È iniziato il processo a Trump. I democratici già sconfitti nelle loro richieste di avere un vero dibattimento
Martedì 21 gennaio all’una del pomeriggio il leader della maggioranza in Senato, il repubblicano Mitch McConnell, ha dato avvio al processo contro Donald Trump presentando la risoluzione che stabilisce le regole e le procedure del processo, soprattutto per quello che riguarda la possibilità di presentare nuove prove e chiamare nuovi testimoni, come chiedono i democratici e come invece i repubblicani si rifiutano di concedere. La seduta è durata fino a notte tarda perché è stata lunghissima: per ogni emendamento presentato dai democratici le due parti cioè difesa e accusa hanno avuto un’ora ciascuno per la discussione. McConnell all’inizio aveva cercato di accelerare il tutto proponendo un voto unico sull’intero pacchetto di emendamenti, ma i democratici non hanno ceduto e hanno voluto che i senatori votassero ogni singolo emendamento. Alle 11.18 di sera ora di Washington si è conclusa la votazione sul sesto emendamento presentato da Chuck Schumer sulla citazione a testimoniare di Robert Blair – un assistente senior del capo dello staff della Casa Bianca Mick Mulvaney – e Michael Duffey. Alle 11.20, quando questo articolo veniva chiuso, la discussione era ancora in corso e Schumer presentava il settimo emendamento.
Rigettati gli emendamenti proposti dai democratici
Durante il pomeriggio il Senato ha respinto tre emendamenti democratici che richiedevano l’obbligo della Casa Bianca, del Dipartimento di Stato e dell’Ufficio di gestione e bilancio di presentare dei documenti relativi all’Ucraina. Ogni emendamento è stato bloccato con il voto di 53 a 47 ovvero tutti i repubblicani contro e tutti i democratici a favore. Alle nove di sera il Senato ha respinto anche la misura democratica che voleva la citazione in giudizio del capo di gabinetto della Casa Bianca Mick Mulvaney. Il voto è stato lo stesso. Alle 11 il Senato ha respinto la richiesta dei democratici di vedere i documenti del dipartimento della difesa.
Le motivazioni dei manager del processo
Schumer, leader democratico che ha chiamato la risoluzione di McConnell «una disgrazia nazionale. Le regole che vuole imporre McConnell non hanno base né nei precedenti e neanche nei principi della legge». Adam Schiff ha parlato più volte, spesso per rispondere alle dichiarazioni degli avvocati di Trump. Le sue argomentazioni sono state lunghe e hanno travalicato i limiti dell’impeachment, ma si sono estese alla condotta generale di Trump, al suo costante disprezzo per le regole. «Perché questo processo deve essere diverso da qualsiasi altro processo?», ha chiesto Schiff retoricamente.
I difensori di Trump
Siccome i senatori non possono parlare in pubblico, il botta e risposta è stato tra i sette manager democratici e, dall’altra parte, il leader della maggioranza in Senato, il repubblicano Mitch McConnell, e i difensori di Trump, i più in vista l’avvocato Pat Cipollone e il suo avvocato personale Jay Sekulow. La difesa è sempre stata sulla procedura, più che su i contenuti: perché i democratici vogliono nuovi testimoni se hanno condotto un’inchiesta per mesi? Vuol dire che il loro caso non regge. Altra linea difensiva: decidiamo sulla necessità di avere i documenti dopo che accusa e difesa avranno presentato le loro motivazioni, non adesso. Sekulow e Schiff
Lo show televisivo
Per aumentare l’efficacia dei loro discorsi i democratici si sono spesso aiutati con diapositive, grafici e anche con i video delle testimonianze dei testimoni durante le udienze pubbliche di novembre. In due occasioni hanno anche usato video in cui compariva Trump, a colloquio con i giornalisti. Una mossa efficace e che ha anche reso più interessante seguire la discussione.
La citazione del giorno
Il democratico Hakeem Jeffries, uno dei manager, ha chiuso la sua argomentazione sul perché il Senato deve permettere a Mick Mulvaney di testimoniare rivolgendosi all’avvocato di Trump Jeff Sekulow: «Perché siamo qui? Siamo qui, signore, perché il presidente Trump ha abusato del suo potere e poi ha cercato di nasconderlo. E siamo qui, signore, per seguire i fatti, seguire la legge, essere guidati dalla Costituzione e presentare la verità al popolo americano». E poi ha concluso con: «Ecco perché siamo qui, signor Sekulow. E se non lo sai, ora lo sai». «And if you don’t know, now you know» è una citazione della canzone Juicy di The Notorious B.I.G.