Camminare nel corso della giornata fa bene. È fuori discussione: contribuisce a ridurre i rischi per il cuore, combatte il diabete e la depressione. In più, non richiede nessuna palestra, è gratis e con un minimo di impegno lo si può piazzare qua e là nella propria routine giornaliera. L’unica domanda rimasta è: perché si raccomanda di fare almeno 10mila passi al giorno?
La risposta è semplice: questione di marketing. Se è vero che medici e non solo raccomandano di muoversi il più possibile, il traguardo dei 10mila passi non è necessario. Venne inventato in Giappone, appena prima delle Olimpiadi del 1964: era un modo come un altro per vendere contapassi, all’epoca una tecnologia innovativa.
Il concetto, che pure non aveva avuto molto successo, venne ripreso nel 2001 da una ricerca australiana, che voleva promuovere uno stile di vita più sano. In quel caso, però, si puntava più sui minuti che sul numero dei passi: si raccomandavano 150 minuti di attività a intensità moderata durante la settimana (cioè mezz’ora al giorno), che si traducevano in circa tremila o quattromila passi al giorno. Del resto, se in un giorno si fanno un totale di 7.400 passi, aggiungerne altri tremila o quattromila permette di arrivare al fatidico traguardo di 10mila.
La verità è che, come tutti gli esperti si premurano di ricordare, è difficile trovare un numero di passi che possa andare bene a tutti. Anziani, bambini e adulti si muovono in modo diverso, alcuni poi hanno difficoltà di movimento. Ma il vero punto è un altro: camminare di più fa senza dubbio bene, ma quando si è già in salute, per mantenersi in forma ne bastano di meno. Per cui, più si migliora e – quasi come contraddizione – ne servono meno. Di sicuro, meno di 10mila.