Crisi su crisiUno schiaffo per Gigino, Whirlpool non crede a Di Maio

Nello stesso giorno in cui le “disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali” sono state pubblicato in Gazzetta Ufficiale, l’azienda fa marcia indietro: il decreto imprese non basta, serve un piano produttivo per lo stabilimento di Napoli. A rischio 410 lavora

Il “decreto imprese” e gli ammortizzatori sociali previsti non bastano. Whirlpool snobba Luigi Di Maio, scrivendo nero su bianco che il decreto voluto dal ministro uscente non serve a garantire la sopravvivenza di lungo periodo dello stabilimento di Napoli. Nello stesso giorno in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il testo sulle “disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali”, l’azienda ha fatto marcia indietro. Quello che serve, dicono, non è una «norma salva Whirlpool», ma «una nuova missione produttiva» per la fabbrica napoletana.

La multinazionale degli elettrodomestici irrompe così nella crisi di governo, con una nota a orologeria a pochi giorni dal prossimo incontro previsto al Mise. Una comunicazione che, dopo il no all’accordi di ottobre, ha fatto ripiombare nello sconforto i 410 lavoratori della fabbrica, che hanno presidiato per tutta l’estate il sito produttivo, sperando di aver salvato il posto di lavoro dopo l’approvazione del decreto “salvo intese”.

Nella nota, Whirlpool sostiene che gli interventi contenuti nel decreto imprese (approvato poco prima dello scoppio della crisi di governo) non sarebbero sufficienti a «garantire la profittabilità dello stabilimento di Napoli». Nonostante la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, il provvedimento non assicurerebbe la competitività nel lungo periodo.

Il decreto prevede un finanziamento di 16,9 milioni di euro per il biennio 2019-2020, considerando la messa in solidarietà al 60% di quasi tutti i 5.500 dipendenti di Whirlpool in Italia. «Questa non è un’opzione in quanto non in linea con il piano industriale 2019-2021», scrivono dall’azienda. «Inoltre, il potenziale beneficio sarebbe distribuito su tutti i siti italiani e non rappresenterebbe un intervento strutturale per il futuro a lungo termine di Napoli, soprattutto se comparato agli sforzi e agli investimenti pari a circa 100 milioni di euro messi in campo dall’azienda negli ultimi anni». Whirlpool, dicono, «ha sempre confermato la volontà di voler garantire la continuità industriale dello stabilimento e i massimi livelli occupazionali per dare un futuro sostenibile a Napoli». Si ribadisce così «che l’unica soluzione percorribile è dare una nuova missione produttiva al sito. Whirlpool Emea è pronta a presentare nel dettaglio la nuova missione industriale per lo stabilimento di Napoli e per i suoi 410 dipendenti».

Per come è scritta la norma, la cifra non è effettiva né strutturale. Al primo incontro del tavolo tecnico tenutosi a luglio abbiamo già chiesto al governo di modificarla per sostenere investimenti utili a far tornare competitivo lo stabilimento sul lungo periodo

Nessuna sorpresa, almeno per una parte dei sindacati. «Che il provvedimento del governo avesse colto solo in parte le nostre richieste e non fosse ancora sufficiente a far cambiare idea a Whirlpool lo avevamo detto subito», ha detto Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore degli elettrodomestici. «Ma costituisce un punto di partenza importante su cui lavorare. Whirlpool non cerchi alibi e anzi ci aiuti a chiedere quelle modifiche che sono necessarie a dare una svolta alla vertenza». Ma, fanno notare, «per come è scritta la norma la cifra non è effettiva né strutturale. Al primo incontro del tavolo tecnico tenutosi a luglio abbiamo già chiesto al governo di modificarla per sostenere investimenti utili a far tornare competitivo lo stabilimento sul lungo periodo». Al prossimo incontro, suggeriscono, «sarebbe utile che partecipasse anche la Regione Campania, che a suo tempo si è detta disponibile a dare un contributo se ci sarà una soluzione davvero sostenibile».

Più dura la Fiom, che attacca l’azienda. «Il management di Whirlpool mette in discussione l’accordo sottoscritto a ottobre scorso, e ancora una volta lo fa rilasciando una nota stampa, ennesimo schiaffo alle lavoratrici e ai lavoratori dello stabilimento di Napoli», ha spiegato Barbara Tibaldi della segretaria nazionale. «Occorre riprendere la trattativa ripartendo dal punto dove c’eravamo lasciati e cioè dall’impegno dell’azienda a preparare un piano quinquennale di rilancio dello stabilimento di Napoli, a partire dall’implementazione della produzione delle lavatrici». Il prossimo incontro è previsto per il 6 settembre. «A questo punto della vertenza», dice Ficco, «è essenziale che ci sia continuità nella gestione della vertenza e che, comunque si concluda la crisi di governo, si parta da quanto discusso fino a ora, si migliorino le proposte in campo e quindi si provi davvero tutto insieme a salvare la fabbrica di Napoli».

I lavoratori, durante l’estate, si erano appellati anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E dopo la nota di Whirlpool hanno risposto con un comunicato in cui accusano l’azienda di volersi sottrarre «a un accordo firmato a un tavolo ministeriale, non rispettando gli impegni presi con i suoi lavoratori e il Governo». Gennaro Saiello, consigliere regionale 5S, ha chiesto ora all’azienda «un nuovo piano industriale che come governo siamo pronti a sostenere mettendo in campo ogni iniziativa possibile». Ma con il cambio di casacca al ministero dello Sviluppo economico, i tempi potrebbero allungarsi. E le situazioni in bilico su tutto il territorio nazionale sono centinaia. Lo stesso decreto imprese, che non è stato ancora definitivamente varato, dovrebbe affrontare problematiche che coinvolgono oltre 240mila lavoratori.

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