JazzmaniaSorpresa, altri due dischi e una serie Netflix imperdibili

Le commoventi otto puntate di The Eddy, un favoloso album di motivi ostinati alla Keith Jarrett e un omaggio spaziale a Dizzy Gillespie

Netflix

Sarà l’introspezione forzosa causata dalla quarantena o chissà che cos’altro, ma per l’ascoltatore di musica è un momento fecondo per il jazz, almeno dal punto di vista delle cose notevoli che circolano in questi tempi di pandemia. Pochi giorni fa abbiamo scritto di quattro nuovi album che piaceranno anche a chi non ama la musica improvvisata, ora non solo sono usciti altri due formidabili dischi, ma c’è anche una favolosa serie tv Netflix in otto puntate dedicata al jazz, girata e prodotta dal regista di La la Land Damien Chazelle.

The Eddy, serie Netflix
Cominciamo da The Eddy. È la storia di un jazz club della periferia di Parigi e della sua band residente, fondati entrambi da un importante musicista americano che per ragioni personali ha smesso di suonare, assieme a un suo amico francese di origini algerine impelagatosi in vicende più grandi di lui.

C’è una storia commovente di rapporti personali e familiari e, sullo sfondo, una traccia da poliziesco francese ambientato in un’esteticamente favolosa Parigi multietnica e multiculturale. Ma è la musica, il jazz, a dominare la sceneggiatura ancora più di quanto sia stata protagonista in Treme, la serie Hbo su New Orleans.

La musica è bellissima, a cominciare dal brano The Eddy dedicato al locale. Gli autori dei brani originali sono Glen Ballard e Randy Kerber: Ballard è il coautore, tra mille altre cose, di Jagged Little Pill di Alanis Morissette.

Aaron Parks, Little Big II: Dreams Of A Mechanical Man
Se vi piacciono i motivi ostinati, ovvero le melodie ripetute incessamente durante tutta la composizione, cioè se vi piacciono Keith Jarrett e Brad Mehldau, questo è il disco per voi. Ma anche se vi piacciono la ricerca filologica di Bill Frisell sull’Americana e Più in generale la musica indie di questa epoca questo è il vostro disco.

Aaron Parks è un pianista di Seattle che si è fatto le ossa nei gruppi di Terence Blanchard, Joshua Redman e Kurt Rosenwinkel, grandi innovatori e sperimentatori di suoni antichi e nuovi. Su quella scia di contaminazioni, ecco il secondo disco del gruppo di Parks con chitarra e basso elettrici e batteria più art rock che jazz. Ascoltate Solace e Friendo, poi non ascolterete più altro per parecchio tempo. Uno dei dischi più belli dell’anno.

Dave Douglas, Dizzy Atmosphere
Fin dalla copertina che graficamente ricorda quelle degli anni Sessanta della Blue Note, il trombettista Dave Douglas mette in chiaro che il suo omaggio a Dizzy Gillespie non è filologico, ma contemporaneo: la famosa tromba all’insù è pittogrammata sopra una luna verde come se fosse un’astronave spaziale.

I brani di Gillespie sono solo due, gli altri sono di Dave Douglas, uno dei migliori trombettisti della sua generazione (è nato nel 1963). Qui si divide la parte con un secondo trombettista anche lui di nome Dave, Dave Adewumi. Con loro Matt Stevens alla chitarra, Carmen Rothwell al basso, ma soprattutto Fabian Almazan al pianoforte e uno dei più grandi batteristi viventi, Joey Baron.

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