Radical ChocA Roma si boccheggia per la monnezza, ma la Raggi vorrebbe cavarsela con il “riciclo creativo”

La città di dibatte nei miasmi dei rifiuti abbandonati per strada, ma le soluzioni latitano. A protestare, per ora, sono soprattutto i dipendenti delle partecipate, ma forse è il caso che scendano in piazza i romani

Mentre a Copenaghen Kristian Ghedina inaugura la pista di sci sul tetto del nuovo termovalorizzatore (fornirà elettricità a 30 mila famiglie e calore a 72 mila, bruciando 450 tonnellate di rifiuti all’anno), i romani, che non sanno sciare come Ghedina, continuano a fare lo slalom nella monnezza. I più bravi si esibiscono nella serpentina, detta anche “corto Raggi”, che consiste nello zigzagare agilmente tra sacchi neri e materassi sfondati. I meno atletici arrancano col naso turato e stando attenti a non finire in qualche buca. Intanto, i dipendenti dell’Ama denunciano l’emergenza ratti con rischio connesso di leptospirosi, e l’azienda li consiglia di sospendere la raccolta ogni volta che avvistano un roditore.

Raccomandazione superflua per una società già inondata giornalmente da migliaia di certificati medici, tanto che a luglio l’AD ora dimissionario, il sesto in tre anni, ha pensato bene di elargire un bonus di 12 euro “per ciascuna giornata di effettiva prestazione svolta”. Ma topi, volpi e cinghiali non sono una minaccia soltanto per i netturbini. Ormai scorrazzano dappertutto, dilagano nei parchi e nei cortili, potremmo perfino aspettarci di incontrarne qualcuno, un giorno o l’altro, sui mezzi dell’Atac o nelle vetture del car sharing.

Nella capitale, sempre più spesso le smart o le 500 a noleggio vengono scambiate per cassonetti, e riempite di cartacce, bottiglie di plastica e avanzi di merendine. Tane ideali per le specie selvatiche

Del resto, nella capitale, sempre più spesso le smart o le 500 a noleggio vengono scambiate per cassonetti, e riempite di cartacce, bottiglie di plastica e avanzi di merendine. Tane ideali per le specie selvatiche. Finirà che invece del car sharing faremo il “rat sharing”, il “boar sharing” o il “fox sharing”, in compagnia di qualche bestiola nel bagagliaio o sul sedile posteriore. Una condivisione all’insegna dell’animalismo e della Green Economy: speriamo almeno che non rosicchino l’air bag. E che le compagnie abbassino le tariffe.

E dire che basterebbe seguire l’esempio dei danesi: costruire un bel termovalorizzatore con annessa pista di sci artificiale, facendola inaugurare magari da Sofia Goggia. Così finalmente, oltre a liberarsi della monnezza, i romani avranno un’alternativa al Terminillo. Anche in assenza di neve. Il “Termovillo” sarebbe la degna risposta a Copenhill. E un bello schiaffo alle ecomafie che prosperano sul traffico di rifiuti illeciti e ogni tanto danno fuoco a qualche discarica intossicandoci con la diossina. Ma finora, da quest’orecchio, Virginia non pare volerci sentire. I soli inceneritori che le piacciono sono quelli degli altri, come quando la collega torinese Appendino le ha prestato il suo dopo il rogo del Tmb Salario.

Per Roma la Raggi preferisce gli impianti “di riciclo creativo”: “un luogo dove le persone possono portare oggetti che non usano e che avranno vita nuova. Potrà essere anche un luogo di aggregazione, in Francia li chiamano repair cafè”

Per Roma lei preferisce (lo ha scritto su Fb in quei giorni) gli impianti “di riciclo creativo”: “un luogo dove le persone possono portare oggetti che non usano e che avranno vita nuova. Potrà essere anche un luogo di aggregazione, in Francia li chiamano repair cafè”. Lo vada a raccontare alla gente che boccheggia tra i miasmi. Vedrà che risposte creative. A protestare, per ora, sono soprattutto i dipendenti delle partecipate: il 25 ottobre si fermeranno Ama e Atac, prepariamoci a una giornata infernale. Ma il giorno dopo, che è sabato, perché non indire un grande sciopero dei cittadini? Esiste un comitato contro il degrado, nato un anno fa per iniziativa di un gruppo di donne progressiste e democratiche (soprannominate “le cattive ragazze”), che ha già promosso due manifestazioni davanti al Campidoglio, l’ultima il 7 giugno con l’hashtag #RicominciamoRoma. Ma il 7 giugno il Pd era all’opposizione. Adesso a chiedere le dimissioni di Virginia Raggi è un ex-ministro dell’interno con la felpa, di cui tutti hanno una paura fottuta. Dio non voglia che le cattive ragazze, per non portargli voti, si mettessero un bavaglio giallorosso.

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