L’ultima copertina dell’Espresso lamenta che agli Stati Generali di Giuseppe Conte si nota l’assenza dei giovani e dei precari, ma prima di ribattere agli amici del settimanale romano che vabbè mancavano solo i giovani e i precari per rendere tutto ancora più surreale, non bisogna dimenticare che in rappresentanza delle due categorie, addirittura seduto nel posto d’onore di Villa Pamphilj, c’è già Luigi Di Maio, l’eroe già vincitore contro la povertà con un provvedimento talmente controproducente che il suo stesso governo qualche settimana fa ha dovuto sospendere per evitare di far restare nella povertà milioni di italiani.
Conte intanto si autocelebra con patetici video social da piccolo Ceausescu, opera di Rocco Leni Casalino, mentre Alessandro Di Battista di carambola con Putin, Chavez e gli ayatollah sciiti, e con lo stessa idee fesse di Salvini, adesso improvvisamente sostiene il premier per andare contro Di Maio, l’avversario di Conte ma anche il capo corrente impegnato a difendere il fortino di sottopotere con i suoi compagni di scuola di Pomigliano d’Arco.
Beppe Grillo urla parole a caso, Vito Crimi dorme, i ministri al governo purtroppo no, perché almeno non farebbero danni, mentre Davide Casaleggio, che è l’unico essere umano che ha meno cose da dire di Giuseppe Conte, sul suo social personale chiamato Corriere della Sera posta pensierini da aspirante leader visionario per ribadire che a decidere il futuro di questa banda di sciamannati sarà il software di sua proprietà e da lui gestito senza che nessuno di quelli che oggi si indignano per il passato poco democratico dei leader di qualche secolo fa abbia niente da dire sulle modalità eversive odierne, qui e ora, di gestione del primo partito di governo in un paese occidentale.
Casaleggio si definisce uno che dà una mano, una specie di tecnico dei computer, e in effetti tutti abbiamo avuto a che fare con un tecnico dei computer che anziché rispondere dal call center alle nostre richieste di aiuto invita dalla prima pagina del Corriere a spegnere e riaccendere il pc e ricorda che nello statuto dei cinque stelle c’è il limite dei due mandati per tutti, tranne che per lui, il tecnico dei computer, il quale potrà dare una mano a vita, previo versamento canone parlamentare.
Linkiesta è l’unico giornale che scrive dal principio del Conte due che la strategia del Pd di assecondare i Cinquestelle in tutte le loro ramificazioni sarebbe stata una disfatta per il Pd e per il paese.
Da qualche giorno, complici i sondaggi che vedono raddoppiare i partiti grillini e scomparire i consensi per il Pd, pare che finalmente se ne siano accorti, benvenuti, anche perché al Nazareno cominciano a porsi il problema di quando, dopo che alla buffonata degli Stati generali di Conte seguirà la carnevalata degli Stati generali di Rousseau, saranno costretti a trattare i contenuti dell’alleanza strategica non con Vito Crimi e Di Maio ma con Di Battista e la sua ultima trovata di fondare un car sharing pubblico chiamato People che nella classifica delle idiozie è a pari merito con il miliardo di euro per un milione di alberi (totale mille euro ad albero) proposto da Conte. Chissà come mai, poi, gli Stati del nord Europa non si fidano di come usiamo i loro denari.
Il Partito democratico forse sta rinsavendo, ma ora spetta alla stampa, alle televisioni e all’establishment non dare più credito a questi personaggi grotteschi e pericolosi che, gli va riconosciuto, puntano dritti e con grande efficacia al raggiungimento del loro unico obiettivo programmatico: la decrescita economica e il boom del risentimento sociale. Il compito è delicato e la responsabilità è pesante, perché il rischio è che dopo gli Stati generali arrivino i colonnelli.