingiamo che non esistano i costi per ristampare la Lira. Primo, perderemmo l’accesso al mercato unico: il principale sbocco delle nostre esportazioni e la prima fonte dei prodotti che importiamo. Poi, durante il negoziato, sarebbe difficile rinnovare i nostri titoli di Stato. Chi presterebbe soldi all’Italia sapendo che l’anno successivo esce dall’euro senza conoscere il risultato della trattativa? Chiunque comprasse btp pretenderebbe tassi di interesse altissimi per accettare il rischio. Lo Stato non riuscirebbe nemmeno a piazzare i titoli a scadenza lunga. Perché finché gli investitori hanno la certezza che sei nell’area euro possono comprare un bot annuale sapendo di ricevere il pagamento in euro. Ma io non presterei soldi per btp a 10 anni non sapendo con che moneta l’Italia me lo restituirà. Chi mi garantisce che l’Italia con la sua sovranità non me li ridia con una lira svalutata al 30 o 50%?

4. Infatti nel suo “piano B” per uscire dall’euro, il ministro degli Affari Europei Paolo Savona ha previsto di uscire dall’euro di nascosto in un weekend, a borse chiuse, per evitare questo periodo di incertezza letale. Perché non farlo?
Tener segreta l’informazione sarebbe impossibile, ma facciamo finta che il governo ci riesca. Gli anti euro promettono una svalutazione una tantum della lira del 30%. Con la quota di importazioni per il Pil italiano vorrebbe dire uno shock inflattivo intorno al 7%. Tradotto: il prezzo dei beni importati aumenterebbe a dismisura. Dai jeans cinesi alla benzina, al gas. Oltre a questo bisogna aggiungere un’altra inflazione del 6% per la quota di deficit comprato direttamente dal Tesoro. Ipotizziamo una quota del 5% all’anno basandoci sul contratto di governo stipulato da Lega e Cinque Stelle. A questo punto è come fare un default.

5. Gli anti euro più accaniti sarebbero pronti a questo scenario.
Con una patrimoniale di circa il 13% sul potere d’acquisto sarebbe la più grande sottrazione di ricchezza alle famiglie e alle imprese private italiane dalla seconda guerra mondiale. E inciderebbe sui più poveri perché acquisterebbero beni più soggetti all’inflazione: alimenti e vestiti. Se sei ricco pagare la benzina e la carne il doppio ti fa girare le scatole, se sei povero vai a piedi e mangi verdura.

6. Molti sovranisti immaginano la dissoluzione dell’Unione europea e dell’euro così sarebbe più semplice tornare alla lira?
Sarebbe più dannoso per gli altri Paesi europei, questo è certo, ma alla fine lo sarebbe anche per noi perché esportiamo principalmente nell’Unione europea. L’Italia è un Paese storicamente povero di risorse con una fortissima industria manifatturiera che ci permette di essere grandi esportatori. Le nostre imprese non fanno prodotti finiti. Si sono integrate nelle catene del valore globale e in particolare europeo. Sono parte di un grande meccanismo di aziende legate tra loro. Importano prodotti, li lavorano e li vendono all’estero. Quando compri un’auto tedesca sai che metà è fatta in Italia. Non puoi dire dalla sera alla mattina: mi libero della Germania. lo Stato italiano dovrà fare accordi con tutti gli altri 27 Paesi dell’Ue per proteggere le sue imprese così interconnesse con quelle europee. Per un po’ il governo potrebbe andare avanti per inerzia perché gli altri faranno fatica a rialzarsi, ma ci vorrebbe tempo, tanto tempo.

7. Molti critici anti euro hanno messo in conto questo periodo di incertezza pur di ritornare ai fasti della lira. Perché non guardare al lungo periodo?
Perché nel lungo periodo saremo tutti morti (frase dell’economista John Maynard Keynes, ndr). E aspettando di tornare a tempi migliori l’Italia avrebbe distrutto le sue aziende più redditizie, quelle che esportano tanto, sono connesse alle imprese europee e godono di più dei benefici del mercato unico. Non a caso le imprese manifatturiere sono quelle che premono di più il governo per non uscire dall’euro.

No, la Germania ci ha guadagnato con l’euro perché ha fatto le riforme, l’Italia ci ha guadagnato comunque, nonostante non le abbia mai fatte.

8. Gli italiani stavano meglio quando c’era la lira?
È difficile dire che stavamo meglio, in base a quale parametro lo dicono i nostalgici? Negli anni Ottanta i governi hanno svalutato la lira oltre il 20%, negli anni Novanta oltre il 6%. Tradotto: ogni anno compravi il 7% in meno di beni e l’accesso al credito per prestiti e mutui era più difficile da ottenere per la moneta instabile. La poca competitività che abbiamo oggi con l’euro è anche colpa di quella stagione di svalutazioni. Invece di spingere le imprese a investire e innovare, le abbiamo “drogate”. Nel breve periodo ha funzionato. Ora però siamo nel lungo termine e la stiamo pagando tutta perché è proprio l’euro ha tolto questa droga fornita dai governi della prima Repubblica.

9. Molti sono andati in crisi di astinenza.
Vero, ma tante aziende manifatturiere e non si sono “ripulite” e hanno investito, innovato facendo un miracolo economico, almeno per quanto riguarda l’export, in cui siamo tra i primi al mondo e contribuiscono al 25-30% del nostro Pil. Loro non hanno sofferto il passaggio dalla lira all’euro perché non si sono adagiate sugli allori.

10. E come le ha aiutate il fatto di avere una moneta unica europea?
L’euro è un meccanismo che impedisce di nascondere la polvere sotto il tappeto e spinge le aziende a essere più virtuose. Certo “pulire è faticoso”, non tutti ce la fanno e si perdono per strada. Ma l’alternativa era un sistema in cui non “pulivamo”. Forse i pigri stavano meglio, ma gli attivi vivevano nello “sporco”. E poi l’euro ha risolto un problema storico italiano.

11. Quale?
L’accesso al credito. Chiunque abbia un mutuo o ha chiesto un prestito per investire, magari comprando un nuovo macchinario, sa che oggi è molto più facile e costa molto meno ottenerli rispetto al passato.

12. Una delle tesi più forti dei no euro è che bisogna svalutare per sostenere l’export
Questa è il vero paradosso dei critici all’euro: l’export è l’unica componente dell’economia italiana che non dà problemi, ma anzi ci tiene a galla. I nostalgici della lira vogliono salvare quelli che in realtà ci hanno guadagnato di più dall’ingresso nell’eurozona: le aziende che galoppano grazie all’export. Ma abbandonare l’euro rischierebbe proprio di danneggiare l’unico settore in cui siamo tra i leader nel mondo. Un cortocircuito logico che non tutti capiscono.

13. Sì, ma il pensiero comune è: con un milione di lire prima si riusciva a fare la bella vita, ora con 1000 euro non si arriva a fine mese. Colpa dell’euro?
L’aumento dei prezzi per colpa dell’euro è un mezzo mito. Se guardiamo ai beni di basso consumo è parzialmente vero: il caffè per esempio è stato arrotondato da molti commercianti verso l’alto durante li primi anni della transizione tra lira ed euro. Ma non sono cambiati più di tanto i prezzi di beni più costosi, come le macchine. Per capirci il prezzo della Bmw non è raddoppiato di colpo. E da quando abbiamo adottato l’euro nel 1999, raramente l’inflazione ha superato 2%. E pensare che quando c’era la lira consideravamo vantaggioso un’inflazione al 5%.

14. Facciamo capire a chi ci legge che vuol dire avere avuto un’inflazione bassa grazie all’euro.
Prendete nel vostro portafoglio una banconota da 50 euro. Chiedetevi se l’anno scorso avete acquistato più o meno le stesse cose che comprate oggi ora a quella cifra. Chi ha più di 30 anni sa che cinquantamila lire nel 1990 non avevano lo stesso valore di quelle nel 1989, perché c’era una fortissima inflazione e si comprava fino a un quarto in meno rispetto all’anno precedente. Questo vuol dire avere l’euro.

15, Detto così l’euro sembra non avere difetti, è davvero così?
No, come tutte le cose umane è imperfetto per definizione. Ma l’Italia ha una serie di problemi strutturali che c’entrano poco con l’euro. Anzi, la moneta unica le ha attenuate nel corso del tempo. Non si capisce perché cresciamo più lentamente quando le economie degli altri paesi volano o perché andiamo in recessione più velocemente quando gli altri iniziano appena a rallentare. Anche la poca concorrenza nel mercato interno e la forte burocrazia sono colpa dell’euro?

Quali sono gli unici due Paesi che non hanno recuperato i livelli di reddito pro capite pre crisi? Italia e Grecia. Se l’euro fosse un problema, almeno la metà avrebbe problemi. Se su diciannove solo due stanno male è difficile pensare che sia problema della moneta unica.

16. Però rimane un problema su cui concordano tutti: una moneta unica richiederebbe una sovranità unica, non 19 economie così differenti tra loro.
Gli anti euro si lamentano di questo, però poi rifiutano qualsiasi forma di coordinamento delle politiche di bilancio. Il fiscal compact è una forma tenue di politica di bilancio unica ma non va bene ai sovranisti di casa nostra.

17. Quali riforme europee bisognerebbe fare per migliorare l’euro?
In Europa bisogna cominciare a proporre forme di condivisione del rischio. E la vera partita è quella dell’unione bancaria. Ma il nostro governo non può chiedere questo o gli eurobond se poi dimostra ogni anno di spendere quanto gli pare e piace. Più diciamo “me ne frego delle letterine” più saremo l’alibi perfetto per chi si oppone a un miglioramento dell’eurozona. Certo, l’euro è una creatura in parte monca ma l’Ue dovrebbe sforzarsi di far ricrescere l’arto piuttosto che amputarsi anche l’altra mano.

18. Un ultimo pilastro della teoria anti euro: la moneta unica ha favorito la Germania e sfavorito l’Italia.
No, la Germania ci ha guadagnato con l’euro perché ha fatto le riforme, l’Italia ci ha guadagnato comunque, nonostante non le abbia mai fatte. Grazie all’euro, dal 1999 a oggi abbiamo risparmiato di interessi sul debito una cifra pari a una finanziaria all’anno. In Germania hanno utilizzato questo tesoretto per fare investimenti e ridurre le tasse, l’Italia l’ha usato per pagare le pensioni.

19. Ma non tutti i Paesi dell’eurozona hanno economie migliori rispetto a venti anni fa.
Il fatto che pochi Paesi periferici abbiano problemi strutturali non significa che sia colpa dell’euro. Tornare alla lira non risolverà i nostri guai. La maggioranza degli Stati Ue con l’euro non hanno avuto i nostri problemi o li hanno risolti in tempo. Quali sono gli unici due Paesi che non hanno recuperato i livelli di reddito pro capite pre crisi? Italia e Grecia. Se l’euro fosse un problema di per sé, almeno la metà avrebbe sofferenze croniche. Ma se su 19 Stati solo due stanno male è difficile pensare che sia problema della moneta unica.

20. Festeggeremo i 30 anni dell’euro?
Sì, e per fortuna. Non si può più tornare indietro.

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