La disputa sugli aiuti a Fca è diventata una specie di spartiacque che ha riaperto la battaglia politica nel Partito democratico, sopita nella fase dura della crisi del covid-19. La vicenda ha messo in luce il protagonismo di quella parte dei dem che si riconosce nelle posizioni del vicesegretario Andrea Orlando, che si può definire la “sinistra” del partito, e che ha nel ministro Peppe Provenzano e nel responsabile economico Emanuele Felice i suoi principali esponenti, oltre al vicesegretario. In questa discussione anche il nume tutelare di Nicola Zingaretti, Goffredo Bettini, ha sposato le tesi di Orlando, mentre il segretario è stato come al solito più cauto.
Quest’area di sinistra si muove in modo coordinato e insistito, al punto che non sembra fuori luogo ipotizzare una sua “opa” sul Pd quando verrà il momento. Si tratta di un’area minoritaria ma che potrebbe trarre vantaggio da una radicalizzazione nel dibattito politico.
Soprattutto dopo la pandemia, con un paese alle prese con un’inedita crisi sociale nella quale potrebbero germogliare linee in contrasto con il riformismo degli ultimi anni coltivato in vario modo, non sempre brillantemente, dal Partito democratico.
In questo quadro Goffredo Bettini sembra spostarsi su posizioni ideologicamente più radicali, immaginando un Pd spostato a sinistra e alleato di un’area liberal-democratica e magari con un pezzo dei grillini.
Non è chiaro se consideri insufficiente la direzione politica di Zingaretti, ma di certo le distanze fra l’allievo e il maestro sono cresciute. Presto se ne saprà di più: Bettini sta ultimando un libro che potrebbe essere la piattaforma “ideologica” della nuova tendenza di sinistra.
Orlando, con il quale abbiamo parlato, ha tenuto a chiarire che la sua uscita affronta una discussione fondamentale sulla politica industriale che non va letta con gli occhiali delle consuete lotte politiche.
Il vicesegretario ha spiegato che il senso della sua presa di posizione va collegata con la trattativa che il governo dovrà fare con le grandissime aziende, compresa Fca, a proposito delle garanzie statali sul prestito bancario da essa richiesto.
Sono appunto le garanzie già previste nel decreto per le piccole e medie imprese. Il ministro per l’economia Roberto Gualtieri, forse anch’egli nel mirino di Orlando, ha chiarito che queste condizionalità verranno poste anche alle grandi imprese. Sembra chiusa qui.
Ma se la questione era su come specificare la questione delle condizionalità, era proprio necessario tutto questo polverone polemico? Sarebbero bastate un paio di telefonate a Gualtieri, soprattutto da parte del collega di governo Peppe Provenzano, che piuttosto inusualmente è sceso in campo a sostegno del vicesegretario critico con il governo di cui fa parte. Insomma, che cosa sta succedendo al Nazareno?
L’uscita di Orlando sulla Fca peraltro ha fatto seguito a tutta una serie di prese di posizione che prese nel loro insieme evocano un certo fastidio per la grande industria e inneggiano a una nuova supremazia dello Stato nell’economia.
È vero che nel frullatore mediatico le questioni complicate diventano altra cosa ma il numero due del Partito democratico sapeva che ogni sua sortita sarebbe diventata una bomba. È stato così quando La Stampa interpretò le sue parole come un auspicio che lo Stato entrasse dei cda delle aziende; così quando le sue parole pronunciate a una riunione del Pd milanese («Nelle prossime settimane vivremo una serie di attacchi al governo finalizzati alla sua caduta, ispirati anche da centri economici e dell’informazione») vennero interpretate come un attacco ai recenti cambi proprietari a Repubblica e La Stampa; così con la sortita sulla Fca.
Se è vero che tre indizi fanno una prova, possibile che non si sia di fronte a una precisa strategia?
Vedremo se questa nuova sinistra insisterà a caratterizzarsi e se per questo creerà dei problemi al segretario. Il quale, da parte sua, ha intensificato il rapporto con le correnti riformiste, da Base riformista di Lorenzo Guerini ai gentiloniani come Enzo Amendola. Prima o poi un congresso ci sarà, e forse è per questo che la lotta politica nel Pd è ripresa: anche al Nazareno il lockdown è finito.