Mercoledì 17 giugno
Dibattito con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel sul bilancio europeo 2021-2027 e gli strumenti per la ripresa economica
In vista del Consiglio europeo del 19 giugno in vista del Consiglio europeo del 19 giugno in cui i 27 leader europei discuteranno del piano Next Generation Eu da 750 miliardi di euro presentato il 27 maggio dalla Commissione europea, i deputati esprimeranno la loro posizione sul finanziamento a lungo termine dell’Unione europea e sulla ripresa economica nel contesto della crisi COVID-19. In ballo c’è soprattutto il bilancio comunitario dei prossimi sette anni: 2021-2027. Se ne discute da un anno e mezzo: la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen vuole che il bilancio sia di 1,1 trilioni di euro (1100 miliardi), un po’ meno della proposta fatta dalla Commissione nel 2018 (1135 miliardi di euro) e un po’ più di quella presentata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel (1095 miliardi) che aveva dovuto mediare con i Paesi cosiddetti “frugali” (Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia) che non volevano un aumento considerevole. A metà maggio il Parlamento europeo aveva chiesto che il budget Ue arrivasse ad almeno 1.300 miliardi di euro.
Dibattito per proteggere le industrie strategiche dalle acquisizioni straniere
In Aula la Commissione e il Consiglio dei ministri dell’Unione europea presenteranno delle proposte per evitare che multinazionali extra Ue possano acquisire le industrie europee strategiche approfittando del momento di debolezza economica causata dalla pandemia.
Da aprile la Commissione sta sentendo gli Stati membri per capire come come cambiare il regolamento sugli aiuti di Stato. In teoria non sarebbero permessi, ma per la crisi covid-19 si è fatta un’eccezione. La commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager ha permesso agli Stati di aiutare le loro imprese in difficoltà, ma solo rispettando certe condizioni, come ha capito bene il governo tedesco col caso Lufthansa.
Voto per sbloccare i fondi di sviluppo rurale a favore degli agricoltori colpiti dalla crisi
La plenaria voterà una procedura d’urgenza per permettere agli Stati membri di usare ciò che rimane del Fondo per lo sviluppo rurale (Feasr) per un pagamento forfettario e una tantum, come compensazione, nei confronti di piccole e medie imprese agroalimentari e singoli agricoltori colpiti dalla crisi
Per farlo gli eurodeputati voteranno anche gli emendamenti per aumentare il massimale degli importi da distribuire, a titolo di compensazione, dall’1% al 2% delle dotazioni nazionali del Feasr e dare alle autorità nazionali più tempo per sbloccare tale sostegno. Il massimale per gli indennizzi agli agricoltori dovrebbe essere aumentato da 5.000 a 7.000 euro. L’indennizzo massimo per le Piccole e medie imprese agroalimentari dovrebbe essere di 50.000 euro.
Giovedì 18 giugno
Voto su regolamento europeo per adottare criteri per gli investimenti sostenibili.
Gli eurodeputati voteranno una nuova legge per stabilire sei obiettivi ambientali e consentire di etichettare l’attività economica come sostenibile dal punto di vista ambientale se contribuisce ad almeno uno degli obiettivi, senza danneggiare significativamente gli altri.
Il Parlamento definirà quindi dei criteri “green” che serviranno agli investitoti per raccogliere più fondi pubblici e privati, affinché l’Unione europea diventi neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2050, come stabilito nel Green Deal europeo.
La Commissione europea stima che l’Europa avrà bisogno di circa 260 miliardi di euro all’anno di investimenti supplementari nel prossimo decennio per raggiungere gli attuali obiettivi climatici ed energetici per il 2030.
Voto di una risoluzione per giudicare come stanno andando i negoziati con post Brexit il Regno Unito
Dopo aver discusso mercoledì, gli eurodeputati faranno un bilancio dei progressi compiuti nei negoziati tra Unione europea e Regno Unito per stabilire nuove relazioni commerciali dopo la Brexit. La risoluzione redatta dai deputati delle commissioni parlamentari affari esteri e commercio internazionale chiederà il rispetto della Dichiarazione politica firmata da Londra e Bruxelles nell’ottobre 2019. Si tratta di un atto non vincolante ma è un messaggio politico di forte sostegno al negoziatore capo dell’Unione europea, il francese Michel Barnier che sta trovano molte difficoltà a convincere gli inglesi a trasformare tutti i punti della Dichiarazione politica in un testo giuridico.
Il 6 giugno Barnier ha detto ai giornalisti che il negoziato è in uno stallo totale: «La mia responsabilità è di dirvi la verità. E la verità è che non ci sono stati progressi sostanziali. Non possiamo continuare così per sempre. Soprattutto dato il continuo rifiuto del Regno Unito di prorogare il periodo di transizione», che scadrà il prossimo 31 dicembre. Ma per i tempi tecnici servirà un accordo entro il 31 ottobre. Cinque mesi potrebbero non bastare.
Voto di una risoluzione per chiedere di iniziare entro l’autunno la Conferenza sul futuro dell’Europa
La pandemia ha fatto saltare i piani della Conferenza sul futuro dell’Europa che avrebbe dovuto iniziare il 9 maggio 2020, il giorno della Festa dell’Europa, e per due anni avrebbe dovuto raccogliere idee di politici, intellettuali, economisti e cittadini comuni per capire come rendere l’Unione più vicina ai cittadini e cosa vorrà fare da grande questa comunità di 27 Stati. Ma ora rischia di saltare questo maxi evento anche per la difficoltà di potersi riunire fisicamente.
Per questo gli eurodeputati chiederanno con una risoluzione al Consiglio dei ministri Ue e alla Commissione europea di far partire i lavori subito dopo l’estate. Come? Chiedendo ai cittadini di qualsiasi estrazione sociale e i rappresentanti degli enti locali, regionali, nazionali ed europei di stabilire lo scopo della Conferenza stessa. Deve esserci un approccio dal basso verso l’alto, trasparente, inclusivo, partecipativo ed equilibrato.
Il Parlamento chiedere a sé, alla Commissione e al Consiglio di prendere un impegno formale: fare le riforme sostanziali che chiederanno i cittadini, compresa la revisione dei trattati europei. L’ultimo è il Trattato di Lisbona del 2007, entrato in vigore nel 2009. Sono passati tredici anni.
Discussione su come affrontare la disinformazione e proteggere la libertà di espressione
Gli eurodeputati discuteranno con Josep Borrel, Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione, sulle campagne di disinformazione di cittadini, organizzazioni e governi non europei che cercano di sfruttare l’incertezza dovuta alla pandemia per mandare messaggi anti Ue. Il Parlamento si esprimerà anche sulla recente comunicazione della Commissione europea sul Piano d’azione per la democrazia europea e la legge sui servizi digitali.
A metà aprile l’Aula ha chiesto una fonte di informazione europea per per garantire l’accesso a informazioni accurate e verificate per tutti i cittadini e un impegno da parte dei social media per fermare in modo proattivo la disinformazione e i discorsi di odio legati a Covid-19.
Venerdì 19 giugno
Voto di una risoluzione per agire contro il razzismo e la violenza della polizia
Gli eurodeputati voteranno una risoluzione per dare la loro opinione sulla discriminazione e la violenza della polizia contro le minoranze come quella di origine africana. Il dibattito è nato dopo le proteste negli Stati Uniti in seguito alla morte di George Floyd, un cittadino afroamericano ucciso da un agente della polizia di Minneapolis durante un arresto. Lo scorso marzo il Parlamento europeo aveva chiesto ai 27 Stati membri di terminare il processo di profilazione razziale nel diritto penale e nell’antiterrorismo, così come il risarcimento dei crimini contro l’umanità durante il colonialismo europeo.
Il razzismo non è una questione solo americana. Linkiesta Europea ha raccontato cosa vuol dire avere la pelle nera in Europa. Negli ultimi anni in Portogallo, Belgio, Germania e Francia ci sono stati casi simili a quello di George Floyd. Almeno un terzo degli europei neri ha subito un’aggressione tra il 2013 e il 2018. E anche in Italia si viene trattati in modo diverso
Voto di una risoluzione per chiedere il ripristino della libera circolazione nell’area Schengen
Il Parlamento chiede che si torni in modo rapido alla libertà di movimento nell’Unione europea opponendosi a qualsiasi azione bilaterale da parte di singoli Stati membri contro il principio di non discriminazione nella riapertura delle frontiere. Durante lo scoppio della pandemia i vari Paesi Ue avevano introdotto i controlli alle frontiere. Ora con la situazione in progressivo miglioramento gli Stati stanno abolendo le restrizioni di viaggio ma c’è il rischio che alcuni Stati possano fare accordi tra loro, escludendo l’arrivo di turisti dai Paesi più colpiti, come l’Italia.
In questa settimana l’area Schengen compie 35 anni: il 14 giugno nella piccola città del Lussemburgo fu firmato il primo accordo per abolire i controlli alle frontiere interne. Al momento ne fanno parte 22 paesi su 27 dell’Unione eccetto Bulgaria, Croazia, Cipro, Irlanda e Romania. Tra gli Stati non appartenenti all’UE, Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein hanno aderito all’area Schengen.
Voto di una proposta per incoraggiare le banche a concedere prestiti in modo più facile a imprese e famiglie
Per trovare un equilibrio tra un sistema bancario solido e stabile e la garanzia di offrire il credito necessario all’economia reale colpita dalla crisi, gli eurodeputati voteranno l’introduzione di modifiche specifiche per rendere più flessibile il regolamento sui requisiti patrimoniali (CRR).
L’obiettivo della proposta è garantire, temporaneamente, delle condizioni favorevoli alle banche per assorbire le perdite subite e allo stesso tempo sostenere meglio i flussi di credito alle imprese e alle famiglie. Le banche dovranno comunque monitorare gli effetti della pandemia sui loro bilanci, prestare molta attenzione ai crediti in sofferenza e applicare gli standard sull’informazione ai clienti.
Voto di una risoluzione per migliorare le condizioni lavorative dei lavoratori transfrontalieri e stagionali
La plenaria voterà una risoluzione per chiedere agli Stati membri di attuare in modo corretto le normative europee che obbligano alla parità di retribuzione a parità di lavoro in uno stesso luogo, anche organizzando delle ispezioni del lavoro nazionali e transfrontaliere congiunte tra diversi Paesi.
Gli eurodeputati chiederanno anche alla Commissione di emanare delle linee guida per i lavoratori transfrontalieri e stagionali garantendo la circolazione libera ed equa, un alloggio dignitoso, delle condizioni lavorative e occupazionali che siano applicabili e dei requisiti sulla salute e sulla sicurezza.