Il modello italianoLe Regioni hanno finito i soldi per pagare la cassa in deroga di marzo e aprile

Nel Lazio mancano 35 milioni, in Campania 40. Senza il terzo decreto coi nuovi fondi da parte del ministero del Lavoro, non potranno essere pagati gli assegni di chi da tre mesi non ha più reddito

(Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)

I soldi del decreto Cura Italia sono finiti e nessun altro assegno della cassa in deroga potrà essere pagato se non arriveranno i rifornimenti dal governo. Nel Lazio mancano 35 milioni di euro per saldare le domande già approvate, in Campania circa 40. Sono le prime regioni da cui arriva il campanello d’allarme sulle rate della cassa in deroga dei mesi di marzo e aprile, da erogare ancora ai lavoratori che dall’inizio dell’emergenza sanitaria non hanno visto in euro. E che di certo non saranno pagati entro oggi, venerdì 12 giugno, come promesso dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico.

Qui non c’entra la burocrazia, che ha fatto accumulare ritardi su ritardi nei mesi scorsi. In questo caso si tratta di un ammanco di risorse. Se Lazio e Campania hanno già fatto sommariamente i conti sullo scostamento, le altre regioni, chi più chi meno, sono ormai al limite delle coperture finanziare e potrebbero presto unirsi al coro. E senza poter contare in molti casi su risorse proprie destinate nei bilanci regionali alle misure di sostegno ai lavoratori.

Nel decreto rilancio, entrato in vigore il 19 maggio, è previsto lo snellimento del meccanismo per l’erogazione della cassa in deroga eliminando il passaggio dalle Regioni e facendo richiesta direttamente all’Inps. Ma c’è ancora un arretrato cospicuo da esaurire. Tenendo anche conto che i pochi che non hanno chiesto il sostegno nei mesi scorsi dovranno comunque fare riferimento alle Regioni per le prime nove settimane di cassa. Numeri esigui, ma che vanno ad aggravare la situazione. Con i lavoratori che, alla fine, sono quelli che ci rimettono.

Il decreto Cura Italia aveva stanziato 3,3 miliardi per la cassa in deroga, ripartiti tra le regioni in base alle stime dell’Inps sulla platea potenziale di destinatari per un totale di oltre 2,6 milioni di lavoratori. I primi fondi sono stati erogati in due tranche con due decreti del ministero del Lavoro e dell’Economia del 24 marzo e del 24 aprile

Ma le stime dell’Inps, in alcune regioni, sono state più che superate dalla crisi e dal lockdown prolungato. E i soldi sono già finiti o stanno per finire. E servirebbe subito la terza tranche di finanziamenti per raggiungere tutti coloro che da tre mesi non hanno ricevuto nessun tipo di sostegno al reddito. Sui 3,3 miliardi stanziati, ne sono stati distribuiti 2,9 miliardi circa. Restano 400 milioni da poter erogare. Il terzo decreto è atteso da giorni, ma ancora non arriva.

«Non abbiamo fatto ancora un quadro con il tiraggio effettivo, che sarà disponibile in questi giorni», dice Patrizia Grieco, assessore al Lavoro della Regione Toscana e coordinatrice della Commissione lavoro e istruzione della Conferenza delle Regioni. «Lo faremo nelle prossime sedute della Commissione. I dati sono ancora da affinare, ma certamente ci sono regioni che hanno già manifestato una carenza di risorse».

L’assessore al Lavoro della Regione Lazio Claudio Di Berardino il 4 giugno ha inviato una lettera alla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. Le risorse per la cassa integrazione nel Lazio, ha scritto, «sono state completamente impegnate e la spesa stimata per far fronte alle ulteriori istanze già trasmesse alla Regione Lazio è maggiore rispetto alle risorse precedentemente assegnate». Quindi «vi chiedo un rapido intervento volto a definire le modalità di riparto delle ulteriori risorse per far fronte alle istanze di cassa integrazione in deroga ancora di competenza della Regione Lazio».

La Regione a fine aprile aveva ricevuto, e spedito all’Inps, 65.031 domande per 166.923 lavoratori, coperti dai 308 milioni inviati dallo Stato. Quei soldi sono finiti il 23 maggio. Il problema è che nel frattempo si sono accumulate altre 8.170 richieste, ma le risorse sono finite. A conti fatti, secondo l’assessore, servirebbero almeno 35 milioni in più per dare una risposta ai 21.770 lavoratori interessati dalle domande senza copertura. La Regione ha completato la lavorazione delle richieste, ma senza un altro decreto di riparto non potrà inviarle all’Inps per la liquidazione.

«Nel Lazio abbiamo già consumato i due decreti di riparto, che hanno stanziato per la regione 308 milioni di euro, poco più del 10% del totale dei 3,3 miliardi», dice Di Berardino. «Ci siamo preoccupati immediatamente di sollecitare il governo a emanare un altro decreto. Ora aspettiamo l’emanazione, che siamo fiduciosi possa arrivare nei prossimi giorni così come ci è stato detto. In modo da completare il percorso che riguarda le prime nove settimane della cassa in deroga. Vale per il Lazio ma è un problema che riguarda anche le altre regioni, con caratteristiche e dimensioni diverse».

Stessa situazione in Campania, dove sono arrivate circa 64mila domande di cassa in deroga, pari a oltre 200mila lavoratori. Le richieste approvate e non ancora saldate sono circa 9mila, di cui 4mila solo nella città di Napoli. Secondo la Regione Campania, i fondi stanziati dal governo – poco più di 216 milioni di euro – non sono sufficienti per soddisfare tutte le richieste. «Stiamo chiedendo da mesi il rifinanziamento perché mancano circa 40 milioni», ha spiegato l’assessore al Lavoro Sonia Palmeri. «Speriamo che il ministro lo faccia».

Lo conferma anche Nicola Ricci, segretario generale della Cgil Campania: «Mancano circa 40 milioni per pagare tutte le richieste che sono arrivate riferite a marzo e aprile», dice. «Non c’è ancora un riparto su quanto spetterà all’Italia dal fondo europeo Sure e tramite i sindacati nazionali stiamo facendo pressione perché queste risorse arrivino subito al di là delle tempistiche di Bruxelles. Ci sono persone senza reddito ormai da tre mesi. Ma dalla ministra Catalfo ancora non arriva niente».

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