Sono insorti già deputati, sindaci e consiglieri regionali di diverse regioni del Mezzogiorno. Chi più, chi meno ha accusato il governo gialloverde di aver dimenticato il Sud nel decreto sblocca cantieri, appena convertito in legge (nonostante i pericoli sollevati dall’Anticcoruzione). Fatta eccezione per un nodo della statale ionica 106 tra Roseto Capospulico e Sibari, in Calabria, al Sud in effetti non è previsto alcuno “sblocco” o riapertura di cantieri fermi. A fronte degli interventi per aeroporti, porti, ferrovie, tangenziali, autostrade, passanti previsti da Roma in su, di grandi opere da far partire o ripartire nel Meridione non se ne vedono. Il governo che al Sud ha voluto dedicare anche un ministero, affidandolo alla ministra “fantasma” Barbara Lezzi (5S), del Sud alla fine si è dimenticato.
Eppure, nel Mezzogiorno dove l’alta velocità si blocca a Salerno, poco a Nord del Cristo che si è fermato a Eboli, sono tante le opere incompiute da anni che avrebbero bisogno di uno sprint. Solo tra Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, si contano 63 grandi cantieri fermi. E al governo lo sanno, visto che il mantra del Sud da far ripartire non manca mai nelle ospitate televisive dei due vicepremier gialloverdi.
L’unico intervento destinato al Mezzogiorno è una tratta di poco più di 30 chilometri di strada lungo la statale ionica calabrese, quella chiamata non a caso anche “strada della morte” per le sue condizioni tutt’altro che ottimali e gli incidenti mortali frequenti. La bretella ora dovrebbe collegare la sponda ionica con l’autostrada Salerno Reggio Calabria, ribattezzata A2, che è stata dichiarata “finita” nonostante i cantieri, le deviazioni e il manto stradale dissestato di alcuni tratti siano tutti lì a testimoniare il contrario.
Nella prima cartina pubblicata sulla road map del decreto, quella con diversi errori geografici, il Ministero del Tesoro aveva addirittura collocato l’unico cantiere del Sud in un punto sbagliato, tra Puglia e Calabria, posizionando erroneamente Roseto oltre i confini calabresi. Cosa che sarebbe stata anche perdonata ai grafici del Mef, se non fosse che anche questo cantiere, già miracolosamente bello e pronto per partire, ora viene messo in dubbio.
Nel testo del decreto compare un elenco di 28 grandi opere sulle quali il governo intende verificare la copertura finanziaria. E nella riformulazione è apparsa a sorpresa una postilla di troppo anche sulla 106 che dice: “Compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. E c’è già chi, dietro questa espressione, vede la volontà di distogliere e destinare altrove i fondi già destinati al megalotto.
A fronte degli interventi per aeroporti, porti, ferrovie, tangenziali, autostrade, passanti previsti da Roma in su, di grandi opere da far partire o ripartire nel Meridione non se ne vedono. Tranne i 30 chilometri della statale 106 ionica
Ma i soldi, almeno per l’unica opera meridionale che compare nella cartina, sono già stati stanziati. Lo hanno ricordato nell’aula della Camera le deputate calabresi Vincenza Bruno Bossio, del Pd, e Wanda Ferro, di Fratelli d’Italia, spiegando che per la bretella della 106 non c’è alcuna necessità di verificare la compatibilità economica dell’opera, visto che la copertura finanziaria è già garantita da 1,3 miliardi di euro stanziati dal Cipe con una delibera già “bollinata” dalla Corte dei Conti. «Vi abbiamo lasciato 1 miliardo e 300 milioni sbloccati dai nostri governi. Che fine gli avete fatto fare?», ha chiesto Bruno Bossio al governo. I lavori, da cronoprogramma, sarebbero dovuti partire già da marzo e invece è tutto fermo. Silenzio da parte dei 12 deputati Cinque stelle calabresi, che pure la scorsa estate si erano fatti ricevere dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli per illustrare la “cronica carenza infrastrutturale della Calabria”, con tanto di foto finale sulle scale del ministero a favore di social.
«Toninelli eviti di venire a fare passerelle in Calabria. Ritorni solo quando sarà in grado, se ci riesce, di venire a tagliare i nastri dell’avvio dei lavori del terzo megalotto», ha detto Fabio Pugliese, presidente dell’associazione “Basta vittime sulla Ss 106”. «Il ministro non ha ancora sbloccato l’unica grande opera finanziata e approvata prevista al Sud», ha ricordato Pugliese, «mentre la Pedemontana veneta è già stata inaugurata».
Nei piani del governo gialloverde, più verde che giallo, ora ci sono da sbloccare la Pedemontana lombarda, i passanti di Bologna e Firenze e il Mose di Venezia. E poi ancora la nuova pista dell’aeroporto di Firenze e l’alta velocità Brescia Padova. E poco importa se a Matera capitale della cultura 2019 ci sia una stazione ferroviaria, dove è inutile mettersi ad aspettare un treno. Perché treni non ne arrivano. E per dirla tutta non ci sono nemmeno le rotaie.
Ma se è al Sud della grande astensione elettorale alle ultime europee che si giocheranno gli equilibri politici dei prossimi anni, come ha scritto l’Istituto Cattaneo, così come è appena accaduto con la debacle grillina, anche la Lega ora dovrebbe cominciare a tremare.