Il capo della protezione civile, dottor Angelo Borrelli, ha la febbre alta, sintomo di positività al coronavirus. Il suo predecessore Guido Bertolaso, zar anti Covid-19 della Regione Lombardia, è ricoverato al San Raffaele. Sebbene i dati siano in leggero miglioramento per il quarto giorno consecutivo, ma pur sempre con 683 morti e 3491 nuovi ammalati soltanto ieri, siamo nel mezzo della più grande crisi umanitaria della nostra epoca, chiusi in casa chissà ancora per quanti mesi (sì, mesi, non settimane) a girarci via whatsapp bufale e rimedi miracolosi, dal servizio Rai del 2015 che aveva anticipato il virus creato nei laboratori cinesi a chissà quale preparato antimalarico per curare la malattia.
Tutta robaccia fetida che si somma alla politica estera surreale del governo italiano, ma sarebbe meglio chiamarla capitolazione italiana di fronte ai cinesi e ai russi, lodati e osannati sette volte al dì da Di Maio e compagnia per un pugno di mascherine (acquistate), mentre si lasciano correre gli improperi nei confronti dell’Unione europea che ha cancellato il patto di stabilità, ha annunciato che comprerà i nostri titoli stanziando 750 miliardi, ha sbloccato fondi miliardari che non eravamo stati capaci di spendere e fornito altri aiuti veri, concreti, reali per affrontare l’emergenza e progettare la ricostruzione.
E, invece, tappeti rossi per i progetti egemonici dei cinesi e quelli caotici dei russi con Di Maio dalla Cina con furore, dopo l’enorme successo delle arance rosse di Sicilia. E, poi, da Mosca con amore, come da slogan di propaganda del Cremlino.
Per la prima volta nella storia, soldati e mezzi pesanti russi scorrazzano sul suolo italiano, avendo scelto peraltro di fare il giro lungo, una specie di giro d’onore anticipato, visto che sono partiti dall’aeroporto militare Chkalovskij seguendo la rotta che dal Caucaso va verso la Turchia invece di sorvolare l’Europa che sarebbe stata la strada più breve per arrivare a Bergamo.
Insomma, atterrati domenica sera, ieri pomeriggio erano ancora dalle parti di Fiumicino, se la prendevano comoda, aspettavano la ola dei babbei. E mentre tutti applaudono come se nulla fosse, nessuno si chiede come sia possibile che un paese della Nato abbia potuto decidere di far entrare i soldati russi, peraltro utilizzando strutture militari dell’Alleanza atlantica in quella Pratica di Mare dove Berlusconi aveva fatto incontrare Putin e Bush. Jacopo Iacoboni ha svelato la telefonata Conte-Putin sulla Stampa e, citando fonti governative, ha raccontato anche che «l’ottanta per cento delle forniture russe è totalmente inutile o poco utile al nostro paese».
Insomma, «poco più che un pretesto» per Putin, scrive La Stampa, un pretesto per mettere piede in Italia con una missione della Difesa russa, non del ministero della sanità. Con un centinaio tra generali, colonnelli, maggiori e tenenti maggiori impegnati in passato in teatri bellici e guidati da quel generale Sergei Kikot che altri non è se non l’uomo del Cremlino che in Siria è riuscito a scagionare il dittatore Bashar Assad sull’uso delle armi chimiche contro la sua popolazione e relativi crimini di guerra.
La giornalista ucraina Katia Sadilova, di stanza a Lodi, ha scritto su Facebook che un militare russo arrivato in Italia, intervistato da Rossiya 24, ha detto che nella provincia di Bergamo si occuperà di «totale disinfezione di macchine, strade, acquedotti con una sostanza che uccide agenti patogeni che sarà spruzzata tramite appositi macchinari». Non siamo in grado di verificare la veridicità di questa affermazione, ma il governo italiano sa, come si chiede la giornalista, quali sostanze verranno spruzzate nell’aria e negli acquedotti del bergamasco? «Queste sostanze sono già state analizzate dagli appositi laboratori in Italia? Chi ha dato le autorizzazioni e tutti i permessi neccessari?».
Questa gente adesso gira sulle nostre autostrade vuote, mentre gli italiani stanno chiusi in casa, per volere di Giuseppe Conte e di Luigi Di Maio o forse i due sono soltanto degli inadeguati figuranti totalmente inconsapevoli, cosa più probabile e più inquietante, perché appare poco credibile che da una telefonata di sabato tra Palazzo Chigi e il Cremlino sia partito in un giorno il trasferimento di centinaia di uomini e di mezzi pesanti caricati su dodici aerei militari.
Ecco che a rendere il quadro ancora più preoccupante compare la figura del leghista Paolo Grimoldi, il quale rivendica di aver chiesto lui, il 10 marzo, l’aiuto ai russi per la situazione disperata in cui si trovava l’Italia, rivolgendosi via whatsapp ai nazi tedeschi di Afd, Alternativa per la Germania, per intercedere presso i russi. Il deputato Ulrich Oehme avrebbe così chiamato il deputato russo Leonid Slutsky, il quale avrebbe subito portato la richiesta a Putin. Usiamo il condizionale, per tutelarci dalla possibile mitomania dei personaggi in questione, ma sono proprio il leghista e il nazi a scriverlo sui social e a dirlo pubblicamente.
Conte e Di Maio assistono alla tragicommedia di un paese trasformato in una specie di Siria occidentale con l’autorevolezza di chi ha appena passato la campanella del governo a un leghista, a un nazi e a un putiniano.