Le istituzioni europee hanno stanziato migliaia di miliardi per affrontare le conseguenze della pandemia, ma c’è un problema che non si può risolvere solo con prestiti o sussidi: impedire che le imprese più preziose del Continente fiaccate dalla crisi vengano comprate a prezzi stracciati da multinazionali straniere.
La Commissione europea sta infatti lavorando a un progetto di golden power europeo. Una legge per evitare che i “gioielli” dell’economia continentale possano essere acquistate da imprese extracomunitarie che hanno ricevuto finanziamenti da parte del proprio governo, alterando in questo modo gli equilibri della concorrenza nel mercato.
La regolamentazione in materia di aiuti di stato è di centrale importanza per il funzionamento del mercato unico europeo, il cui obiettivo è quello di assicurare a ogni impresa la parità di opportunità. Un principio base derogato dalla Commissione nelle ultime settimane per permettere agli Stati di salvare le proprie imprese più importanti, mettendo però alcuni limiti.
Come ha insegnato la vicenda Lufthansa, non è possibile per uno stato membro fornire aiuti economici alle imprese che minaccino la concorrenza dell’Unione. C’è però un vuoto legislativo. non ci sono norme che regolino i sussidi economici erogati da un paese extracomunitario a imprese della medesima nazione per facilitare acquisizioni o scalate all’interno del mercato europeo.
La Commissione ne parla da oltre un anno, preoccupata dal comportamento del governo cinese, riconosciuto come principale sostenitore delle strategie commerciali estere delle pi ricche e multinazionali cinesi.
Questo problema è diventato prioritario a causa della crisi economica legata al Covid-19. I prezzi delle azioni di tante società europee sono crollati, esponendo le imprese a possibili scalate da parte di investitori esteri.
Aspettando l’Europa, molti Stati membri sono intervenuti per difendere le imprese attive in settori considerati strategici usando il golden power. Il governo italiano, ad esempio, con il decreto liquidità ha ampliato l’elenco dei settori a cui si poteva applicare questo strumento. Operazioni simili sono state eseguite anche dai governi francese e spagnolo. L’importanza di proteggere segmenti industriali di rilievo statale è segnalata dal fatto che tutte queste norme difendono le rispettive società anche da operazioni d’acquisto intra-europee.
A livello comunitario la commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager ha subito mostrato un atteggiamento risoluto e determinato. In aprile la danese aveva infatti invitato i paesi europei a intervenire con l’acquisto di azioni delle aziende in settori cruciali per evitare possibili attacchi cinesi. E ha ammesso che la Commissione europea sta lavorando a una proposta per risolvere il vuoto legislativo.
Il Financial Times ha ottenuto una bozza di questo documento e ha riportato la volontà della Commissione europea di agire su due livelli. Il primo riguarda le distorsioni a livello del mercato unico, mentre il secondo si concentra sulle possibili scalate ostili alle imprese europee.
La proposta dovrebbe essere presentata per metà giugno. Un periodo scelto non a caso, perché coinciderà con il tour in Europa del premier cinese Li Keqiang per alcuni incontri con i leader del Continente.
Al momento la Commissione europea non ha mai parlato esplicitamente di golden power e ha ribadito la rilevanza della concorrenza leale all’interno dei confini comunitari.
L’Europa non può privarsi di un partner commerciale come la Cina, che però è stata accusata più volte dagli stati membri di mancanza di reciprocità. Il protezionismo interno fatto da Pechino danneggia l’Unione, che nella crisi originata dal coronavirus ha l’opportunità di creare degli strumenti per rafforzare la stabilità interno del mercato unico europeo.
Perché l’Unione europea non sanzionerà la Cina sulla questione di Hong Kong