Quando gli uomini si liberarono del Covid-19, dovettero fare i conti con una nuova terribile minaccia, la particella Z… E cosa diavolo è la particella Z? Facciamo qualche passo indietro e torniamo, come d’abitudine, ai cari e fatali anni Quaranta – il nostro specchio nero.
È il 1942 quando il francese Jacques Spitz, geniale scrittore di fantascienza, pubblica con l’editore Jean Vigneau un romanzo intitolato “La parcelle “Z””. Rispetto al suo capolavoro di tre anni dopo, “L’occhio del Purgatorio”, portato in Italia da Fruttero e Lucentini per la serie Urania, “La parcelle “Z”” si può considerare qualcosa di meno che uno studio preparatorio; ma per la nostra attualità è qualcosa di più, è un inquietante studio premonitorio.
Il protagonista, Desmaisons, è l’assistente di laboratorio del geniale scienziato Blandin, che ha messo a punto una straordinaria invenzione. Blandin ha scoperto che prelevando in determinate condizioni delle cellule viventi da un soggetto che si è scelto di studiare, queste cellule resteranno, anche dopo il prelievo, nello stesso stato elettrico del resto dell’organismo.
Spostandosi nel campo magnetico terrestre, l’organismo subirà delle variazioni nel suo stato elettrico, che si troveranno riprodotte nella particella prelevata. Ne consegue che «in un piccolo campo magnetico che riproduce in scala ridotta il campo magnetico terrestre, la particella assumerà una posizione corrispondente alla posizione del soggetto nel campo terrestre, vale a dire la superficie del globo. Detto altrimenti, la particella seguirà in scala ridotta gli spostamenti del soggetto nello spazio».
Blandin ha inventato la geolocalizzazione, e la usa in accordo con le forze di sicurezza francesi per seguire su delle mappe magnetiche disposte nel laboratorio gli spostamenti di alcuni agenti segreti sospettati di fare il doppio gioco. Un tecnico dovrà sorvegliare l’apparecchio e rilevare periodicamente le posizioni delle particelle sulle mappe, per poi comunicare il bollettino ai superiori.
Ma la geolocalizzazione non è tutto: Blandin ha scoperto anche il tracciamento dei contatti, perché è nato il sospetto che due degli agenti segreti si incontrino tra di loro. Chiede allora al fidato Desmaisons di studiare gli spostamenti reciproci delle particelle X e Y su una mappa di Parigi.
«Così, la prova era ottenuta: si potevano seguire senza difficoltà gli spostamenti di qualunque soggetto a Parigi. Il procedimento permetteva ormai tutti i controlli, tutte le sorveglianze, anche su larga scala, e poteva prestarsi a varie applicazioni…». E infatti Desmaisons, derogando agli ordini, se ne serve per spiare la moglie Cécile, di cui è gelosissimo: è lei la particella Z a cui fa riferimento il titolo del romanzo.
È possibile che il tracciamento elettronico dei contatti sia un male necessario a sconfiggere il virus. Ma una volta ottenuto lo scopo, sarà meglio che il Leviatano non si metta in testa strane idee da marito geloso, insofferente della libertà delle sue particelle.