Dalle 10 di ieri mattina l’Inps ha smesso di erogare gli assegni ordinari del Fondo di integrazione salariale (Fis). Sul sistema informatico con cui i dipendenti istruiscono le pratiche è apparso un messaggio d’errore e tutto si è bloccato. Motivo: i soldi stanziati dal decreto Cura Italia per le domande in deroga dell’emergenza Covid sono finiti. Uno stop prevedibile, dicono molti. Ma si confidava nell’approvazione tempestiva del fu decreto aprile, ora diventato maggio. Atteso non oltre il 15 di aprile, con una nuova immissione di denaro, e invece ancora in balia delle discussioni della maggioranza.
Il decreto Cura Italia, vista l’emergenza Covid, ha esteso l’assegno ordinario del Fis anche alle aziende che occupano mediamente più di cinque dipendenti (prima il requisito era oltre 15), purché assunti alla data del 23 febbraio, eliminando il tetto aziendale per stabilire l’ammontare della prestazione (che finora non poteva essere superiore a quattro volte l’ammontare dei contributi ordinari dovuti dal datore di lavoro).
Il Fondo è stato integrato con uno stanziamento di 1.347,1 milioni di euro. Specificando che «l’Inps provvede al monitoraggio del limite di spesa», e che oltre questo limite non sarebbero state prese in considerazione ulteriori domande. Ora il limite è stato raggiunto. Restano solo 500 milioni di avanzi del Fondo, quindi si potrà procedere per le domande delle imprese che rientravano nei requisiti prima delle modifiche inserita nel decreto Cura Italia. Per le prestazioni in deroga, concesse a causa della emergenza Covid, c’è lo stop.
L’ipotesi del governo, stando alle prime bozze del decreto Cura Italia, è che a usufruire dell’assegno allargato sarebbe stato il 40% delle aziende con più di cinque dipendenti, per un totale di 2,5 milioni di addetti. Una stima in difetto, probabilmente. Visto che finora, secondo gli ultimi dati Inps aggiornati al 7 maggio, le domande di assegno ordinario arrivate sono 193.397 per un totale di oltre 3 milioni di beneficiari. Di queste domande, 1.573.882 risultano essere con pagamento a conguaglio già pagate, e 1.431.608 con pagamento diretto in corso. Le domande attualmente in istruttoria sono 152.000. Di queste 81.000 sono state autorizzate.
Si tratta delle aziende del commercio, servizi e turismo, tra le più colpite nel periodo di lockdown, che non rientrano nella cassa integrazione ordinaria né in quella in deroga e che appartengono a settori nell’ambito dei quali non sono stati stipulati accordi per l’attivazione di un fondo di solidarietà bilaterale.
In realtà, che i soldi del decreto Cura Italia non sarebbero bastati si sospettava dall’inizio. Ma si confidava nella nuova immissione di “soldi freschi“ del decreto aprile, annunciato dal governo entro Pasqua. Tanto più che le procedure per erogare gli assegni ordinari del Fis sono state le ultime a essere implementate dall’Inps. Il messaggio che ha dato il via alla lavorazione è arrivato ai dipendenti solo lo scorso 16 aprile. Dopo poco più di 20 giorni, quando non è stata erogata neanche la metà delle domande arrivate, i soldi sono finiti. Le altre, al momento, non possono essere più autorizzate e pagate. Nella speranza che il decreto aprile, trasformato in maggio, non diventi alla fine “decreto giugno”. Anche perché tutte le prestazioni con causale “Covid-19” hanno un tetto di spesa, e prima o poi i soldi finiscono. E anche i fondi della cassa integrazione ordinaria sono agli sgoccioli.