ScuolaAbbiamo un governo, intanto ci siamo dimenticati degli insegnanti (e gli alunni aspettano)

Per la prima volta i supplenti potrebbero raggiungere quota 200mila. Quest’anno sarà ricordato per il numero record di supplenze assegnate a docenti privi di abilitazione ed esperienza

Abbiamo la doppia fiducia. Abbiamo i ministri, la nuova liaison giallorossa, il nuovo governo, le piazze urlanti e pure un nuovo commissario Ue italiano. Nel frattempo, nel caso qualcuno non se ne fosse accorto, ci mancano gli insegnanti. I professori, quelli che stanno dietro la cattedra. Con la crisi di governo che ci ha impegnato tutta l’estate, ci siamo dimenticati della scuola. E ora per la prima volta i supplenti potrebbero raggiungere anche quota 200mila. Con l’aggiunta che quest’anno sarà ricordato pure per il numero record di supplenze assegnate a docenti privi di abilitazione ed esperienza.

Mentre si litigava tra i banchi del Parlamento, bambini e ragazzi hanno ricominciato a popolare i banchi delle loro scuole. E il ritorno è un vero e proprio caos. Da Nord a Sud, non manca giorno in cui dalle scuole italiane non arrivino comunicazioni sulle cattedre ancora vuote e i posti che dovranno essere riempiti da supplenti, anche senza abilitazione e al di fuori delle consuete graduatorie. Un bollettino di guerra giornaliero.

In Veneto mancano all’appello 8mila professori. In Lombardia 13mila. In Liguria le cattedre vuote saranno 700, in Campania 900. Servono professori di italiano, matematica, fisica, informatica e discipline tecniche. E soprattutto insegnanti di sostegno. In una scuola di Bologna non se ne trovano 28 sui 36 previsti.

Neolaureati o disoccupati ogni giorno bombardano le caselle di posta delle scuole candidandosi per i posti vacanti e che non potranno essere coperti da docenti provenienti da graduatorie

L’ipotesi è che quest‘anno ci saranno 150-170mila posti vuoti e altrettanti supplenti. Ma, secondo Orizzonte Scuola, questa numero potrebbe avvicinarsi addirittura a 200mila. Una cifra record che non si era mai vista. Tanto che la Commissione europea è pronta ad aprire una nuova procedura di infrazione contro l’Italia per il ricorso reiterato ai contratti a tempo determinato nella scuola. Visto che, a conti fatti, un insegnante su cinque è precario.

Con il risultato che molte di queste supplenze andranno a docenti privi di abilitazione ed esperienza. Negli ultimi mesi, in un’Italia in cui l’occupazione cresce sì ma non quella di qualità, sono esplose le messe a disposizione. Mad, in gergo scolastico. Neolaureati o disoccupati ogni giorno bombardano le caselle di posta delle scuole candidandosi per i posti vacanti e che non potranno essere coperti da docenti provenienti da graduatorie. Altro che reddito di cittadinanza. Le email sono talmente tante che le scuole si stanno attrezzando per evitare la congestione delle caselle di posta. Per esser chiari, la chiamata da Mad può avvenire se, dopo lo scorrimento di tutte le graduatorie, comprese quelle di circolo e di istituto, occorre ancora procedere alla copertura di posti di personale docente. Anche senza esperienza, abilitazione e quant’altro. Proprio quello che avverrà quest’anno. I presidi, davanti alle cattedre vuote, non hanno alternativa.

L’Italia ha la quota maggiore di docenti ultra 50enni (59%) e dovrà sostituirne circa la metà entro i prossimi dieci anni

Di chi è la colpa? Da una parte dell’incapacità di programmazione del Miur. Dall’altra il sistema di immissioni in ruolo è più che complicato, con metà assunzioni dalle graduatorie a esaurimento e metà dai concorsi. Il problema, però, è che molte classi di concorso delle graduatorie a esaurimento sono esaurite.

Bisognava pensarci per tempo prima dell’estate insomma. L’ormai ex ministro dell’Istruzione Marco Bussetti aveva pure annunciato l’avvio delle procedure concorsuali per 24mila posti alle superiori, ma il concorso non è mai partito. E lo stesso vale per il “decreto scuola”, approvato “salvo intese” nell’ultimo consiglio dei ministri pre-crisi del 6 agosto, finendo poi in soffitta.

Il neoministro Lorenzo Fioramonti, ora, ha detto che metterà mano al decreto, seguendo anche le indicazioni dei sindacati. Ma prima del 2020, a questo punto, non si vedranno nuovi concorsi né nuove immissioni. Senza dimenticare la pensione anticipata con quota cento voluta dalla Lega: da sommare agli insegnanti che lasciano le cattedre per vecchiaia, ci sono i circa 17mila i prof che, usufruendo della norma, sceglieranno di uscire dalle classi. Lo dice anche l’Ocse: l’Italia ha la quota maggiore di docenti ultra 50enni (59%) e dovrà sostituirne circa la metà entro i prossimi dieci anni.

Oltre al record di abbandoni scolastici degli studenti, ora potremmo segnare anche il primato per gli abbandoni dei docenti. Ma intanto abbiamo un nuovo governo, e un nuovo ministro al Miur.

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