2.977. È il totale delle vittime dell’11 settembre 2001, l’attentato terroristico più grande della storia, avvenuto a New York 18 anni fa. Di quattro aerei dirottati da 19 terroristi islamici di Al Qaeda, due si sono abbattuti sulle Torri Gemelle, provocandone il crollo. Un terzo si è abbattuto sulla parete ovest del Pentagono, mentre l’ultimo (il volo United Airlines 93) è caduto in un campo vicino a Shanksville, in Pennsylvania. Non è mai stato chiarito se fosse diretto contro la Casa Bianca o il Campidoglio.
Del totale delle vittime, 265 (inclusi i 19 terroristi) erano i passeggeri dei quattro voli. 2.606 sono invece le persone morte negli attacchi alle Torri gemelle, quasi tutti civili, fatta eccezione per 343 pompieri e 71 ufficiali, intervenuti nell’area dopo il primo impatto.
125 invece sono morti nell’attacco al Pentagono, di cui 70 civili (tra contractor e personale amministrativo) e 55 militari.
Il conto delle vittime, oltre a rappresentare un calcolo tragico e penoso, ha richiesto tempo e pazienza. Secondo le stime, 2.974 sarebbero le persone morte negli attacchi, o nelle conseguenze immediate.
Altre tre persone sarebbero invece decedute in seguito, anche a distanza di anni, a causa di malattie provocate dall’esposizione alle polveri diffuse nei luoghi dell’attentato, rimaste nell’aria per almeno cinque mesi. Al conteggio è stata allora aggiunta una donna, morta per una malattia polmonare cronica nel 2002. Allo stesso modo è stato compreso un uomo, morto nell’ottobre del 2008, e un altro ancora nel 2011, allungando il conteggio e aumentando il numero.
Il conto delle vittime, tragico e penoso, ha richiesto tempo e pazienza. Secondo le stime, 2.974 sarebbero le persone morte durante gli attacchi o subito dopo
Ma il numero potrebbe essere molto più alto. Tra i pompieri per esempio si calcola che dal 2001 a oggi sarebbero ne morti più di 200 a causa di malatte provocate dall’esposizione alle polveri del World Trade Center. E tra i poliziotti le vittime sarebbero quasi 250.
A livello di efficacia, è stato uno degli attentati più mortali, più estesi e più lunghi di sempre. Secondo il Center for Disease Control and Prevention, circa 400mila persone nei giorni, nelle settimane e nei mesi successi all’attacco sarebbero state esposte ad agenti contaminanti, al rischio di ferite e di pesanti condizioni di stress. Con conseguenze che potrebbero durare per tutta la vita.
A distanza di 18 anni, insomma, il mondo è cambiato: negli Usa sono passati tre presidenti, il terrorista saudita Osama bin Laden, mente degli attacchi e leader di Al Qaeda, è morto. Nel frattempo, è sorta e già declinata una nuova organizzazione terroristica islamica, l’Isis, che ha spostato in Europa il fulcro degli attacchi. Le tensioni internazionali, Iran a parte, vanno in altre direzioni. Eppure, a giudicare dal significato, non solo simbolico, che ancora riveste la memoria dell’11 settembre, si può dire che la ferita non sia stata ancora sanata. E che il corpo offeso degli Stati Uniti risenta ancora, a distanza di anni, dell’esposizione alle tossine dell’odio e della violenza.