Il declino di una nazioneCosì Boris Johnson cerca di strangolare la Bbc

Il primo ministro inglese, scontento per il trattamento riservato dalla rete alla questione Brexit ha colpito dove fa più male: il canone. Il governo ha smesso di sopperire al pagamento della quota dei telespettatori over 75. Il network, indebolito, ha dovuto licenziare 450 dipendenti

FRANK AUGSTEIN / POOL / AFP

È «una delle crisi più gravi» della storia della Bbc. Addirittura, di carattere «esistenziale». Secondo Fran Unsworth, caporedattrice del celebre network inglese, i tempi sono bui. E nonostante la British Broadcasting Corporation, fondata nel 1922, sia tuttora un’istituzione fondamentale nella vita sia dei britannici (ogni settimana il 91% la ascolta, la guarda e la legge) che dei non-britannici (420 milioni di persone a settimana, in inglese e in altre lingue), con numeri che farebbero la felicità di qualsiasi editore privato, le prospettive sono plumbee.

Da un lato c’è il nemico numero uno, cioè Boris Johnson. Il primo ministro inglese da tempo attacca il network per il trattamento, a suo dire fazioso, che la rete avrebbe riservato alla Brexit. «Bisogna domandarsi se finanziare una televisione di questo tipo abbia ancora un senso nel lungo termine. Per quanto tempo potrà ancora giustificarlo?», ha chiesto a dicembre 2019, minacciando di sospendere i finanziamenti pubblici. La strada da percorrere, ha lasciato intendere, sarebbe più o meno sulla falsariga dei servizi di streaming a pagamento come Netflix e Amazon.

E proprio questi sono l’altro problema della BBC: i giovani sono sempre meno affezionati al mezzo televisivo. È un fenomeno generale di livello globale, ma gli impatti sono concreti: la fascia d’età compresa tra i 18 e i 34 anni, spiegano in un ben documentato articolo apparso su Le Monde, ha altre preferenze: stanno un’ora su Youtube, 40 minuti su Netflix e dedicano alla vecchia BBC solo 20 minuti al giorno. Troppo poco. Secondo Mark Thompson, che è stato direttore generale della Rete dal 2004 al 2012 e ora è amministratore delegato di The New York Times Company, gli allarmi non sono esagerati: «Le minacce che affronta oggi sono le più gravi dai tempi della sua creazione». Quella che ha davanti oggi la Bbc è una vera e propria «battaglia per la democrazia».

Anche perché gli attacchi di Boris Johnson, non contrastati dall’opposizione (anche a sinistra sono scontenti, dal loro punto di vista, del trattamento della Brexit), sono l’ennesimo tentativo di colpire e irregimentare la rete. Ci provò, senza riuscirci, Winston Churchill. Dopo di lui, Margareth Thatcher progettò, senza mai portarla a termine, la strada della sua privatizzazione. Tony Blair, contrariato per la copertura della guerra in Iraq, provocò al massimo il licenziamento di un direttore. Ma il “monumento” restò sempre lì, invincibile. Cosa può mai fare Boris Johnson? Andare a colpire dove è più debole, cioè il canone. Oggi ammonta a circa 150 sterline annuali (184 euro) per ogni contribuente britannico. Molto di più che in Italia (90 euro, in bolletta) e in Francia (138 euro). Ma non è il più caro: in Germania pagano di più (210 euro). In tutto, arrivano nelle casse 3,7 miliardi di sterline, cioè 4,4 miliardi di euro, pari a tre quarti del budget. In cambio la Bbc si impegna a fornire un servizio universale e imparziale, con attenzione al rispetto delle quote (genere, minoranze, canali dedicati ad arte e religione).

Ebbene, da tempo il gettito è in calo. Dal 2010 al 2017 il montante è stato bloccato. E quest’anno il governo ha deciso di smettere di sopperire al pagamento degli over-75. Una mossa che obbliga la Bbc ad assumersi l’ingrato compito di andare a battere cassa agli anziani (anche se ha deciso di non toccare quelli i titolari di pensioni minime). Solo questo fatto provocherà scontento, impopolarità e servizi scandalistici da parte dei tabloid. Non solo. Il governo sta studiando un provvedimento per depenalizzare il mancato pagamento del canone. Non è un grande cambiamento (solo cinque persone, nel 2018, sono state arrestate per questo motivo), ma senza dubbio è un messaggio simbolico chiaro.

È probabile che alcuni smetteranno di pagarlo. Un lavoro ai fianchi continuo in vista del 2027, anno in cui scadranno i termini della legge che garantisce alla Bbc il pagamento del canone e, prima ancora, in vista del 2022, quando dovranno essere rinegoziati i termini di pagamento (sempre secondo la stessa legge).

Nel frattempo, di fronte alla diminuzione dei fondi, sono stati annunciati il 29 gennaio 450 tagli al personale necessari (recita il comunicato) per i costi e per «modernizzare» le redazioni.

Insomma, dopo 100 anni la Bbc rischia di sparire, o di cambiare in modo definitivo. A sua difesa, però, ci sono anche ottimi argomenti. Prima di tutto, è scorretto accostarla a produttori e distributori di contenuti come Netflix e Amazon. «Noi siamo servizio pubblico», ribadisce Unsworth. «Un luogo fondamentale dove vengono espresse tutte le opinioni, per evitare che le persone vadano a chiudersi nella propria bolla», aggiunge Thompson. E il fatto che sia i pro Brexit che gli anti Brexit se la siano presa con la rete significa che è stata mantenuta una equa distanza sulla questione. Ma c’è di più: la Bbc è un grande finanziatore di progetti televisivi nazionali di successo. Il 94% delle sue spese va in questa direzione e ha contribuito alla nascita e al lancio di format che si sono diffusi in tutto il mondo. Lo conferma Sophie Turner Laing, a capo di EndemolShine (cioè l’azienda che produce The Voice e Masterchef, per fare due esempi): la disponibilità del pubblico permette di arrivare dove le televisioni commerciali, per motivi di budget, «non oserebbero mai».

Il paragone è chiaro: quello che la Francia ha fatto e fa, attraverso incentivi pubblici, per sostenere il suo cinema, il Regno Unito lo attua nell’industria della televisione attraverso la Bbc. Non è solo una questione di soldi e di orgoglio nazionale: è una vera e propria fonte di «soft power», ancora più necessaria oggi, dal momento che, uscita dall’Unione Europea, la Gran Bretagna si prepara ad aprirsi a tutto il mondo.

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