Nel pieno di quella che in Parlamento la ministra Nunzia Catalfo ha definito una «emergenza mai conosciuta prima nel mondo del lavoro», si sta consumando lo scontro tra il ministero del Lavoro e l’Agenzia delle politiche attive guidata dal professore del Mississippi Mimmo Parisi. Una tensione tra la ministra Cinque Stelle e l’esperto voluto da Luigi Di Maio che ora, dopo mesi di rapporti sfilacciati con la nuova gestione di Via Veneto, sembra esplodere nel bel mezzo della crisi occupazionale a cui l’Italia sta andando incontro.
Dopo l’informativa in Parlamento della ministra, che in oltre 30 minuti non ha mai fatto cenno al ruolo di Anpal nella gestione dell’emergenza lavorativa, Mimmo Parisi ieri è intervenuto davanti alla Commissione Lavoro della Camera dagli Stati Uniti (dove è volato a fine marzo). Ufficialmente, l’ordine del giorno dell’audizione riportava la presentazione della strategia dell’Agenzia delle politiche attive per fronteggiare le conseguenze occupazionali della pandemia.
Parisi ha presentato le sue slide, con qualche informazione sulla storia di Anpal, le iniziative europee anti-Covid, un vago elenco di azioni dell’agenzia e un grafico che mostrava come con la decrescita del Pil cresce la disoccupazione. «Grazie presidente», ha ironizzato qualche deputato.
Ma l’incontro fiume di oltre due ore, tra gli interventi accesi dei deputati di maggioranza e opposizione, si è spostato anche sulla questione della compatibilità del presidente di Anpal con l’incarico part-time appena assunto alle dipendenze della Mississippi State University (come Senior Advisor for European Development in Italy and Europe) e sul tema dei rimborsi spese di oltre 160mila euro – di cui Linkiesta ha dato notizia – mai pubblicati sul sito dell’agenzia. Cose che nell’ultimo mese hanno creato non pochi imbarazzi nel ministero del Lavoro, alimentando i malumori.
L’audizione di Parisi era attesa da più parti. Il giorno prima, il professore italoamericano ha incontrato via Skype i vertici dei Cinque Stelle, ma non la ministra. E la sera stessa del 15 aprile sul sito di Anpal sono comparsi improvvisamente, dopo svariate interrogazioni parlamentari, un documento sul compenso del presidente (176mila euro) e uno su rimborsi per viaggi e hotel di soli 355,40 euro, che risulta evidentemente incompleto.
Mentre sul sito di Anpal servizi, la società controllata dell’Agenzia di cui Parisi è anche amministratore unico, non compare ancora nessuna rendicontazione delle spese. Ed è lì ora che il ministero del Lavoro intende fare chiarezza. In una lettera durissima inviata il 14 aprile dal segretario generale del ministero Raffaele Tangorra all’agenzia si chiede conto infatti del nuovo regolamento sui rimborsi spese che Parisi ha scritto e firmato lui stesso a dicembre 2019 e che ha aperto alla possibilità di viaggi intercontinentali da e per gli Stati Uniti in business class, facendo lievitare i soli costi dei voli in un anno a oltre 70mila euro (cifra che Anpal servizi ha comunicato ad Anpal a febbraio).
Nella lettera, il regolamento viene definito come una «mera determinazione unilaterale» di Parisi che «non sembrerebbe idonea, né capace di produrre effetti», sostenendo che il ministero del Lavoro non ne fosse a conoscenza.
Come abbiamo raccontato su questo giornale, dopo il no del cda di Anpal, Parisi nel ruolo di amministratore della controllata a dicembre 2019 ha approvato un nuovo regolamento sui rimborsi spese che dà la possibilità di non viaggiare in classe economica per i viaggi oltre le cinque ore – come quelli che mensilmente ha effettuato verso il Mississippi.
Ma secondo il collegio dei sindaci di Anpal Servizi, con il quale il segretario generale del ministero dice espressamente di essere d’accordo, Parisi avrebbe sostenuto le sue spese come presidente di Anpal e non come amministratore della società controllata. E quindi non avrebbe potuto approvarsi da solo quel documento, ma sarebbe dovuto passare dalla approvazione del consiglio di amministrazione.
Davanti alla Commissione, Parisi ha spiegato che l’accordo iniziale con il ministero del Lavoro, quello guidato da Luigi Di Maio, fosse di tornare una volta al mese per una settimana negli Stati Uniti. «Ma sono stato anche otto settimane di fila in Italia», ha precisato. E sulle spese, ha sostenuto che «sono tutte attività per svolgere il mio incarico, non ho ricevuto niente di più di quello che è stato dato al mio predecessore», specificando di aver scelto i voli in business class per evitare «problemi di schiena», dovendo fare su e giù una volta al mese.
«Tutta la documentazione è stata fornita al ministero», ha detto. «Stanno verificando. Ad oggi non penso di aver fatto niente di illegittimo. Le spese devono essere condivise con Anpal. Si è iniziato a capire quali spese devono essere attribuite ad Anpal e quali ad Anpal Servizi. Non ho nessun problema a renderle pubbliche». Quanto al regolamento, «ho fatto tutto quello che ero nelle condizioni di fare. Gli errori si fanno, ma non l’ho fatto con le intenzioni di abusare».
Resta da sciogliere ancora il nodo della compatibilità di Parisi con gli incarichi presso la Mississippi State University. Come avevamo anticipato, in difesa di Parisi è intervenuto Palazzo Chigi. Il Dipartimento per gli affari giuridici e amministrativi della Presidenza del Consiglio ha emesso infatti un parere favorevole sulla doppia carica di Parisi.
«Il ministro ha avuto una interlocuzione con gli uffici della presidenza del Consiglio e quindi è stato formulato un parere del Dipartimento affari giuridici e legislativi, che dice che non c’è incompatibilità. Il documento è a disposizione del ministero. Se il ministro decide che è incompatibile, io accetterò la decisione», ha detto il professore. Aggiungendo che sulla sua compatibilità ci sarebbero però anche altri pareri positivi «che non vedono nessuna forma di conflitto».
La decisione ora è nelle mani della ministra Catalfo. Lo stesso Parisi ha ammesso che, dopo l’uscita di Luigi Di Maio dal ministero del Lavoro, con la gestione Catalfo si sono creati «problemi di governance». «Sto predisponendo una istruttoria tecnica in cui si fa presente che Anpal è una agenzia autonoma», ha detto Parisi. «Il ministero può sorvegliare ma il potere politico non può interferire. Sorveglianza non è interferenza». E di interferenze da parte del ministero del Lavoro in Anpal nelle ultime settimane ce ne sarebbero state tante, con i consulenti della ministra che – a fronte degli scarsissimi risultati del professore – imperversano ormai nella agenzia.
Ma la ministra non si è fatta attendere e poco dopo l’audizione di Parisi in una nota ha spiegato che il ministero del Lavoro avrebbe invece competenza nell’indirizzo politico in materia di politiche attive. All’Anpal, ha precisato Catalfo, «compete il mero coordinamento della rete dei servizi delle politiche del lavoro nel rispetto delle competenze costituzionalmente riconosciute alle Regioni e alle Province autonome», aggiungendo che al dicastero di via Veneto spetta il potere di indirizzo e vigilanza sull’Anpal e che «si è sempre e solo attenuto all’esercizio delle sue prerogative istituzionali».
Uno scontro a distanza tra i due enti che in piena emergenza dovrebbero invece collaborare, che mette in allarme le diverse forze politiche. «In un momento di necessità come questo, si evince la diatriba tra i due enti», dice Claudio Durigon della Lega. «Non c’è colloquio tra Ministero e Anpal. È evidente che è anche un problema interno ai Cinque Stelle, che evidenzia la disgregazione tra il mondo Catalfo e il mondo Di Maio».
Le richieste di dimissioni e sostituzione di Parisi alla Camera e al Senato sono arrivate alla ministra Catalfo da tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione, Cinque Stelle esclusi. «Il presidente di Anpal purtroppo non ha chiarito nulla», dice Camillo D’Alessandro, capogruppo di Italia Viva in Commissione Lavoro, dopo l’audizione. «Confermiamo la nostra richiesta di dimissioni. Parisi ha detto di aspettare un ultima parola da parte del Ministro del Lavoro: non aspetti e si dimetta. In Italia si combatte una “guerra” e lui è in America».
Il piano industriale di Anpal, quello che il cda della agenzia lo scorso 26 marzo non ha approvato, nomina l’emergenza Covid-19 solo due volte, dedicandovi meno di dieci righe su 119 pagine. Senza dimenticare che c’è ancora da risolvere la questione dei 654 precari storici dell’agenzia, in attesa della stabilizzazione prevista dal decreto salva imprese. Un’altra delle questioni che Parisi non ha ancora chiarito. Circa 260 contratti scadono a luglio e altri 260 a settembre.
L’emergenza occupazionale potrebbe esplodere presto proprio nella stessa Agenzia che dovrebbe invece trovare un lavoro a chi non ce l’ha.