Poeti russiLe poesie dal carcere di Brodskij: “La più sicura difesa contro il male? L’individualismo estremo”

Lo accusarono di pornografia, di antistalinismo, di “degradare” la gioventù moscovita. Fu arrestato e condannato a cinque anni di lavori forzati: “Non sono mai riuscito a odiare i miei carcerieri perché di ognuno pensavo, ha una famiglia, è un poveraccio, un idiota. E questa è già una punizione”

da Wikimedia Commons

Aveva 23 anni, i giornali di Leningrado, affini al potere, lo accusarono prima di pornografia, poi di antistalinismo, infine di “degradare” la gioventù moscovita. Eppure, era solo un poeta, era il novembre del 1963, Stalin era schiattato da dieci anni, Martin Luter King salmeggiava I have a dream, Gregory Peck vinceva l’Oscar per Il buio oltre la siepe e Nikita Chruščëv prometteva una vita sovietica più pop.

Arrestato nel novembre del 1963, Iosif Brodskij, il poeta, fu processato il 18 febbraio 1964. Naturalmente, l’esito del processo era dato per ovvio: “Al processo non poterono assistere tutti coloro che lo avrebbero desiderato in quanto i posti furono occupati da lavoratori convocati dalle autorità per ingiuriare l’imputato nel corso delle udienze” (Marco Clementi,Storia del dissenso sovietico, Odradek Edizioni 2007, p.46). Il processo divenne emblematico: nonostante le promesse di apertura, l’Urss stritolava i dissidenti, mandava al confino i poeti. La trascrizione del dialogo tra il giudice e l’imputato, il poeta – il poeta per sua natura è sempre l’imputato, colui che è messo all’indice – ci è giunta, clandestinamente, grazie a Frida Vigdorova. Eccone alcuni passaggi.

Giudice: Qual è la sua specializzazione?
Brodskij: Sono poeta. Poeta e traduttore.
G: E chi l’ha riconosciuta come poeta? Chi ha inserito il suo nome tra quello dei poeti?
B: Nessuno. E chi ha inserito il mio nome tra quello degli uomini?
G: Avete studiato per questo?
B: Per cosa?
G: Per diventare poeta. Non avete frequentato un istituto dove preparano… dove insegnano…
B: Non credo che questo si possa ottenere con un’istruzione.
G: Ma con cosa, allora?
B: Io credo che… venga da Dio.

L’ironia non paga ma le amicizie aiutano. Accusato di “parassitismo sociale”, il poeta viene condannato a cinque anni di lavori forzati. “Dopo qualche tempo all’ospedale psichiatrico annesso al carcere di Leningrado (ed è l’esperienza più dura), Brodskij è inviato nel villaggio di Norinskaja, nella regione di Archangel’sk, nel Grande Nord” (Giovanni Buttafava). La detenzione di Brodskij dura un anno e mezzo, grazie alle proteste di autorevoli artisti, come Eugenij Evtushenko, Dmitri Shostakovich, Anna Achmatova, Sartre. In una intervista, nel 1981, Brodskij parla sommariamente del periodo di detenzione. “Ti iniettano di tutto, ogni tipo di farmaco. Le iniezioni sono veramente… a volte sono veramente dolorose. Dopo quelle di zolfo, per esempio, non riesci più a muovere nemmeno un dito senza gridare di dolore. Oppure ti svegliano in piena notte, ti avvolgono stretto in un lenzuolo e ti buttano in una vasca d’acqua gelida. Poi ti tirano fuori e lasciano che il lenzuolo ti si asciughi addosso; be’, le pieghe ti entrano nella carne, fa molto male. Mi ricordo però che non sono mai riuscito a odiare i miei carcerieri perché di ognuno pensavo, ha una famiglia, è un poveraccio, un idiota, è fatto così, e questa è già di per sé una punizione”. In Russia, sostanzialmente, Brodskij non pubblica, se non qualche poesia, in sporadici almanacchi. Nel 1968 “sembra che una casa editrice accetti di pubblicare una raccolta di poesie di Brodskij. Il poeta prepara la scelta, arriva fin quasi alla firma del contratto. Ma le circostanze politiche si fanno precarie, e non se ne fa niente” (Buttafava). Alcune poesie, invece, vengono pubblicate negli Stati Uniti, introdotte da W. H. Auden.

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