Non è ancora in circolazione, eppure Libra ha già fatto drizzare le antenne delle autorità internazionali. Da ultima, l’antitrust europeo che starebbe indagando su possibili comportamenti anti-competitivi messi in atto dall’associazione che controlla la criptovaluta. Un consorzio di circa una ventina di aziende il cui capofila è il social network Facebook. Annunciata ufficialmente a giugno di quest’anno, la moneta digitale dovrebbe entrare sul mercato valutario a inizio 2020 (sempre che la società di Mark Zuckerberg riesca a risolvere in modo positivo i processi attualmente in corso a seguito degli scandali relativi alla privacy e al ruolo dominante che la piattaforma, così come Amazon e Google, avrebbe sul mercato digitale). Diversamente dai bitcoin, Libra sarebbe una stablecoin, ossia: il suo valore sarebbe ancorato a un paniere di attività che ne garantirebbero stabilità e difesa da ogni tipo di speculazione. Un aspetto che la renderebbe accettabile agli occhi delle autorità bancarie internazionali, preoccupate dal problema della sicurezza (frodi e riciclaggio su tutte) nonché da quello della volatilità e dall’impatto sulle riserve di moneta che dovrebbero garantire il valore di Libra.
Caratteristiche che non fugano i dubbi dell’antitrust europeo per cui Facebook potrebbe far pesare la sua posizione dominante, frutto di circa 2,3 miliardi di utenti attivi al mese, tagliando fuori le società concorrenti nell’ambito dei sistemi di pagamento. Una possibilità che si concretizzerebbe ulteriormente se il servizio di Libra dovesse essere poi integrato nelle app di messaggistica della galassia Facebook, Messenger e Whatsapp. Piattaforme a cui si aggiungerebbe anche Calibra, il wallet digitale sviluppato da Menlo Park per la gestione dei pagamenti tramite Libra. Il tutto senza considerare il fatto che all’interno dell’associazione no-profit Libra Association ci sono già realtà leader nel settore dei pagamenti come MasterCard, Visa e PayPal con un investimento di circa 10 milioni a testa mentre, secondo un analisi condotta da Barclays, Facebook potrebbe guadagnare fino a tre miliardi entro il 2021 da questa operazione. Anche se rimangono poco chiari i costi che l’azienda stessa dovrebbe sostenere.
Nonostante i proclami pubblici da parte di Facebook e Calibra relativi alla questione della privacy, non è stato chiarito come si proteggeranno i dati personali degli utenti di Libra
Sullo sfondo rimane il problema della privacy e della gestione dei dati. Un recente sondaggio fra 140mila utenti dell’azienda di analisi dati Cindicator, specializzata in blockchain (la tecnologia che regola lo scambio delle criptovalute), ha bocciato la nuova avventura valutaria di Facebook: a fronte di un 45% di utenti favorevoli, il 49% si è detto contrario alla sua adozione. Di quest’ultimi, il 31% ha affermato che il principale motivo per questo rifiuto è dovuto all’eccessiva centralizzazione delle operazioni. A questi si aggiunge un 29% che cita la mancanza di fiducia riposta in Facebook e l’11% punta il dito contro le mancate garanzie di privacy (nonostante il consorzio abbia più volte sottolineato che i dati degli utenti Libra non saranno in alcun modo utilizzati per migliorare la targettizzazione delle informazioni sul social network). A questo si aggiunge una dichiarazione congiunta da parte di diversi regolatori internazionali in cui si legge che «al momento, nonostante i proclami pubblici da parte di Facebook e Calibra relativi alla questione della privacy, non sono ancora state comunicate le specifiche informazioni relative ai processi di gestione che saranno messi in campo per assicurare la protezione dei dati personali». Una mancanza che, alla luce dei rapidi sviluppi di Libra, «sorprende e preoccupa» i regolatori.