Triumvirato femminileIl 1º luglio l’Europa sarà nelle mani di tre donne, mentre l’Italia si nasconde ancora dietro le quote rosa

L’arrivo di Angela Merkel alla presidenza di turno del Consiglio dell’Unione completerà la svolta continentale iniziata con l’elezione di Ursula von der Leyen alla Commissione e di Christine Lagarde alla Banca centrale europea. Invece il nostro Paese resta geneticamente ostile alla cessione di potere reale alle donne e continua a trattarle come minoranze sociali

Afp

Dal primo luglio prossimo, per un allineamento senza precedenti dei pianeti della politica, l’Europa si troverà nelle mani di tre donne: l’arrivo di Angela Merkel alla presidenza di turno del Consiglio dell’Unione completerà la svolta continentale iniziata con l’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea e di Christine Lagarde alla presidenza della Banca Centrale Europea.

Succederà nel momento di massima torsione delle economie continentali, ma anche nell’attimo della svolta e di molte altre “prime volte”: per la prima volta, con i Recovery Fund, l’Unione affronta in modo solidale un’emergenza; per la prima volta fa cadere i vecchi vincoli di bilancio congelando i famigerati Parametri di Maastricht; per la prima volta tenta un’operazione di riconnessione, anche sentimentale, con le pubbliche opinioni nazionali, mettendo un enorme massa di denaro a disposizione di un’”altra idea” di Europa, meno egoista e burocratica.

Le aspettative sono alte ovunque, ma soprattutto tra le italiane che vedono in questo insieme di svolte un’opportunità insperata di contaminare con lo spirito pragmatico delle grandi leader europee un dibattito nazionale dominato da soggetti maschili e da letture maschili della crisi.

Oggi, alla vigilia del Consiglio Europeo del 19 giugno che comincerà a esaminare il Bilancio a lungo termine della Ue, si riunirà il Consiglio Europeo delle Donne (Weco), che riunisce membri del Parlamento europeo, commissari europei e rappresentanti della presidenza del Consiglio dell’Ue, con l’obiettivo di formulare proposte concrete e modificare le politiche pubbliche attraverso una prospettiva “femminile”.

Alessia Centioni, una delle animatrici del progetto attraverso il gruppo Ewa, è convinta che il post-Covid possa davvero aprire una strada nuova. «La promozione delle donne – dice – da un po’ di tempo era diventata come la pace nel mondo, un obbiettivo generico, inflazionato, spesso improducente. Ora ci sono le risorse per convertire questo tipo di pensiero in azione, in politiche attive e capaci di portare cambiamento».

I due capisaldi del progetto che Ewa porterà in Consiglio sono un piano straordinario per l’occupazione e un investimento massiccio in infrastrutture sociali. «Lavoro da dieci anni in Europa – spiega la Centioni – e ho visto, anno dopo anno, i Paesi del Nord battersi per sostenere la loro programmazione a lungo termine in questi settori, una programmazione che resta invariata, costante, attraverso i cambi di governo. Da noi i servizi sono le Cenerentole di ogni tipo di bilancio: adesso ci sono i soldi per cambiare, e si deve farlo».

Valeria Manieri, cofondatrice della start-up sociale Le Contemporanee, ha lo stesso tipo di aspettativa, riferita soprattutto alle risorse del Mes. Potrebbero fornire in tempi brevi, spiega, non solo l’opportunità di ridisegnare la nostra scassatissima sanità territoriale, ma anche i mezzi per dare valore a un mondo ad altissima partecipazione femminile, superando l’abuso del precariato in tutte le professioni collegate all’assistenza sanitaria e migliorando i trattamenti economici.

Il lavoro di cura e di assistenza, inoltre, potrebbe costituire un bacino privilegiato di formazione delle donne che desiderano uscire dall’inattività: “La nostra percentuale di inattive è tra le più alte d’Europa, un miglioramento dell’offerta di servizi alla persona significa anche più opportunità di lavoro per tutte”.

Ma il “triumvirato femminile” che presto avrà nelle sue mani i destini del Continente ha un valore anche simbolico-politico. Ci dice quanto arretrata sia la visione di un Paese come il nostro, che dietro il paravento delle quote resta geneticamente ostile alla cessione di potere reale alle donne e continua a trattarle come minoranze sociali.

E ci darà, finalmente, la controprova di un pensiero largamente diffuso nel mondo femminile che mai, tuttavia, è stato sottoposto al test della realtà: davvero le donne possono essere un valore aggiunto nella soluzione dei problemi? Davvero lo sguardo femminile può fare la differenza? Sappiamo come gli uomini hanno gestito la precedente crisi planetaria dei subprime – con quali tempi, quali decisioni, quali ambiguità – e ora avremo l’occasione di vedere questo terzetto di formidabili signore misurarsi con un analogo disastro. Auguri a loro (e a noi tutte).

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