Mattarella non basta Maggioranza populista, opposizione sovranista. Perché l’Europa dovrebbe fidarsi di noi?

Il Movimento Cinque Stelle è diviso in quattro e in calo di consensi, il Partito Democratico sembra incapace di affermarsi, la Lega è guidata da un avventuriero che vuole uscire dall’Unione europea. Berlusconi è ridotto al minimo. Renzi è l’unico che ha idee, ma è considerata antipatico. Molti auguri all’Italia

Afp

La situazione italiana è caratterizzata da: il primo partito in parlamento diviso in quattro e in calo di consensi, con un leader fondatore silente e inutile, un leader ombra sparito dai radar, un ex capo che manovra nell’ombra, un leader fantoccio. 

Il secondo partito ha un leader poco autorevole incapace di affermarsi che parla sempre di cose lontane, nuovi modelli di sviluppo, palingenesi e appelli al buon cuore. Una rappresentanza parlamentare e governativa incapace di produrre una linea riconoscibile. Consensi stabili ma certo non in una crescita che annunci una vittoria determinante. 

Il terzo partito di governo, Italia Viva, ha un leader autorevole ma “antipatico” che però ha la capacità di dire le cose che caratterizzano il dibattito politico. Tutti tendono a trovare un distinguo per non riconoscerne il ruolo che porrebbe la questione: perché non ascoltate e persino perché non lo fate governare?

Ma Matteo Renzi non pare godere di un consenso significativo e pare anche disinteressato alla costruzione di un legame con il territorio che gli permetterebbe forse di presentarsi con un pacchetto di consensi determinante per formare le future maggioranze: a Renzi pare interessi principalmente l’iniziativa a livello del governo nazionale. 

C’è poi un’altra componente di governo Leu, ma non vorrei offensivo considerandola solo una parte della componente di sinistra del Partito democratico.

L’opposizione è caratterizzata da un partito guidato in assoluta predominanza da uno spericolato avventuriero politico (un free rider) esposto solo agli umori del suo elettorato (ascultato dai social) che dopo aver raggiunto livelli molto significativi di consenso oggi appare in rapido ridimensionamento. La Lega rimane il primo partito nei sondaggi e Salvini rimane al di là delle sue capriole l’uomo che ha in testa di condurre l’Italia a una voluta o inconsapevole frattura con l’Unione europea. Anche i suoi colleghi di partito ne avvertono la pericolosità e la estemporaneità.

La destra di Meloni è sempre la destra italiana di antica memoria con una propria cultura istituzionale con forti pulsioni populiste e stataliste. Cresce ma non sembra poter diventare dominante all’interno dello schieramento di centro destra. 

C’è poi quello che resta di Berlusconi che come il vino invecchiando è diventato più bevibile, anche lui potrebbe essere un interlocutore delle forze che contano nei mercati finanziari e nella Unione. Ma quanto dura e quanto può contare? 

Poi ci sono le forze sociali: quella padronale è alla ricerca costante di coperture anche se in nome della propria autonomia pigra dal punto di vista degli investimenti e scarsamente innovativa in termini di prodotti. Dall’altra parte, il maggiore sindacato dei lavoratori dipendenti favoleggia di nuovi modelli di sviluppo, se la prende con gli imprenditori che pensano al profitto e spinge per sussidi indifferenziati. E guai a toccare i pensionati! Poi ci sono sei milioni di immigrati che sono i veri proletari senza tutele.

Scusate perché gli altri governi europei dovrebbero aver fiducia dell’Italia?

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