Estate significa libri da leggere. Consigli per le ore passate in spiaggia, idee per affrontare i viaggi, proposte commerciali e intellettuali. Ma non solo: anche i giornali, considerando l’ozio d’agosto, rinunciano alla cronaca e propongono raccontini d’autore, come se il tempo si fosse fermato agli anni ’50.
Insomma, con il caldo la gente – non si capisce perché – deve fermarsi e dedicarsi alla lettura. Ma non è sempre stato così, anzi. Il fenomeno del libro estivo, per sua natura più leggero e scorrevole del profondo tomo invernale, fu una rivoluzione nel mondo dell’editoria. Arrivò inaspettato nella seconda metà del XIX secolo, quando in Inghilterra e negli Stati Uniti prese piede l’idea della stagione estiva come tempo della pigrizia e dell’autoindulgenza, del facile piacere e dell’assenza di lavoro. Una novità assoluta e sconcertante per un mondo abituato a vivere secondo ritmi contadini (e quindi d’estate lavorava di più) e che si stava affrancando da quelle abitudini secolari grazie all’industrializzazione e a un miglioramento dell’educazione. Chi aveva il tempo e la cultura sufficiente per leggere un libro faceva parte di un gruppo sempre più numeroso.
Ma la cosa più interessante, come si fa notare qui, è che i primi libri estivi nascono proprio per essere estivi. Hanno cioè coscienza della loro natura e conoscono benissimo la funzione che devono svolgere: intrattenere lettori annoiati. È così che i protagonisti sono tutti giovani, single, ricchi e che vivono l’estate come un periodo languido e pieno di opportunità per vivere avventure romanzesche. Trame semplici, scrittura limitata, vocabolario al minimo e carta di pessima qualità: un genere estetico ed etico, si potrebbe immaginare, che accompagnava le prime ore di villeggiatura della storia di una nuova classe borghese che si affacciava sul mondo.
È un momento di svolta dell’industria editoriale. Col tempo i lettori diventano più raffinati, e anche il genere della lettura estiva si differenzia a seconda dei gusti e delle abitudini. Ma, a distanza di oltre un secolo, il modello di base rimane sempre lo stesso. Quando le giornate si allungano e le ore diventano calde, l’imperativo è sempre lo stesso: correre in libreria.