EconomiaConsigli al governo per combattere l’evasione fiscale, meno patti con gli italiani e più decreti da attuare

Ci sono almeno nove provvedimenti del governo Conte 1 che potrebbero far recuperare gettito, ma i ministeri sono ingolfati dalla burocrazia e non riescono a tenere il passo delle nuove leggi

MIGUEL MEDINA / AFP

Anche Giuseppe Conte ci è cascato. Dopo il contratto con gli italiani firmato da Silvio Berlusconi sul tavolino color mogano da Bruno Vespa e l’accordo gialloverde tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, anche il presidente del Consiglio cerca il contatto diretto con il popolo e «agli italiani onesti» propone un patto contro l’evasione: «I nostri problemi sono il debito e l’evasione, la maggiore iniquità in un sistema collettivo e mi sto convincendo che bisogna intervenire radicalmente, come mai fatto in passato. Lavoriamo a un provvedimento complessivo mai fatto prima», ha detto Conte. Tutto giusto, tutto bellissimo. Ma in attesa della legge di bilancio del Conte 2, c’è una cosa che il governo Conte 1 avrebbe potuto fare per recuperare un po’ di gettito fiscale: approvare i decreti attuativi. Parliamo dei provvedimenti che i ministeri di competenza devono scrivere con tutti i dettagli tecnici e pratici per realizzare le leggi approvate dal Parlamento. Senza questi atti tutte le norme approvate da Camera e Senato rimangono solo teoria. E il governo Conte 1 ha lasciato al Conte 2 278 decreti attuativi ancora da scrivere. Almeno stando all’ultimo report pubblicato il 31 luglio dalla presidenza del Consiglio. Come ha notato su questo giornale Carmine Gazzanni, si va dalle spese militari non attuate alla mancata nomina del commissario straordinario del Mose.

A scorrere la lista dei 111 provvedimenti inseriti nell’ultima legge di bilancio ma non eseguiti, si trovano almeno nove norme che potrebbero fin da subito far entrare più gettito nelle casse dello Stato. Per esempio in questi giorni si parla dell’idea d’inserire la lotteria degli scontrini, la norma anti evasione per eccellenza usata già in molti Paesi europei. Si tratta di un concorso riservato ai maggiorenni residenti in Italia a cui si partecipa con lo scontrino ricevuto al momento dell’acquisto. Un modo per evitare i pagamenti in nero. Peccato che in teoria sarebbe legge da tre anni e dovrebbe partire il primo gennaio 2020. E addirittura con il decreto Crescita di aprile, il governo aveva rimpolpato la norma prevedendo che chi pagherà con carte e bancomat raddoppierà le sue chance di vincere alla lotteria degli scontrini. Purtroppo il provvedimento è rimasto ancora su carta perché l’Agenzia delle entrate non ha mai scritto il decreto attuativo, come conferma il capo della comunicazione del ministero dell’Economia a precisa domanda de Linkiesta.

In attesa della legge di bilancio del Conte 2, c’è una cosa che il governo Conte 1 avrebbe potuto fare per recuperare un po’ di gettito fiscale: approvare i decreti attuativi

Resta nel cassetto anche il decreto per applicare in modo concreto la fatturazione elettronica con la Repubblica di San Marino. Tra l’Italia e la micro Repubblica non ci sono barriere doganali. Per questo dal 1972 esiste una regolamentazione speciale per l’Iva che però si limita al commercio dei beni fisici. Il decreto Crescita di aprile prevede fatture elettroniche in entrata e in uscita, ma non è stato ancora attuato. A oggi la fattura da Italia e San Marino deve essere emessa in quattro copie con timbri e contro timbri. Più burocrazia, più voglia di fare scambi commerciali in nero. Manca un decreto attuativo che regoli come i due Stati intendono comportarsi. Quali settori esonerare e quali no. Si è parlato molto anche della legge del governo gialloverde per attrarre i pensionati stranieri o italiani che non risiedono nella Penisola. Tassare solo il 7% della pensione per cinque anni a patto che ci si trasferisca in una regione del Sud Italia o in un borgo disabitato. Da quando il Portogallo ha approvato la norma, la sua economia è rinata. Da noi, è rimasta ancora teoria. Nessun decreto attuativo.

C’è poi un altro problema: i decreti attuativi scaduti, quelli che non entreranno mai in vigore. Qualche esempio? Uno su tutti: il ministero dell’Economia guidato da Giovanni Tria aveva tempo fino al 17 febbraio per attuare in modo concreto l’imposta sui trasferimenti di denaro che vanno dall’Italia ai Paesi extra Ue. Per capirci, una parte delle somme che i cittadini extracomunitari mandano alle loro famiglie utilizzando piattaforme come Moneytransfer, avrebbero potuto finire nelle casse dello Stato. Non è successo. Ci sono poi i decreti attuativi che scadono tra poco. Entro il 30 settembre bisognerebbe scrivere un decreto attuativo per spiegare in modo operativo come trasmettere all’Agenzia delle entrate le generalità di chi alloggia negli alberghi. Un provvedimento decisivo per contrastare l’evasione fiscale nel settore del turismo.

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