Dimenticate il Giappone e i Paesi del nord. L’aspettativa di vita più lunga, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Population Studies, è all’Australia che bisogna guardare se si vuole vedere chi vive, in media, più a lungo.
È una novità, spiega il professor Collin Payne, che ha guidato la ricerca. Ma lo è perché è nuovo il metodo adottato nella misurazione dell’aspettativa di vita. “Il nostro metodo tiene in considerazione il corso della vita delle diverse generazioni”. Il professore ha raggruppato i diversi campioni per anno di nascita, separando le morti “premature” da quelle “tardive” e raggiungendo, come risultato, l’età culminante, quella che, una volta superata, fa di una persona un “sopravissuto oltre la media”.
“La maggior parte delle misurazioni dell’aspettativa di vita”, spiega Payne, “si basano soltanto sui tassi di mortalità presenti in un dato momento”. Questo significa, per dirla in modo semplificato, che “se si prende un gruppo ipotetico di persone e lo analizza attraverso il tasso di mortalità del 2018 di un dato Paese, per esempio, si scoprirebbe che vivrebbero in media fino a 80 anni”. È un dato, certo, “che però non prende in considerazione il corso della vita delle persone”.
Il suo metodo, invece, lo fa. “Noi prendiamo i tassi di mortalità da 50, 60 e 70 anni fa”, e in più “mettiamo a confronto gruppi di persone che sono nate nello stesso anno e hanno per questo motivo vissuto condizioni simile lungo il corso della loro esistenza”. Questo ci permette di capire se qualcuno raggiunga o no la coorte della sua aspettativa di vita. “Ogni australiano che ha più di 74 anni è vissuto di più di metà della sua coorte”. È un “sopravvissuto, se messo in confronto con quelli che sono nati nello stesso anno”. E si tratta di dati che “sono più alti rispetto a qualsiasi altro Paese di cui abbiamo misurato i dati”, e sono i 15 più longevi del mondo.
La conclusione è che in Australia si vive più a lungo che altrove, ed è sempre stato così: “In Giappone, negli anni ’30, ’40 e ’50 si moriva prima”, spiega. “Anche a causa di fattori esterni, come la guerra. Per non parlare della Francia”. In Australia no: chi è nato prima di quegli anni, ha potuto godere di una vita tranquilla, con un alta qualità, buoni stipendi e poche malattie. È, come dice una definizione felice, “il Paese fortunato”. E con ogni probabilità continuerà a esserlo.