La riapertura totale della mobilità in Italia dal 3 giugno continua a far discutere, sopratutto i governatori delle Regioni.
I dati dell’emergenza sanitaria sono tornati a migliorare, anche in Lombardia, dove però la percentuale di positivi rimane circa il 60 per cento del totale. Proprio per questo motivo il presidente della Toscana Enrico Rossi ha invocato un rinvio di una settimana degli spostamenti liberi.
«Per arrivare anche in Lombardia a un numero di contagi molto ridotto» dice Rossi. Il ministro della Salute Roberto Speranza riconosce che «un rischio c’è e sarebbe sbagliato non riconoscerlo», ma è difficile anche pensare che da qui a mercoledì l’esecutivo faccia un dietrofront sulla decisione di riaprire.
C’è anche chi un passo indietro l’ha fatto, come il governatore Christian Solinas. «Per venire in Sardegna dal 3 giugno è sufficiente fare una prenotazione, e noi invitiamo tutti i turisti a prenotare perché l’Isola intende accoglierli a braccia aperte».
Per il momento è quindi saltata l’idea del passaporto sanitario. Anche se, continua Solinas, la Sardegna sta lavorando con il governo centrale per stabilire una sorta di certificazione di negatività risultante da un test, «purché sia accreditato dallo Stato, anche sierologico va bene», ha precisato il governatore.
Secondo il governatore del Veneto Luca Zaia, invece «ci vorrà un Dpcm che interrompa il blocco». Mentre più preoccupato è Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità del Lazio, che ha chiesto di «riaprire in base ai numeri».
Il presidente della Campania Vincenzo De Luca, ha già annunciato «controlli e test rapidi con accresciuta attenzione». Nello Musumeci rimane invece fedele alle disposizioni iniziali: «In Sicilia i turisti saranno tracciati». Alimentando così la querelle nata intorno alla questione della costituzionalità di certi tipi di provvedimenti da parte della singola regioni.
Posizioni divergenti che dovranno tuttavia attenersi a regole nazionali, valide per tutti i cittadini. Dal 3 giugno viaggiare all’estero resterà complicato visto che pochi Stati hanno ufficialmente aperto i loro confini agli italiani: Francia (con autocertificazione), Svezia, Serbia, Albania e Croazia (ma solo se c’è la prenotazione in un albergo).
Restano invece vietati gli assembramenti, mentre incontrare gli amici è possibile, sia in casa sia fuori, ma resta l’obbligo di mantenere la distanza interpersonale di almeno un metro in qualunque situazione e il divieto di abbracciare persone che non siano congiunti.
Per quanto riguarda gli spostamenti, in moto non è possibile caricare amici ma solo conviventi. Discorso diverso per la Liguria dove l’ordinanza consente di viaggiare in due, anche tra persone che non vivono sotto lo stesso tetto, purché si indossi la mascherina e il casco integrale. In auto non possono viaggiare insieme più di due persone (e in ogni caso serve la mascherina).
Quanto alle mascherine, dal 3 giugno si può non indossare la mascherina all’aperto in tutte le Regioni tranne che in Lombardia, Trentino, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Campania e nella città di Genova. La mascherina diviene comunque obbligatoria dappertutto qualora venga meno il distanziamento di un metro.
Ancora troppo presto per discoteche e locali, mentre a partire da mercoledì gli italiani possono raggiungere anche le seconde case, alberghi, bed and breakfast.
In alcune Regioni, come la Lombardia, centri benessere, terme, piscine e palestre hanno riaperto già lo scorso fine settimana. Sulle cerimonie Emilia-Romagna, Abruzzo, Campania e Puglia hanno consentito la celebrazione di matrimoni in chiesa: sono ammessi pochi familiari e amici, con l’obbligo di mascherina.
Resta da vedere se le Regioni adotteranno ulteriori misure di controllo. Ad oggi, inoltre, a chi decide di spostarsi quello che principalmente viene chiesto, da parte di tutti i governatori, è anche un atteggiamento cosciente e rispettoso del momento.