La Svezia ha registrato nell’ultima settimana il tasso di mortalità pro capite per coronavirus più alto al mondo, superando Gran Bretagna, Italia e Belgio. Secondo i dati raccolti dal sito web Our World in Data, il Paese scandinavo ha avuto 6,08 decessi per milione di abitanti al giorno su una media di sette giorni, tra il 13 maggio e il 20 maggio.
Il governo svedese, a differenza di quasi 50 Paesi al mondo che hanno adottato restrizioni per contrastare il coronavirus, ha confidato nell’assunzione di responsabilità dei propri cittadini. Decidendo di tenere aperte le scuole per i bambini di età inferiore ai 16 anni, idem per caffè, bar, ristoranti e aziende, e ha esortato la popolazione a rispettare le linee guida sul distanziamento sociale.
Misure di lockdown soft che hanno fatto discutere e che ad oggi non stanno producendo gli effetti sperati. Dagli ultimi dati delle autorità sanitarie svedesi, in Svezia finora ci sono stati 33.843 e 4.029 morti a causa del Covid-19 (88 nelle ultime 24 ore), mentre i guariti in totale sarebbero circa 5.000. I numeri sembrano bassi, ma bisogna considerare che in Svezia vivono 10,3 milioni di abitanti.
📌 SWEDEN TOPS THE WORLD now in daily deaths per capita. Just in case that wasn’t clear before. Here is the matching graph from FT.
➡️The much talked about “Swedish approach” has now led to the worst #COVID19 country death outcome to date. https://t.co/mumwmTiWFm pic.twitter.com/3y6lN6tjjw
— Eric Feigl-Ding (@DrEricDing) May 18, 2020
Nelle vicine Norvegia e Finlandia, dove i governi hanno optato per un lockdown più stringente, finora si sono registrati rispettivamente 232 e 298 morti, mentre in Danimarca il numero dei decessi riconducibili al virus è di 548. Per la Svezia quello di aprile è il mese con più decessi di qualsiasi altro mese dal 1993 a oggi.
— Derrick VanGennep (@VanGennepD) May 15, 2020
L’obiettivo dell’approccio svedese era, ed è tuttora, un «lockdown senza blocco». Suggerito dall’epidemiologo Anders Tegnell e scelto di concerto dal governo nazionale, che ha posto la questione prima di tutto sul piano economico, ribandendo l’importanza di non ritrovarsi in un’altra «crisi come quella del 2008».
Un esempio è la reazione del mondo calcistico al rinvio della data di ripresa del campionato da parte del governo. «È difficile capire come ragionano – ha spiegato Hakan Sjostrand, segretario generale della Federcalcio svedese -, il calcio professionistico è un’attività professionale e commerciale e va trattato come gli altri settori imprenditoriali».
I primi dati sul prodotto interno lordo della Svezia, nel primo trimestre del 2020, evidenziano che almeno a marzo il Paese ha registrato risultati migliori di gran parte dell’Ue, con un calo di appena lo 0,3 per cento, rispetto a un -3,8 per cento di media per la zona euro.
«È troppo presto per dire che faremo meglio di altri. Alla fine, pensiamo che la Svezia finirà più o meno allo stesso modo», ha ribadito Christina Nyman, ex vice capo della politica monetaria presso la Riksbank, al Financial Times.
È improbabile che la Svezia riesca a sfuggire allo choc economico che ha travolto il resto dell’Europa, come segnalano anche le previsioni della Commissione europea, che notifica il calo del Pil svedese al -6,1 per cento per quest’anno.
Nonostante la scelta di non chiudere, sia l’economia nazionale sia quella locale hanno infatti risentito della prudenza adottata dai cittadini svedesi e del blocco imposto negli altri Paesi. L’intera filiera automobilistica Volvo Group è stato costretta a interrompere la produzione per diverse settimane proprio a causa della mancanza di componenti provenienti da altri paesi europei.
Mentre i dati sull’uso dei trasporti pubblici, delle carte di credito e dei ristoranti delle ultime settimane descrivono un popolo che, lasciato libero di scegliere, ha preferito rimanere nelle proprie case.
Se da una parte c’è quindi chi accusa lo Stato di aver sbagliato tutto dal principio, alcuni membri del governo suggeriscono che la Svezia potrebbe trarre benefici da questa scelta. Nel frattempo il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha spiegato che presto sarà presentato un piano alternativo (più rigido) alla proposta Merkel-Macron sul Recovery fund. Tra i firmatari della proposta compare anche la Svezia.