Cultura suinaDel maiale non si butta via niente, e Maurizio Milani ne ricava un romanzo favoloso

Torna per Baldini e Castoldi “Il verro ruffiano”, dell’umorista di Codogno. Pagine di scene visionarie e storie assurde, il cui trait-d’union è il mondo del bestiame e dell’allevamento

CHARLY TRIBALLEAU / AFP

Per far diventare il collo più lungo ai suini si è iniziato a mettergli il mangime più in alto. Certo, ci vorrà un milione di anni prima che la specie si evolva, ma qualcuno doveva pur iniziare.
Un giorno si presenta uno vestito bene e dice: «Volete diventare prodotto Slow Food?»
Io: «No, grazie!» Lui: «La saluto, pirla». Io: «Magari più avanti, adesso ce la facciamo ancora senza pubblicità».
Nella nostra azienda abbiamo anche i pannelli solari. Sono cinque anni che sono in cortile pronti da montare. La ditta preposta ha detto che viene domani. Anche le fibre ottiche sono anni che sono pronte per essere messe qui.
A volte bruciavamo i copertoni per far tossire i suini. Anche perché se non li bruciavamo i suini tossivano ugualmente. Anzi, se uno inizia tutti gli altri gli vanno dietro. Senza chiedere al veterinario, do a tutti lo sciroppo. È uno sciroppo per tori, ma va bene per tutte le grosse taglie. A volte un cucchiaino lo prendo anch’io. Non si potrebbe, ma mi aiuta a stare concentrato.

Ieri abbiamo letto sui giornali che circa il 10% della popolazione ha scelto di essere vegetariana o vegana. Parliamo di Occidente, è chiaro. Come ragazzo conservatore sono molto preoccupato per l’economia di ogni settore. In un caso come questo andrebbero in crisi non solo chi trasporta suini, ma tutto l’indotto. Avremmo una proposta da fare ai vari governi: noi formiamo un’associazione di volontari (senza fine di lucro) e ci impegniamo a mangiare il doppio. Questo per non far crollare i consumi del settore salumi e le azioni delle ditte in Borsa. Il governo ci dovrà dare un contributo di 1500 euro al mese, e noi lo spenderemo in uova, carne, formaggi e selvaggina. Tutto, tranne carne di tordo e di daino, sperando che il trend si fermi. Parliamoci chiaro: se il 70% della gente che abita in Occidente diventa vegana, io non posso mangiare trenta uova al giorno.

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Tante scolaresche vengono a visitare l’allevamento dei maialini. Tanti mi chiedono: «Come mai alcuni verri hanno un orecchio mozzato?»
Rispondo volentieri: «Perché tale bestiame è quello rubato, quindi si rende necessario non farne individuare la provenienza, che è sulla marca auricolari, che per legge tutti i suini devono avere».
La maestra: «Però se viene un controllo dei NAS e vede tutti quei suini privi di orecchiume è come trovare un’arma con la matricola abrasa: è chiaro che è stata rubata».
Io: «Ha ragione, maestra, ma se venissi assunto per fare un controllo, prima di sequestrare un verro ci penserei due volte…»
Capita invece che rispondo in maniera diversa a questa stessa domanda: «I suini con l’orecchia mozza sono quelli che sono stati rapiti. I rapitori hanno fatto quel lavoro lì per convincermi a pagare il riscatto».
Maestra: «E lei l’ha sempre pagato il riscatto?» Io: «Sempre! È per questo che sono pieno di debiti!»

da Il verro ruffiano (O l’ultimo vanto), di Maurizio Milani, Baldini & Castoldi

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