Decreto liquiditàI prestiti alle aziende saranno meno veloci del previsto (e forse è un bene)

Il pacchetto per le imprese più grandi è sospeso fino al via libera da parte della Commissione europea. Bisognerà attendere poi le istruttorie delle banche, per evitare che il denaro venga dato in mani sbagliate

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La liquidità promessa dall’ultimo decreto del governo, con i 200 miliardi di garanzie sui prestiti, potrebbe arrivare nelle casse di imprese e professionisti meno velocemente di quanto si crede. Il primo scoglio sarà Bruxelles: il pacchetto di aiuti per le aziende più grandi, anzitutto, è sospeso fino all’ok da parte della Commissione europea. Poi, nonostante siano state semplificate, restano le istruttorie sui requisiti richiesti, che saranno a carico delle banche, che dovranno effettuare le analisi sul merito di credito nel dettaglio prima di erogare i prestiti. Soltanto piccoli commercianti, partite Iva, ditte individuali possono alla fine aspirare ai prestiti immediati fino a 25mila euro, con la copertura pubblica al 100% e senza procedura di valutazione. Per il resto, bisognerà attendere tempi più lunghi.

Poi c’è il capitolo costi. Le commissioni annuali dovute dalle imprese per il rilascio della garanzia Sace sono per le piccole e medie imprese di 25 punti base durante il primo anno, 50 punti base durante il secondo e terzo anno, 100 punti base durante il quarto, quinto e sesto anno. E raddoppiano per le quelle più grandi. «Si applicheranno tassi di interesse bassi, tra lo 0,25% e lo 0,50%», spiega il sottosegretario Pier Paolo Baretta a Linkiesta. Con la possibilità di avvalersi del pre ammortamento per i primi due anni, pagando alla banca solo gli interessi (minimi) e in un secondo momento la somma dovuta. Anche per l’accesso al Fondo centrale di garanzia per le pmi sono previsti tassi bassi intorno allo 0,3%, per coprire i soli costi di istruttoria e di gestione dell’operazione finanziaria (commisurati al tasso di Rendistato, il rendimento medio ponderato di un paniere di titoli di Stato).

Il fatto che i tassi siano vicini allo zero, ma non uguali a zero come chiedeva Italia Viva, accontenta in parte le banche che possono garantirsi margine minimo su un volume così ampio. Ma se si considera che tasso medio applicato ai prestiti con scadenza di un anno lo scorso anno è variato tra il 2 e l’1,85%, il calcolo è che le banche dovranno quindi rinunciare a circa 150 punti base su 200 miliardi, pari a 3 miliardi di ricavi in meno da margine di interesse. Un discreto salasso, che però viene compensato per gli istituti di credito dal poter mettere a bilancio perdite zero. Anzi, con i nuovi criteri le banche avrebbero dovuto inserire anche le perdite attese, che in questo momento di crisi sarebbero state altissime. I minori introiti, quindi, sarebbero in un certo senso tollerabili per le banche. Che però, a maggior ragione, non concederanno nuovi prestiti a prescindere dal merito del credito.

Anche perché la cifra dei 200 miliardi di garanzie attivate non sembrerebbe casuale. Se si guardano i dati della Banca d’Italia sui prestiti in scadenza a un anno a fine 2019, si arriva su per giù allo stesso volume. Il pacchetto del governo sarebbe quindi strutturato soprattutto per garantire il rinnovo dei prestiti già attivi. Cosa che, senza garanzie statali, vista la situazione attuale di crisi, probabilmente le banche non avrebbero fatto. Avviando il credit crunch, con il collasso generale.

Ma a Bruxelles, in questo momento, le maglie sono state allentate. Quello che importa principalmente è che le banche non appaiano troppo sotto stress. E che, nonostante i tassi vicini allo zero, ci sia anche solo una parvenza di mercato. La speranza è che si arrivi a una rapida riduzione del costo del debito delle banche italiane che è esploso e non dà segni di ridursi. Ecco perché i prossimi giorni saranno cruciali. Ma quelli che erano già pronti a comporre il numero delle banche per accedere alle garanzie, dovranno attendere ancora un po’. Anche dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, le disposizioni potranno entrare in vigore solo con il via libera europeo.

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