Seppur lentamente ci si sta avviando alla designazione del nuovo presidente di Confindustria. Il voto inizialmente previsto per il 26 marzo è slittato al 16 aprile quando con un inedito sistema di voto a distanza i 160 membri del consiglio generale apporranno la loro scheda in un’urna virtuale.
Secondo la relazione redatta dai tre saggi una larga maggioranza delle associazioni territoriali è schierata con Carlo Bonomi, l’attuale presidente di Assolombarda. E così Milano potrebbe a breve riconquistare il vertice di Confindustria dopo la parentesi del salernitano Vincenzo Boccia e stavolta, rispetto ad altri casi precedenti, sarebbe un successo di squadra, dell’intera associazione.
In competizione c’è ancora la torinese Licia Mattioli che – sempre secondo i saggi – è però molto indietro. E quindi salvo sorprese – mai da scartare – Bonomi dovrebbe diventare presidente in un contesto però del tutto nuovo rispetto a quello in cui aveva lanciato la sua candidatura.
Fino al pre-virus la scelta di Assolombarda ai vertici di Viale dell’Astronomia si configurava come un avvicinamento dell’associazione alle imprese, un ritorno alla supremazia del Nord dell’export e del 4.0 e un’accentuazione dell’autonomia rispetto alla politica. Il tutto in nome di una lotta alle burocrazie interne e una riorganizzazione dei rapporti centro-periferia.
Non sapremo mai come Bonomi avrebbe poi concretamente onorato questi impegni, se con piglio decisionista e approccio radicale (ai limiti della rottamazione) oppure con un programma più graduale. Di sicuro con il coronavirus, la chiusura di una parte consistente delle fabbriche e i rischi che tutto ciò comporta per l’industria italiana, il prossimo presidente dovrà riscrivere la sua agenda delle priorità.
Avrà davanti a sé un foglio bianco, dovrà riempirlo con un programma d’emergenza. E purtroppo, anche da un punto di vista psicologico, non avrà dalla sua la possibilità di usare lo storytelling del modello Milano come avrebbe potuto sicuramente fare fino a qualche settimana fa. In attesa degli eventi, Bonomi fa prove tecniche di leadership e ha destato una certa curiosità la sua ultima e veemente intervista al Giornale (titolo: «Non siamo untori») in cui ricordava che persino i medici da Cuba «li abbiamo fatti arrivare noi, grazie alla nostra rete di relazioni».