A fine marzo scorso è stata presentata dalle Nazioni Unite la settima edizione dell’annuale World Happiness Report, redatto da Jeffrey Sachs, John Halliwell e Richard Layard, con il supporto di diversi ricercatori indipendenti e prodotto dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN) in partnership con la Fondazione Ernesto Illy.
Nella top ten si ritrovano i Paesi che già gli scorsi anni avevano occupato i primi posti: Finlandia, Danimarca, Norvegia, Islanda, Olanda, Svizzera, Svezia, Nuova Zelanda, Canada e Austria. L’Italia è al 36esimo posto, sebbene in netta risalita rispetto al 47esimo posto dello scorso anno.
Il rapporto evidenzia come i livelli di felicità si stiano sempre più evolvendo rispetto al 2005-2006, anno in cui è iniziata la raccolta dei dati, tanto che risultano di più i Paesi che hanno guadagnato posizioni rispetto a quelli che le hanno perse.
Tra i 20 Paesi che hanno scalato più posizioni rispetto al periodo 2005-2008, 10 si trovano in Europa Centrale e Orientale, 5 sono nell’Africa subsahariana e 3 in America Latina. Invece i 10 Paesi con il più marcato declino sono quelli in cui ci sono state combinazioni di fattori economici, politici e sociali negativi: i cali più marcati sono stati in Yemen, India, Siria, Botswana e Venezuela. In generale, però, tenendo in considerazione la crescita della popolazione, negli ultimi anni il livello di felicità nel mondo è calato mentre è aumentato il livello di “emozioni negative”, tra cui preoccupazione, tristezza e rabbia, specialmente in Asia e Africa.
Il mondo è cambiato e cambia così velocemente che il modo in cui le comunità interagiscono tra loro, nelle scuole, negli ambienti lavorativi, nei vicinati e sui social media ha degli effetti profondi sulla felicità o infelicità del singolo e della totalità
Proprio sulla relazione tra felicità e comunità si focalizza il report 2019, e su come la felicità si è evoluta negli ultimi 12 anni, con uno speciale affondo sulla tecnologia, sulle norme sociali, sui conflitti e sulle azioni di governo che hanno condotto a tali cambiamenti. Uno dei capitoli del rapporto in particolare si concentra su generosità e partecipazione degli individui alla società, dimostrando quanto la partecipazione elettorale, i big data, l’uso di Internet e le dipendenze incidano sul livello di felicità percepito. Con il suo approfondimento il professor Jeffrey Sachs, direttore del Sustainable Development Solutions Network, si concentra sull’epidemia di dipendenze e infelicità degli Stati Uniti, un Paese che nonostante la sua ricchezza ha visto crollare il livello di felicità dei propri cittadini.
Le dipendenze possono essere di vari tipi: dall’abuso di sostanze al gioco d’azzardo, fino all’utilizzo incontrollato dei media digitali, il loro uso compulsivo sta causando grave depressione. Secondo il professor Sachs, “il World Happiness Report offre ai governi mondiali, alle comunità, alle aziende e ai cittadini l’opportunità di ripensare le politiche pubbliche e le scelte di vita individuali al fine di migliorare il livello di felicità e di benessere dei singoli”. Siamo in un’era di tensioni crescenti e di emozioni negative, come la ricerca dimostra e come tutti possiamo constatare, e questi risultati fanno emergere questioni urgenti che dobbiamo necessariamente affrontare.
Il mondo è cambiato e cambia così velocemente che il modo in cui le comunità interagiscono tra loro, nelle scuole, negli ambienti lavorativi, nei vicinati e sui social media ha degli effetti profondi sulla felicità o infelicità del singolo e della totalità. Non possiamo più permetterci di esserne inconsapevoli. Non possiamo più permetterci di voltare lo sguardo altrove delegando le nostre responsabilità. È invece giunto il tempo dell’individuo-protagonista, quello che io chiamo il Nuovo Eroe, orientato ad Agire per-il-Bene, ciascuno nella propria sfera di influenza.
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