Lontanissimi i tempi in cui ci si organizzava per le feste un mese prima, prenotando dai macellai o dai pescivendoli i tagli più pregiati e lavorando su grandi tavoli con le generazioni di nuore, suocere e nipoti riunite a chiudere tortellini e imbottire faraone. Il Natale contemporaneo è decisamente più leggero, più veloce, con meno cucina e più ‘prodotto’.
Parliamo di cibo ma non lo cuciniamo più, o lo facciamo sempre meno, e anche nei giorni di festa questa tendenza è sempre più evidente, di sicuro nelle grandi città. Dove anche per il giorno di Natale, per la Vigilia e per le tante feste degli auguri, la scelta cade sul delivery. Senza traumi, ma con grande consapevolezza dei limiti di chi lavora fino all’ultimo e spesso non ha avuto tempo, modo, voglia, energie da dedicare alla faraona ripiena.
Sarà che le nonne di oggi sono state giovani ribelli negli anni ’60, quando anche sulla rivista gastronomica per eccellenza – La Cucina Italiana, che festeggia proprio in questi giorni i suoi 90 anni di ricerca nel settore – la donna iniziava a comparire in pantaloni e si toglieva sempre di più dalla cucina, a vantaggio di una vita d’ufficio, con sempre meno tempo per i fornelli. Sarà che le mamme di oggi hanno lottato per mettere in cucina i papà, a colpi di Masterchef e ricette scovate su Giallozafferano. Sarà che il delivery è ormai una realtà consolidata con numeri impressionanti e con partnership di grande livello: i ragazzi con i motorini o le bici non ci consegnano più tristi pizze in cartone, ma piatti da ristorante che trasformano la cena in una pausa gourmet. E allora, perché non farlo anche a Natale?
Deliveroo, la piattaforma leader dell’online food delivery, è aperto anche durante le feste (con l’eccezione di poche ore proprio il 25 Dicembre), con le sue consuete proposte. Che negli ultimi mesi sono sempre più legate alla cucina etnica: spopolano i piatti della tradizione americana, come il classico hamburger, e le cucine orientali (giapponese, cinese e indiana). E proprio una di queste, il Poke hawaiano, guida la classifica delle preferenze a Bergamo, Cagliari, Roma, Varese e Verona. Ed è secondo nelle scelte dei consumatori di Firenze, Genova, Padova e Ravenna.
La bowl a base di riso e pesce, che può essere accompagnata anche da frutta esotica, nei progetti di Deliveroo non è più soltanto una sana abitudine alimentare, ma anche un’opportunità per sostenere progetti benefici. Grazie alla collaborazione tra Deliveroo e il brand Pokinho – il Poke sostenibile by Temakinho e disponibile in esclusiva su Deliveroo, fino al 22 dicembre per ogni ordine effettuato attraverso l’App e contenente poke 1€ sarà devoluto a UNICEF Next Generation. Il ricavato sarà destinato allo sviluppo degli Innovation Labs, iniziativa che – all’interno del programma “Generation of Innovation Leaders” – ha l’obiettivo di garantire a centinaia di adolescenti vulnerabili un percorso di apprendimento, alternativo e innovativo, che permetta loro una maggiore integrazione sociale e l’avviamento al lavoro. Così, mangiare ‘esotico’ a Natale garantisce anche una buona azione.
In realtà, moltissimi chef propongono da tempo un Natale ‘delivery’, e dalle cucine dei loro ristoranti offrono ai clienti dei veri e propri menu d’asporto degni del miglior stellato. È il caso di Tommaso Arrigoni di Innocenti Evasioni a Milano, che fin dal 2000 ha deciso di non lavorare il giorno di Natale, ma di lavorare moltissimo prima, per garantire ai suoi clienti di godere di un pranzo di alta cucina, senza alcuna fatica. Da 19 anni fa qualche cambiamento c’è stato, ma non nella sostanza: «Oggi abbiamo un packaging curato e pensato, che prima non avevamo – ci racconta lo chef. Prima facevamo due o tre menu, adesso abbiamo optato per un menu unico che posizioniamo in un box. Negli ultimi anni ci attestiamo sui 150 box ogni Natale, l’organizzazione è fondamentale per far arrivare tutto come dev’essere a casa dei nostri clienti».
Tutto è porzionato e preparato per essere semplicemente rinvenuto (non si scalda, sarebbe come dire che sono piatti di riciclo, e non è proprio questo il caso!) e posizionato sui piatti di portata. A voi scegliere se confessarlo ai vostri ospiti, oppure no. Il menu è completo, dall’antipasto al dolce, e c’è persino la crema al mascarpone per il panettone. Quello, però, tocca comprarlo a parte! Il costo è abbordabile, se pensate che mangerete piatti da cucina stellata: costa 38 euro a persona, un prezzo più che accettabile per evitare ogni sforzo.
Dai mitici macellai e ristoratori Damini, in quel di Arzignano, il Natale è take away e si può ordinare e ritirare quel che si desidera da un menu ricco e della tradizione. La carne, ovviamente, è al centro: piccione alla Rossini, arrosto di vitello, cotechino ma soprattutto un grande bollito con le salse. Gian Pietro e Giorgio sono una vera istituzione del territorio, hanno una stella Michelin e soprattutto si sono distinti per la loro grande capacità di intercettare i prodotti più buoni del nostro Paese e di raccoglierli in una vera e propria boutique del gusto. Se passate per il menu, non potrete fare a meno di raccogliere anche altro.
E se non avete la certezza del numero degli ospiti, ma volete comunque delle ‘scorte’ in casa per affrontare i giorni di festa, il progetto Bonverre può fare al caso vostro: un prodotto artigianale per ingredienti e lavorazione, ma moderno e rivoluzionario per la cottura, che avviene sottovuoto e all’interno di un vaso in vetro, nel quale aromi e profumi si mantengono inalterati per lungo tempo.
Le ricette si possono scegliere tra una vasta gamma, tutte pensate da chef per esaltare il territorio e la tradizione: ogni chef si fa portavoce delle proprie origini, della terra che ama, della cultura in cui è immerso e della propria personale identità. Presentato ufficialmente a Maggio 2019 durante il TEDxVerona, questo nuovo modo di comunicare, preparare e consumare il cibo è un progetto dell’agenzia creativa Aromi, società di consulenza e comunicazione digitale che opera dal 2010 nel settore food and beverage. Due anni di durata del prodotto, gusto garantito dal metodo di produzione, un unico formato da 280 gr corrispondente a 3-4 porzioni e una certezza anche per le feste, con piatti come Oltre alla Bolognese dello chef Daniele Bendanti, L’Aggiadda di Mamma Fina (Calasetta, Sardegna), Il Giallo e il Coniglio del Cappuccini resort di Cologne, Brescia e il Pan dei Siori della Pasticceria Perbellini di Verona.
Tornando ai ristoranti, Koinè a Legnano ha un menu dedicato all’asporto e risolve il pranzo più importante dell’anno a colpi di baccalà mantecato alla ligure, torcione di foie gras d’anatra, lasagnetta di mare o di terra, uovo morbido con crema al Parmigiano e Xmas Claim Chowder, portando il Natale gourmet sulle nostre tavole.
Il giovane Alberto Buratti lo propone da anni e ci racconta che è sempre più richiesto: «In primis c’è un po’ di curiosità, e poi, chi lo ordina si evita lo stress del cucinare per parenti e amici. Per chi lavora il 24 e il 25 mattina è una mezza salvezza. La tradizione vince sempre: i ravioli in brodo sono il piatto che va di più, anche se noi abbiamo dato un menu con alternative di carne e pesce, per accontentare tutti. Il difficile, per noi in cucina, è stato trovare piatti che si “conservano bene” e non soffrono se vengono cucinati prima e consumati dopo».
La proposta di menu da chef, ma con piatti da scegliere da una carta e pagare al chilo, è l’idea di Davide Brovelli, chef del Sole di Ranco (VA). I suoi foie gras sono da premio e quest’anno propone anche l’oca all’arancia, per i veri cultori. Se vi servono anche delle basi, qui le trovate: così da non dover partire da zero se volete impegnarvi (ma non troppo!) ai fornelli. Perché forse il vero segreto del pranzo di Natale è proprio questo: fare il giusto, e acquistare il resto.
Infatti Natale in famiglia è anche sinonimo di gastronomia: una su tutte è la mitica rosticceria Giacomo, che vi aspetta fino a Natale mattina per ritirare i vostri acquisti mangerecci. Nelle proposte tutto il classicissimo menu che ci si aspetta da un milanese DOC, con i tortellini e il brodo a fare da protagonisti. Un’ordinazione nei giorni precedenti, un passaggio rapido, e il Natale è imbandito in tempo quasi zero.
A Roma vince il fritto: e per non preparare almeno gli antipasti, ci pensa Pastella. Basta una telefonata, si prenotano baccalà, carciofi, verdure in pastella e fritto del campo e si ritira tutto entro le 18 del 24 Dicembre nelle sedi al Pigneto o al Mercato Centrale: e in un attimo il Natale è fatto.
L’emblema della gastronomia milanese rimane invece il mitico Peck, sede nei giorni prenatalizi di un vero e proprio assalto all’arma bianca, in una rappresentazione sempre uguale che vale la pena di vivere, se non avete da fare il 24 pomeriggio: non ci sono i numerini come al super – sarebbe del resto poco consono all’ambiente – quindi signore impellicciate e cumenda si litigano l’ultima tartina mentre voi agognate alla vera chicca del Natale: l’iconico patè, con tanto di timbro e logo aziendale. Perché, se non è griffato, che Natale è?