Vogliono vincere le elezioni europee per cambiare la politica economica dell’Unione. Credono di poter diventare l’ago della bilancia di un Europarlamento rinnovato e sperano che altre forze politiche anti establishment facciano un buon risultato per porre fine al consociativismo di liberali, socialisti e popolari europei. Ma ci sono poche, pochissime possibilità per Lega e Movimento 5 stelle di evitare una manovra correttiva e l’aumento dell’Iva nella legge di bilancio nel 2019. Sia che al governo ci sia ancora il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, o Matteo Salvini come leader del rinnovato centrodestra o addirittura un tecnico come Mario Draghi o Carlo Cottarelli nel caso la situazione economica e politica dovessero degenerare. Lega ma soprattutto il Movimento 5 stelle hanno puntato tutte le loro fiches politiche sulla vittoria alle elezioni europee per cambiare la composizione della Commissione e del Parlamento europeo ma non basterà.
Almeno questa è la sensazione degli addetti ai lavori tra i corridoi del Parlamento europeo. Politici, assistenti, osservatori e giornalisti concordano su un punto: anche se Lega e Movimento 5 stelle dovessero ottenere insieme oltre il 70% dei voti alle europee, anche se i partiti sovranisti riuscissero a superare la soglia psicologica dei 140 seggi (come prevede l’eurodeputato leghista Angelo Ciocca) e anche se la Commissione europea fosse diversa da quella che abbiamo conosciuto finora, l’Italia dovrà comunque fare una manovra correttiva. Perché non è una questione solo politica, ma tecnica. L’Italia è in recessione e cresce molto meno di tutti gli altri Paesi Ue (0,2%). Senza contare che la Commissione europea rimarrà in carica fino a 1 novembre del 2019 e controllerà il documento di economia e finanza da presentare entro ottobre.
I due partiti di governo sembrano giocare alla roulette russa come nel film “Il cacciatore” di Micheal Cimino con la Commissione europea. Gli italiani sorridono e si mostrano spavaldi mentre puntano il grilletto alla tempia in attesa che il tempo passi. La speranza è che nel tamburo della rivoltella non ci sia la pallottola.
Perché il grande azzardo è aver scommesso sulla crescita in un momento di rallentamento dell’economia mondiale con due provvedimenti che non porteranno sicuramente benefici nel breve periodo. Si può pensare che i pensionamenti realizzati grazie alla quota 100 libereranno migliaia di posti di lavoro per giovani e meno giovani. Così come si può immaginare che con il reddito di cittadinanza gli italiani più poveri contribuiranno ad aumentare la domanda interna di consumi e che il Pil magicamente aumenterà così tanto da mangiarsi il debito pubblico. Si può sperare, ma al momento parlano i numeri e non dicono nulla di buono.
Lo ha chiarito qualche giorno fa il vice presidente della Commissione europea, il lettone Valdis Dombrovskis durante l’Eurogruppo, la riunione dei ministri delle finanze dei Paesi che hanno l’euro: «La traiettoria fiscale scelta dal Governo non sta aiutando in termini di fiducia nell’economia dell’Italia e di stabilità finanziaria, aumentando i tassi di interesse, abbassando gli indici di fiducia e portando a una crescita più lenta». Tradotto dall’eurocratese: l’Italia sta andando male e non ci sono segnali al momento che andrà meglio. Soprattutto se il Governo non potrà sparare in tempo la sua cartuccia migliore. Visto che non è così scontato un accordo con le Regioni per assumere i seimila navigator che dovranno trovare offerte di lavoro a chi otterrà il reddito di cittadinanza (come ha spiegato Lidia Baratta qui su Linkiesta).
Anche ammettendo un trionfo delle forze sovraniste (improbabile e pompato dai media secondo molti europarlamentari) non è detto che la nuova Commissione sarà così indulgente con l’Italia. Perché Paesi come l’Austria hanno una concezione di sovranismo diverso dal nostro. Il loro interesse nazionale è evitare che Paesi come l’italia aumentino il debito pubblico mettendo a rischio la stabilità dell’eurozona per manovre ritenute improduttive.
E poi a Strasburgo alcuni membri del comitato dei rappresentanti permanenti segnalano a microfoni spenti un aspetto sotto gli occhi di tutti di cui si parla poco: non ci sarà nemmeno bisogno di fare una manovra correttiva perché la soluzione è già scritta in quella del 2018. Eh sì, perché Lega e 5 stelle per ottenere quota 100 e reddito di cittadinanza ha garantito un aumento delle clausole di salvaguardia per 52 miliardi di euro. E se quei provvedimento non faranno schizzare il Pil, l’Iva aumenterà automaticamente al 25%. Ancora deve nascere in Italia un governo politico in grado di far digerire agli italiani un aumento dell’Iva così alto. Poi si possono prevedere scenari stile “La Casa di Carta” dove il governo apre il caveau della Banca d’Italia e usa le riserve auree dello Stato per sterilizzare le clausole di salvaguardia ed evitare l’aumento dell’Iva. Ma più che la Casa di Carta i due partiti di governo la sensazione è che Lega e 5 stelle giochino alla roulette russa come nel film “Il cacciatore” di Micheal Cimino con la Commissione europea. Sorridono e si mostrano spavaldi mentre puntano il grilletto alla tempia in attesa che il tempo passi. La speranza è che nel tamburo della rivoltella non ci sia la pallottola.