Portavoce è una parola di cui dieci anni di propaganda grillina ci hanno allenato a ridere. Abbiamo sghignazzato, e con buona ragione, quando qualche soldatino della Casaleggio Associati si faceva avanti tutto impettito e si definiva “cittadino portavoce”. E abbiamo sogghignato più amaramente quando Beppe Grillo, straripando sul palco dei V-Day con l’ego fuori dai pantaloni, insisteva di essere lui pure un mero portavoce, un megafono della volontà generale dettata dalla piazza o dalla rete. Forse avremmo riso di meno, e tremato di più, se avessimo sbirciato nei classici dell’antropologia e della storia delle religioni. Portavoce è infatti una parola chiave degli studi sullo sciamanesimo. Quando cade in trance, lo sciamano diventa il portavoce degli spiriti, che parlano attraverso di lui. Dagli anni Trenta, con l’avvento dei capi totalitari, venne naturale estendere questa nozione alla psicologia politica, e osservare sotto una luce sciamanistica il legame tra il capo e la folla. Ne sarebbe nata molta paccottiglia occultistica, ma anche qualche pagina chiarificante.
Carl Gustav Jung era sconcertato dall’insignificanza di Hitler. Quando lo vide, gli sembrò un Popanz – un fantoccio, una marionetta. «È come una maschera, ma non c’è niente dietro quella maschera», disse a un’intervistatore nel maggio del 1939. Erano tutte metafore sciamanistiche: a muovere quella marionetta e a dar voce a quella maschera erano infatti gli spiriti del popolo tedesco. Tre anni prima, nell’ottobre del 1936, era stato ancora più esplicito: «Esistono due tipi di dittatori. Il tipo del capovillaggio e il tipo dello stregone. Hitler appartiene alla seconda categoria. È un medium. (…) Hitler è il portavoce (mouthpiece) degli dèi, come nei tempi antichi». Uno psichiatra sodale di Jung e suo traduttore in inglese, Helton Godwyn Baynes, estese l’intuizione del maestro per farne un libro genialmente stravagante e oggi dimenticato, Germany Possessed (1941). L’ipotesi principale è riassunta così nel primo capitolo: «Hitler è un medium il cui potere sul popolo tedesco si fonda sulle stesse basi primitive del potere dello sciamano».
Questi precedenti tornano utili non tanto per insinuare l’idea che i grillini siano i nuovi nazisti (anche volessero non ne sarebbero capaci), quanto per ricordarci che nella storia culturale dell’umanità la funzione del “portavoce” non nasce con la rappresentanza democratica, ma con la trasmissione degli spiriti e degli stati psichici collettivi. A questi spiriti sopiti, la nullità proteiforme dei Cinque Stelle ha offerto il megafono gracchiante di un vecchio comico, nonché una piattaforma scassata, un blog, una galassia di pagine internet: i suoi medium, in tutti i sensi – del resto, da metà Ottocento ai giorni nostri la storia delle tecnologie della comunicazione e la storia dello spiritismo corrono affiancate, come ha mostrato Steven Connor in La voce come medium (Luca Sossella editore).
Ma la nostra sciagura è che Casaleggio non ha scelto un momento qualunque della storia europea per installare i megafoni, e i suoi sciamani ignari hanno raccolto, amplificandole fino a renderle assordanti, le voci degli spiriti più immondi. E così, tra i tanti esempi di ventriloquio politico, Grillo chiudeva i suoi comunicati con la formula «In alto i cuori», senza sapere di essere posseduto dalla versione italiana dello Horst-Wessel Lied nazista; allo stesso modo, le marionette incravattate che popolano i banchi del Parlamento per conto della srl hanno rilanciato di volta in volta la propaganda di Putin o quella di Assad, le menzogne sui vaccini o le menzogne sulle ong, i Protocolli dei Savi di Sion o anche – è cronaca di questi giorni – l’eterno stereotipo antisemita dell’usuraio Shylock, della cui storia, c’è da scommettere, ignorano tutto l’ignorabile. Questo però non gli impedisce di dar fiato alle trombe. Loro sono soltanto – ridete ancora? o già tremate? – portavoce.