«Preferisco agire anziché reagire». È questa l’affermazione che meglio definisce il suo approccio alla vita: non prestare il fianco ai razzismi, alle provocazioni, ma impegnarsi per fare la propria parte nel migliore dei modi. Quella di Madi Sakande è una storia di migrazione molto diversa da quelle che siamo abituati a sentire, ed è per questo che abbiamo scelto di farcela raccontare, e raccontarvela.
Nato ad Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, nel 1972, Madi Sakande non è cresciuto in quell’Africa che troppo spesso siamo soliti associare a fame e conflitti. «Quando vivevo in Burkina Faso mi occupavo della gestione della parte commerciale di un’azienda di import-export di elettrodomestici», spiega a NRW. «Non ho scelto di lasciare il mio Paese per scappare da una guerra, ma per cercare altrove nuove opportunità che mi aiutassero a crescere ed evolvermi sia umanamente che professionalmente. Troppe volte si dà per scontato che un immigrato africano sia stato “costretto” a fuggire, ma è bene tenere presente che ci sono molti africani che scelgono di realizzare la propria vita altrove per il desiderio, comune a tutte le persone del mondo, di andare incontro a nuove esperienze».
Madi Sakande è un ragazzo di poco meno di 25 anni quando prende un aereo ed arriva in Europa, prima in Belgio poi qualche giorno dopo in Italia con un visto turistico, impaziente di sperimentare e mettersi alla prova in una nuova realtà. Le cose però non vanno esattamente come aveva immaginato.