Vietato deciderePrescrizione, migranti, Autostrade, fine vita, cannabis, ecco il governo delle mille proroghe e delle zero scelte

Nell’esecutivo domina la mediazione senza un indirizzo politico, una vaghezza di contenuti di cui il premier Giuseppe Conte è il principale esponente. L’idea regolativa è quella di non decidere mai per non scontentare nessuno. Scontentando tutti

A un certo punto, per qualche ora, è spuntata anche l’ipotesi di una nuova mediazione sulla prescrizione, con un fantomatico “lodo Conte ter” per ricomporre la maggioranza, poi smentito subito da via Arenula. Ma l’ulteriore lodo per la riscrittura della norma Bonafede sulla giustizia, per un governo che ha fatto del compromesso al ribasso il suo tratto distintivo non avrebbe stupito nessuno. E infatti poco dopo è arrivata la notizia di un disegno di legge del governo da approvare in Consiglio dei ministri giovedì, insieme alla riforma del processo penale. Un testo che dovrebbe contenere le richieste di tutti, far contenti tutti, e che alla fine però non scalderà nessuno.

Ora che l’era glaciale sembra esser calata intorno a Palazzo Chigi, in tanti si affannano alla ricerca di un indirizzo politico, ma quella che vince è una vaghezza di contenuti sui quali si può dire tutto e il contrario di tutto. E di questa corrente dominante nell’esecutivo, il premier Giuseppe Conte è il principale esponente, quello a cui non bisogna chiedere se è garantista o giustizialista. “Queste contrapposizioni manichee vanno bene per i titoli dei giornali”, ha scritto sui social. Di sistema e antisistema, in perenne equilibrio tra Pd, Cinque Stelle e Italia Viva, tra la piazza dei penalisti e quella di Bonafede.

Meglio non esporsi troppo, restare fermi e galleggiare mentre le acque intorno sono agitate. Così che nessuno possa lamentarsi, soprattutto Salvini. Così ci sono gli argomenti tabù. Dallo ius soli alla cannabis light. Dai migranti al fine vita. Vietato parlarne. L’“equilibrio del terrore”, quello delle urne, è il mood del governo magistralmente guidato da Giuseppe Conte. Inseguito, senza essere trovato, persino dalla Sardine, che non spiccano certo per le posizioni politiche decise.

Prendiamo il dossier Autostrade per l’Italia (Aspi). I Cinque Stelle da mesi sbandierano la revoca delle concessioni, il Pd e Italia Viva frenano. E così il governo si starebbe muovendo verso un intervento congiunto di Cdp e del fondo F2i nel capitale di Aspi, che ha come presupposto la separazione societaria dalla controllante Atlantia. Un intervento pubblico in pratica, in modo da diluire la presenza dei Benetton e far contenti i Cinque Stelle, ma senza scontentare il Pd. Il dato ancora non è tratto, ma il copione è quello.

Lo stesso che ora si riciclerà con molta probabilità nel tavolo “caldo” sull’occupazione che Conte ha inaugurato a Palazzo Chigi per la fantomatica Agenda 2023. Le posizioni al tavolo erano prevedibili. Il Pd ha chiesto di mettere mano al decreto dignità e al reddito di cittadinanza grillino, sul quale sono in corso le audizioni che chissà dove porteranno. I Cinque Stelle vogliono la legge sul salario minimo che mesi fa ormai la ministra Nunzia Catalfo ha depositato. Leu punta invece a modificare il Jobs Act renziano, ovviamente difeso da Italia Viva. E Conte cosa ha fatto? La mossa da mago è stata aver dichiarato di voler puntare sulle famiglie a basso reddito. Tutto qui. In attesa che magari possa individuare qualche strano coacervo di diritto del lavoro. Le capacità del premier sono infinite. Così come le capacità di “ascolto” senza decidere nulla. Dopo l’ennesimo incontro senza esito con i sindacati che parlano di pensioni e gli esponenti di governo che non propongono nulla, pure da Cgil, Cisl e Uil si sono detti stanchi dell’atteggiamento del governo. Si dicono «disponibili», in «ascolto», che «condividono l’impianto» da troppo tempo, insomma. Ma in concreto finora nessuno ha detto nulla di preciso su quale percorso il governo ha intenzione di intraprendere per mettere mano alle pensioni e superare quota 100.

Tutto congelato. Senza spostarsi politicamente di un centimetro rispetto a quella sterilizzazione dell’Iva tanto decantata nella legge di bilancio, che da tempo ci siamo ormai lasciati alle spalle. E così, restando immobili ma predicando la discontinuità, abbiamo rinnovato ad esempio l’accordo sui migranti con la Libia per altri tre anni. Salvo poi inviare una settimana dopo al governo di al Serraj uno striminzito documento di sei pagine in cui si chiedono modifiche all’accordo. Qualche riga che non cambia la natura del memorandum, secondo cui la Libia in guerra continua a essere un porto sicuro in cui rispedire i migranti. «Un’ipocrisia», dice Alessandra Sciurba, presidente della ong Mediterranea. Che nel silenzio del governo ha ottenuto dal tribunale di Palermo il dissequestro della nave Mare Jonio dopo cinque mesi di un fermo iniziato quando al Viminale c’era un tale di nome Matteo Salvini. «Il governo attuale non ha avuto il coraggio di fare politicamente quello che un tribunale ha ritenuto l’unica cosa giusta», ha commentato Sciurba. Mentre lo stesso immobilismo si vede sul fronte dei decreti sicurezza Salvini-Di Maio, le cui modifiche vengono annunciate di tanto in tanto, salvo poi lasciarli tali e quali.

Unico grande slancio politico che si ricordi di questo governo è quello sul blocco a sorpresa dei voli diretti da e per Cina eTaiwan per via del Coronavirus. Un dossier che è letteralmente esploso in mano a un ministro finora rimasto nell’ombra come Roberto Speranza, il solo in quota Leu. Il governo italiano è l’unico al mondo, insieme alla Repubblica Ceca, ad aver adottato finora la sospensione totale. Ma, anche qui, con l’aggiunta di segnali discordanti a livello diplomatico che stanno già creando non pochi problemi nel rapporto tra Italia e Cina, e pure con Taiwan, incluso per errore nello stop ai voli. Generando l’irritazione della Farnesina. Così mentre Di Maio parla di «misure temporanee», Speranza che dice invece che le misure vanno avanti. Ma alla fine, pure il blocco va bene per tutte le stagioni contiane. Sia a quelli nel governo che pensano a evitare nuovi casi di contagio, togliendo pure argomenti alla Lega di Matteo Salvini, che aveva subito azzannato la preda del Coronavirus in chiave elettorale. Sia a quelli che pensano alle conseguenze diplomatiche e commerciali di una misura che, comunque, non impedisce certo l’arrivo dei cittadini cinesi attraverso voli indiretti che transitano in altri Paesi.

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